Vivresti in un monolocale da 20 metri quadri? Ora è legale grazie al Decreto Salva Casa
- 18/07/2024
- Popolazione
Mettetevi comodi, ma non troppo: con il Decreto Salva Casa 2024, il governo riduce la superficie minima abitabile per i monolocali. La superficie minima per un monolocale destinato a una persona è stata ridotta da 28 a 20 metri quadrati, mentre se le persone che ci devono abitare sono due, la superficie minima abitabile passa a 28 metri quadri (prima era 38).
Il Decreto Salva Casa interviene anche sull’altezza minima dei soffitti, portandola da 2,70 metri a 2,40 metri, una riduzione utile anche per ridurre i tempi di riscaldamento e di raffrescamento degli immobili, diminuendo quindi i consumi di energia e di soldi.
Proprio i soldi sono alla base del provvedimento, pensato dal governo per contrastare la crisi abitativa che riguarda molti giovani italiani. L’idea è semplice: chi non può permettersi un monolocale da 28 mq, magari può permettersene uno da 20. Ma un’abitazione del genere può essere considerata “casa” o è troppo piccola anche per chi è disposto a fare dei sacrifici?
Decreto Salva Casa, il contesto
Le città italiane come Milano, Roma e Napoli stanno affrontando una crescente carenza di alloggi accessibili, con una domanda in costante aumento che supera di gran lunga l’offerta disponibile. La riduzione delle superfici minime abitative è vista come una misura per rispondere al paradosso demografico che vede la popolazione italiana diminuire e le grandi città del Nord riempirsi oltremodo (chiedere a Milano che ha dovuto svilupparsi in verticale per accogliere più persone).
La riduzione della superficie minima abitabile può contrastare il problema abitativo seguendo due canali:
- Case con un costo più basso perché più piccole;
- Aumento della offerta di case, e quindi riduzione generalizzata dei prezzi per unità immobiliare.
La nuova normativa, quindi, si pone l’obiettivo di aumentare il numero di unità abitative disponibili senza dover necessariamente espandere l’area urbana costruita.
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha sottolineato che il Decreto Salva Casa mira a mettere sul mercato un maggior numero di immobili, rispondendo alle esigenze di studenti e lavoratori, soprattutto nelle grandi città.
C’è anche un risvolto green perché la riduzione delle superfici e delle altezze consentirà di sfruttare meglio gli spazi disponibili, favorendo la riqualificazione urbana e riducendo il consumo di suolo. Sostenibile per l’ambiente, un po’ meno per chi ci vive, sostengono le opposizioni.
Le critiche al provvedimento
Il provvedimento ha suscitato diverse critiche. Le opposizioni hanno parlato di una “totale deregolamentazione”, sostenendo che la riduzione delle superfici minime potrebbe portare a condizioni abitative inadeguate. Alcuni esperti del settore edilizio hanno espresso preoccupazioni riguardo alla qualità della vita nei nuovi micro-monolocali, temendo che spazi troppo ridotti possano compromettere il benessere degli abitanti.
In particolare, c’è il timore che la riduzione delle altezze dei soffitti possa influire negativamente sulla ventilazione e sulla luminosità degli ambienti. Un soffitto più basso potrebbe infatti limitare la circolazione dell’aria, creando problemi di umidità e aumentando il rischio di problemi di salute. Allo stesso modo, la diminuzione della luminosità naturale potrebbe avere effetti negativi sull’umore e sul benessere psicologico delle persone che vivono in questi spazi ridotti sia in altezza che in ampiezza.
Tolleranze costruttive ampliate
Seguendo la linea della semplificazione, più volte perseguita da questo esecutivo, il Decreto Salva Casa amplia anche le tolleranze costruttive, ovvero le differenze ammesse tra quanto autorizzato e quanto effettivamente realizzato, sono state ampliate. Per gli interventi completati entro il 24 maggio 2024, non sarà considerata una violazione edilizia il mancato rispetto di parametri come altezza, distacchi, cubatura, superficie coperta e altri, purché entro i seguenti limiti:
– Fino a 60 metri quadrati: tolleranza del 6%;
– Da 60 a 100 metri quadrati: tolleranza del 5%;
– Da 100 a 300 metri quadrati: tolleranza del 4%;
– Da 300 a 500 metri quadrati: tolleranza del 3%;
– Oltre 500 metri quadrati: tolleranza del 2%, come previsto dalle norme precedenti.
Semplificazioni per i sottotetti
La nuova normativa prevede anche delle semplificazioni per il recupero dei sottotetti, consentendo interventi anche senza rispettare le distanze minime tra edifici e confini. Questo facilita la riqualificazione di spazi precedentemente inutilizzati, rendendoli abitabili e conformi alle nuove disposizioni, pur sollevando dubbi sulla privacy e sulla dignità abitativa.
Nuovi criteri igienico-sanitari
Con l’introduzione delle nuove norme, cambiano i criteri per stabilire i requisiti igienico-sanitari delle abitazioni, superando in parte le normative del 1975. Ora, il responsabile del progetto può asseverare la conformità del progetto alle norme igienico-sanitarie in alcuni casi eccezionali. Queste eccezioni si applicano agli interventi di recupero che migliorano effettivamente le caratteristiche igienico-sanitarie del locale, come l’ottimizzazione della ventilazione e dei flussi d’aria.
Crisi abitativa per giovani in Italia
La crisi abitativa in Italia è particolarmente grave per i giovani. Molti di loro faticano a trovare alloggi accessibili, soprattutto nelle grandi città dove il costo degli affitti è elevato.
Come evidenzia il Rapporto Annuale Istat, il 72% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive ancora con i genitori, una percentuale tra le più alte in Europa e in grave aumento dal 2008 (+8%). Accanto alle principali cause (salari stagnanti e precarietà lavorativa) si inserisce anche il mercato immobiliare che non risponde alle esigenze dei più giovani (abbiamo approfondito la tematica qui: “In Italia due under 34 su tre vivono con i propri genitori, ma non per scelta”).
Le nuove generazioni si trovano spesso costrette a scegliere tra vivere in appartamenti condivisi o in alloggi di dimensioni ridotte, talvolta in condizioni poco dignitose seppur a fronte di spese ingenti. Solo a titolo di esempio, a Milano per un monolocale di 30-35 mq in zona non centrale si può arrivare a spendere facilmente 1.000 euro al mese.
Secondo i dati Istat, quasi un giovane su due tra i 18 e i 34 anni presenta almeno un segnale di deprivazione economica. Questo problema è particolarmente grave nelle grandi città dove la domanda di alloggi supera di gran lunga l’offerta, causando un aumento esorbitante dei prezzi. Lo scorso anno l’incidenza della povertà abitativa tra i giovani è aumentata: molti giovani italiani spendono più del 40% del loro reddito per l’affitto, mentre i mutui restano una chimera per gli under 35. La speranza è che qualcosa cambi con il taglio dei tassi di interesse, che, dopo giugno, dovrebbe essere replicato in autunno, ma è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo.
Di sicuro, la difficoltà ad accedere a un’abitazione adeguata influisce negativamente anche su altri aspetti della vita dei giovani, come la possibilità di formare una famiglia o di trasferirsi per opportunità lavorative.
Forse, nel 1984, Renato Pozzetto aveva previsto tutto