Ansia e ricordi traumatici, a cosa serve la stimolazione magnetica transcranica
- 09/07/2024
- Popolazione
L’ansia è sempre più diffusa, ma progrediscono anche gli strumenti per contrastarla. Secondo uno studio recente, la Stimolazione Magnetica Transcranica (Tms) può essere un nuovo alleato per combattere l’ansia e i ricordi traumatici.
Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica eLife ha rivelato l’efficacia di questa tecnica di neurostimolazione nel mitigare le risposte corporee di allarme associate a memorie traumatiche. Il team di ricerca, guidato da Eugenio Manassero e coordinato da Benedetto Sacchetti e Raffaella Ricci dell’Università di Torino, ha ottenuto risultati interessanti.
Come funziona la Tms
Dopo un evento traumatico, il cervello immagazzina il ricordo dell’episodio con due componenti principali: la rappresentazione consapevole dell’evento e la valenza emotiva. Quest’ultima provoca modificazioni fisiologiche, come aumento del battito cardiaco e sudorazione, percepite come spiacevoli e potenzialmente evolventi in disturbi quali Ptsd (Post Traumatic Stress Disorder, ovvero stress post-traumatico) o ansia.
La caratteristica positiva della Tms è che non provoca dolore al paziente e non è invasiva. La tecnica della Stimolazione Magnetica Transcranica utilizza impulsi magnetici per modulare l’attività cerebrale, con sessioni che di solito vengono ripetute più volte a settimana per diverse settimane.
Lo studio e il ruolo della corteccia prefrontale anteriore
I ricercatori hanno applicato una sessione di Tms focalizzata sulla corteccia prefrontale anteriore (aPFC) una settimana dopo che i partecipanti avevano appreso la valenza avversiva di uno stimolo.
I risultati sono confortanti: la Tms ha mostrato di ridurre significativamente le risposte corporee di allarme quando i partecipanti venivano esposti di nuovo allo stimolo minaccioso, un effetto che persisteva nel lungo termine senza necessità di ulteriori stimolazioni.
La corteccia prefrontale anteriore si è dimostrata una regione cerebrale particolarmente promettente per la regolazione delle risposte emotive, rispetto ad altre aree come la corteccia prefrontale dorsolaterale.
La aPFC è una regione del cervello situata nella parte frontale del lobo prefrontale fondamentale per diverse funzioni cognitive ed emotive, tra cui la regolazione delle emozioni, la pianificazione a lungo termine, la presa di decisioni, e il controllo delle reazioni sociali. Questa zona del cervello è una delle principali peculiarità degli esseri umani e dei primati non umani, un’area chiave per lo studio dei processi complessi che differenziano queste specie dagli altri animali.
L’applicazione della Stimolazione Magnetica Transcranica sulla aPFC è importante per vari motivi:
- Regolazione delle emozioni: la corteccia prefrontale anteriore svolge un ruolo cruciale nella modulazione delle risposte emotive. Intervenendo su questa area, la Stimolazione Magnetica Transcranica può aiutare a ridurre le risposte di allarme e ansia associate a ricordi traumatici;
- Pianificazione e decisione: migliorando la funzione della corteccia, la può potenzialmente influenzare positivamente le capacità di pianificazione e presa di decisioni, che sono spesso compromesse nei disturbi d’ansia e altre condizioni psicologiche;
- Persistenza degli effetti: tra i risultati più incoraggianti dello studio c’è la durata degli effetti: lo studio ha evidenziato che i benefici della Tms sulla corteggia prefrontale anteriore persistono nel tempo senza necessità di ulteriori sessioni, suggerendo un cambiamento duraturo nella modulazione emotiva.
Applicazioni cliniche e futuri sviluppi
Se l’utilizzo della Stimolazione Magnetica Transcranica per contrastare ansia e traumi è ancora in fase di studio, in altri campi questa tecnica è già operativa.
La Tms, infatti, è già approvata dalla Fda (Food and Drug Administration) per il trattamento della depressione resistente ai farmaci e per i disturbi ossessivo-compulsivi. La ricerca attuale sull’ansia e le esperienze traumatiche amplia le potenziali applicazioni terapeutiche della Tms.
La Tms per il Parkinson
Sul finire del 2023, lo studio “Le risposte degli astrociti influenzano gli effetti locali della stimolazione magnetica in animali parkinsoniani” ha evidenziato il possibile ruolo della Tms anche nel trattamento del Parkinson.
Condotto dalle Università di Roma e finanziato da varie istituzioni, lo studio, coordinato dalla prof.ssa Veronica Ghiglieri, ha rivelato un effetto sconosciuto della Stimolazione Magnetica Transcranica sugli astrociti nel sistema nervoso centrale. È emerso che la Tms aiuta gli astrociti, che sono cellule di supporto nel cervello, a funzionare meglio nel nucleo striato, una parte del cervello importante per il controllo del movimento. Normalmente, gli astrociti aiutano a regolare il glutammato, una sostanza chimica che, se presente in eccesso, può danneggiare i neuroni.
Questa tecnica migliora l’abilità degli astrociti di gestire il glutammato, riducendo così il danno ai neuroni e migliorando i sintomi motori nei pazienti con Parkinson.
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