Soleil Sorge e mamma Wendy, l’incidenza e il rischio recidiva del cancro al seno
- 16 Giugno 2025
- Popolazione Welfare
Soleil Sorge saluta sua madre Wendy Kay, scomparsa per un cancro al seno a 59 anni: “Con grande dolore nel cuore vi comunico che la mia amata mamma, l’anima che ha illuminato la mia vita con un amore infinito e una forza inarrivabile, è tornata nell’eternità. In questo momento di profonda tristezza e riflessione, ho bisogno di tempo per raccogliere i pezzi di questo grande vuoto che lascia, per onorare il legame che abbiamo condiviso”.
Più volte la modella e influencer trentenne ha parlato del rapporto speciale con sua madre, che per lei non era solo un genitore, ma una confidente, un’alleata, una spalla solida. “Amore infinito, forza sconfinata, magia eterna, fede incrollabile, eleganza, energia e una vita senza misura. Il suo amore è l’universo, il suo spirito infinito. Il tuo sorriso vivrà per sempre nei cuori di chi ha avuto la fortuna di averti nella propria vita. Possa la tua anima librarsi in un’eterea grazia, mamma”, scrive Soleil Sorge sui social postando alcune foto con la madre Wendy, di origine californiane.
Wendy Kay ha lottato diciotto anni contro il cancro, che è tornato più volte fino a portarle via la vita. La donna aveva condiviso su Verissimo la sua battaglia contro la malattia, che rappresenta la tipologia di cancro più diffusa tra le donne.
Wendy Kay e quel cancro tornato tre volte
Ospite sul programma di canale 5 insieme a sua figlia, Wendy Kay aveva dichiarato nel marzo 2023: “La prima diagnosi di tumore al seno era arrivata nel 2007, poi è tornato nel 2012 e infine nel 2022”. Soleil aveva precisato: “L’ultima volta però non è stato al seno, ma ha scoperto che il tumore aveva metastatizzato nelle ossa del bacino”. L’arrivo della malattia è coinciso con l’inizio di una battaglia dall’esito incerto: “È stato uno shock soprattutto perché era al quarto stadio. Una volta significava morte certa, oggi per fortuna con le nuove tecnologie sono riusciti a trattarlo. In questo momento sono stabile”, aveva detto due anni fa, prima che il cancro tornasse in tutta la sua aggressività.
L’incidenza del cancro al seno in Italia
Il carcinoma della mammella si conferma il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne italiane, con circa 53.686 nuove diagnosi stimate nel 2024. Secondo le stime, in Italia una donna su 8 svilupperà il cancro al seno nel corso della propria vita, ma nonostante ciò una donna su 4 tra i 50 e i 69 anni non ha mai fatto una mammografia.
I progressi nella diagnosi precoce e nei trattamenti hanno portato a risultati incoraggianti: la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi raggiunge l’88%, mentre la probabilità di vivere ulteriori 4 anni dopo aver superato il primo anno dalla diagnosi sale al 91% (dati dalla ricerca condotta da Europa Donna Italia insieme ad Iqvia con il sostegno di Novartis Italia).
Il rischio di recidiva
Per Wendy Kay, fatale è stata la recidiva, che è definita come la ricomparsa del tumore dopo un periodo di apparente guarigione o remissione. Il fenomeno si verifica quando alcune cellule tumorali sopravvivono ai trattamenti iniziali – chirurgia, chemioterapia, radioterapia – e successivamente riprendono a proliferare.
Le recidive possono manifestarsi in diverse forme: recidiva locoregionale o cutanea nella stessa sede del tumore primario, recidiva linfonodale nei linfonodi vicini, oppure come progressione della malattia in altri organi a distanza nel caso di metastasi.
Questa suddivisione serve a capire l’entità delle recidive: quelle locoregionali si verificano con una frequenza del 5-15% dopo interventi conservativi (quadrantectomia più radioterapia) o mastectomia. Queste recidive comportano una riduzione della probabilità di sopravvivenza e un aumento del rischio di metastasi a distanza, come quella descritta da Soleil Sorge in merito al ritorno della malattia di sua madre, nel 2022.
Per quanto riguarda i tumori ormonosensibili, che costituiscono circa il 70% di tutti i tumori della mammella, il rischio di recidiva si registra in una percentuale compresa tra il 10% e il 17% per gli stadi I, per aumentare ad un range tra il 10% e 50% negli stadi II e III anche dopo 20 anni dalla diagnosi. Un aspetto particolarmente rilevante è che nel carcinoma mammario, il rischio di recidiva resta elevato anche a distanza di 20 anni dalla diagnosi.
I fattori che aumentano il rischio
Il rischio di recidiva dipende da una complessa interazione di fattori biologici e clinici. Lo stadio di malattia all’esordio rappresenta un indicatore fondamentale: un carcinoma scarsamente differenziato ha minori probabilità di recidiva rispetto a una malattia fortemente indifferenziata.
La biologia del tumore gioca un ruolo cruciale. I tumori tripli negativi e HER2 positivi hanno un rischio più elevato di recidive locoregionali rispetto ai tumori luminali A e B. Il tumore al seno triplo negativo, in particolare, presenta un alto rischio di recidiva indipendentemente dallo stadio alla diagnosi.
Altri fattori determinanti includono le dimensioni del tumore primario, la positività dei linfonodi e la giovane età. Anche la genetica molecolare influenza il rischio: la presenza di una mutazione a carico dei geni BRCA 1 e 2 può aumentare le probabilità di recidiva.
L’importanza dell’aderenza terapeutica
Un aspetto critico emerso dalla ricerca riguarda l’aderenza alla terapia ormonale. Quasi la metà delle donne con una neoplasia mammaria non sa che la mancata assunzione della cura endocrina nei tempi e nelle dosi prescritte può favorire la recidiva.
Una rassegna pubblicata sulla rivista The Breast, in cui sono stati analizzati 26 studi sul tema, ha lanciato l’allarme sui comportamenti post diagnosi: una donna su tre con tumore della mammella interrompe la terapia ormonale e, dal primo al quinto anno dall’inizio della cura, la percentuale di adesione diminuisce del 25,5%. Questo nonostante la terapia ormonale adiuvante possa ridurre del 40% le recidive di tumore al seno e di un terzo la mortalità per carcinoma mammario.
Prevenzione e monitoraggio
La diagnosi precoce della neoplasia aumenta esponenzialmente le possibilità di sconfiggerla definitivamente, con lo screening mammografico che riduce fino al 40% la mortalità per tumore mammario. Numeri che rendono ancora più importante la fase di diagnosi e il controllo regolare da parte delle donne.
L’evoluzione delle terapie offre nuove speranze. Gli inibitori di Cdk4/6, in aggiunta alla terapia ormonale standard, possono rappresentare un promettente strumento di prevenzione terziaria per un ampio numero di pazienti con tumori ormonosensibili, mentre l’Ai sembra già in grado di rilevare il cancro al seno cinque anni prima rispetto ai metodi tradizionali.
La ricerca continua a esplorare strategie innovative per ridurre il rischio di recidiva e far sì che ci siano sempre meno epiloghi tristi come quello che ha portato via la vita a Soleil Sorge la sua amata madre Wendy Kay, che non aveva ancora compiuto 60 anni.
“In questo momento di profonda tristezza e riflessione, ho bisogno di tempo per raccogliere i pezzi di questo grande vuoto che lascia, per onorare il legame che abbiamo condiviso. Vi chiedo gentilmente di rispettare il mio silenzio e questo spazio che necessito per guarire, senza parole ma con il cuore che batte ancora per lei, per noi. Il tempo non guarisce, ma aiuta a trasformare il dolore in memoria”, ha concluso Soleil Sorge nella sua storia su Instagram.