“Senza consenso è stupro”, sì unanime alla Camera: è svolta nel Codice penale
- 20 Novembre 2025
- Popolazione
Il Parlamento italiano ha approvato all’unanimità una modifica all’articolo 609-bis del codice penale, introducendo il principio di “consenso libero e attuale” come elemento centrale per definire il reato di violenza sessuale. Una riforma che segna un cambio di paradigma nella tutela dell’autodeterminazione sessuale, allineando l’Italia agli standard europei e internazionali. Il testo afferma che “chiunque compie o fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona senza il consenso libero e attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni”. E lo stesso vale per “chi costringe taluno a compiere o subire atti sessuali con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, ovvero chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica o di particolare vulnerabilità della persona offesa al momento del fatto, o traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi”.
Approvata dalla Camera all’unanimità con 227 voti favorevoli, il testo ora passa al Senato.
Cosa cambia
Con l’introduzione del principio di “consenso libero e attuale” nel Codice penale, cambia radicalmente l’approccio alla violenza sessuale: non sarà più necessario dimostrare l’uso della forza, della minaccia o dell’inganno. Basterà l’assenza di un consenso esplicito e presente nel momento in cui avviene l’atto sessuale. Il consenso non può essere presunto, né forzato o manipolato: deve essere espresso in modo chiaro, volontario e può essere revocato in qualsiasi momento. In altre parole, se non c’è un sì, è no. E se non c’è consenso, è stupro.
Questa riforma, inoltre, risponde alle richieste di associazioni, giuristi e movimenti femministi che da anni chiedevano un adeguamento della normativa italiana alla Convenzione di Istanbul. La Convenzione, ratificata dall’Italia nel 2013, definisce lo stupro come un “rapporto sessuale senza consenso” e – con l’articolo 36 – specifica che il consenso “deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato tenendo conto della situazione e del contesto”. In sintesi: “No” vuol dire “no”.
L’accordo bipartisan
Il traguardo è il frutto dell’approvazione di un emendamento in commissione Giustizia promosso delle relatrici Carolina Varchi di Fratelli d’Italia e Michela Di Biase del Partito democratico, dopo una trattativa che ha coinvolto anche la premier Giorgia Meloni e la segretaria Elly Schlein e che aggiorna la proposta di legge a prima firma della deputata Laura Boldrini.
“Oggi abbiamo compiuto un passo determinante – ha scritto sui social la deputata Pd Michela Di Biase, relatrice del provvedimento alla Camera -. L’approvazione alla Camera della legge che introduce il principio del consenso nei reati di violenza sessuale è una conquista di civiltà e una grande emozione personale. Aver potuto contribuire a scrivere questa norma, frutto di un lavoro serio, condiviso, che ha visto dialogare forze politiche diverse, significa dare finalmente al nostro Paese uno strumento che tutela davvero le donne, mettendo al centro la loro libertà e la loro autodeterminazione”.
“Oggi diciamo basta – ha affermato Laura Boldini, deputata Pd e prima firmataria della proposta di legge originaria sul consenso libero e attuale agli atti sessuali durante la dichiarazione di voto alla Camera -. Basta alle sentenze nei casi di stupro in cui l’accusato viene assolto perché lei ‘doveva sapere cosa aspettarsi’, perché lei aveva già avuto rapporti e quindi era ‘in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione’. Basta a ‘se manca il dissenso non c’è violenza’. Basta a domande come ‘perché non sei scappata?’, ‘perché non hai detto no?’, ‘perché non hai reagito?’. Tutto questo si chiama paura, non consenso. Si chiama paralisi, non consenso. Si chiama momentanea incapacità di intendere, non consenso. Il consenso è un’altra cosa. E con l’approvazione alla Camera della legge sul consenso, mettiamo nero su bianco che solo sì è sì. Che il sesso senza consenso è stupro”.
“Un sincero ringraziamento – ha aggiunto Boldrini – va ai giuristi, alle giuriste e alle associazioni che sono intervenute in proprio in commissione e lo hanno fatto con grande competenza. E un grazie in particolare ad Amnesty International, promotrice di una intensa campagna dal titolo molto chiaro: ‘Solo sì è sì’. Questo risultato è frutto di un lavoro di squadra tra donne, donne di diverso orientamento politico, che fa bene al nostro Paese. Perché quando c’è da combattere la violenza contro le donne, essere avversarie non conta più: unite si va dritte alla meta. È stata molto importante l’interlocuzione tra la segretaria Elly Schlein e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Decisivo è stato il confronto tra le due relatrici, Michela De Biase e Carolina Varchi, che ringrazio sentitamente, da cui poi è nato il testo condiviso approvato con voto unanime in commissione Giustizia e, oggi, votato a Montecitorio . Grazie anche alla capogruppo Chiara Braga che ha sostenuto questa proposta di legge e il suo iter”.
“Grazie a questa norma – afferma Mara Carfagna, segretaria di Noi Moderati – l’Italia non chiederà più alle donne di giustificarsi perché non sono fuggite, perché non hanno reagito, perché non hanno gridato, perché non hanno chiesto aiuto. Allo stesso tempo questa norma dice agli uomini che ogni donna ha diritto di dire no in qualsiasi momento, che quel no è un no e va sempre rispettato. Ed è importante sottolineare che a questa legge siamo arrivati insieme, con un accordo bipartisan, che testimonia la maturità del nostro Parlamento su questi temi: non è una vittoria di parte, è una vittoria dell’intero Paese”.
“Alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Parlamento italiano manda un messaggio inequivocabile: il consenso non è un dettaglio, è un diritto fondamentale, revocabile, personale, libero, consapevole. Ora a definirlo è una legge e con questa legge cambiano i processi, le sentenze, la cultura e le condanne. Lo dovevamo a tutte le donne che sono state umiliate, che non hanno avuto voce. E’ un passo necessario per fare un’Italia più giusta, più sicura e più europea”, conclude.

