Sanremo 2025, dalla Generazione X ai Millennials: chi lo guarda e perché
- 03/02/2025
- Popolazione
Perché Sanremo è Sanremo… è cosa nota, non è solo una manifestazione musicale: è una fotografia dettagliata della società italiana, un palcoscenico che mette in scena non solo canzoni, ma anche le trasformazioni demografiche, i cambiamenti nei gusti, nelle abitudini e nella composizione del pubblico. Il settantacinquesimo Festival di Sanremo, che si svolgerà dall’11 al 15 febbraio 2025 con la conduzione di Carlo Conti, è una perfetta occasione per analizzare chi segue oggi la kermesse, come cambia il pubblico e quali fasce demografiche rispondono con più entusiasmo alla competizione.
Chi guarda Sanremo?
Sanremo è anche un fenomeno socio-culturale che riflette le dinamiche demografiche dell’Italia contemporanea. Il pubblico del Festival si è trasformato nel corso degli anni: da appuntamento quasi esclusivo delle famiglie riunite davanti alla TV negli anni ‘60 e ‘70, a evento trasversale capace di coinvolgere generazioni differenti grazie all’ibridazione tra televisione e digitalizzazione.
I dati Auditel ci raccontano una storia di ascolti stellari per il Festival di Sanremo, anche se con qualche fluttuazione. Durante l’era Amadeus, il Festival ha visto una crescita costante, con l’edizione del 2024 che ha raggiunto una media del 65,44% di share, portando a picchi d’ascolto comparabili a quelli del leggendario Festival del 1995, seppur con una leggera differenza nei numeri: 11.423.400 spettatori nel 2024 contro i 16.845.000 nel ’95. A quel tempo, infatti, il pubblico era più numeroso, ma oggi Sanremo dimostra di aver mantenuto il suo fascino, pur adattandosi alle nuove dinamiche. Il segreto di questa crescita è stato il mix perfetto tra icone pop che conquistano ogni generazione e una ventata di innovazione musicale. Questa tendenza positiva potrebbe continuare anche con la conduzione di Carlo Conti, ma non senza incognite. La scelta di un cast più tradizionale potrebbe rischiare di raffreddare l’entusiasmo delle giovani generazioni, abituate a un mix più audace tra innovazione e icone pop. Ecco che le performance di artisti più sperimentali potrebbero essere la chiave per catturare l’attenzione di un pubblico sempre più digitale e socialmente attivo.
Ma cosa raccontano questi dati in ottica demografica? L’Italia è un paese che invecchia, con un’età media superiore ai 46 anni, e il Festival di Sanremo è da sempre un fenomeno transgenerazionale. Tuttavia, il modo di fruirlo è cambiato: mentre il pubblico televisivo di Rai 1 continua a essere dominato dalla fascia over 50, con un forte seguito tra gli over 65 (spesso il segmento più fedele e costante), l’interazione social e lo streaming musicale portano una fetta più giovane a seguire il Festival in modi alternativi, prediligendo il commento social, lo streaming e la segmentazione in base ai propri interessi musicali. TikTok e Instagram diventano palcoscenici paralleli, dove i brani vengono scomposti in trend virali, i meme amplificano il dibattito e le opinioni si formano istantaneamente senza aspettare la classifica finale. Una dinamica che si riflette sulla selezione artistica e sulla crescente importanza di piattaforme digitali come Spotify, TikTok e YouTube nella costruzione del successo post-festivaliero dei brani in gara.
Quali cantanti ci saranno a Sanremo 2025?
Uno degli aspetti più intriganti dell’edizione 2025 è la composizione del cast. I trentatré artisti in gara sono suddivisi tra la sezione Campioni, con ventinove nomi affermati (l’inaspettato ritiro di Emis Killa, a seguito della sua iscrizione nel registro degli indagati per un’inchiesta legata a gruppi ultras, ha scosso la competizione, lasciando un seggio vacante), e le Nuove Proposte, che vedono in gara quattro emergenti selezionati da Sanremo Giovani 2024. Questo modello, ripreso dalle edizioni pre-2021 (un ritorno che segna una netta cesura rispetto all’era Amadeus), evidenzia un tentativo di bilanciare la spettacolarizzazione del festival con la sua originaria missione di talent scout.
Ecco gli artisti in gara:
Campioni
- Achille Lauro
- Bresh
- Brunori Sas
- Clara
- Coma_Cose
- Elodie
- Fedez
- Francesca Michielin
- Francesco Gabbani
- Gaia
- Giorgia
- Irama
- Joan Thiele
- Lucio Corsi
- Marcella Bella
- Massimo Ranieri
- Modà
- Noemi
- Olly
- Rkomi
- Rocco Hunt
- Rose Villain
- Sarah Toscano
- Serena Brancale
- Shablo con Guè, Joshua e Tormento
- Simone Cristicchi
- The Kolors
- Tony Effe
- Willie Peyote
Nuove proposte
- Alex Wyse
- Maria Tomba
- Settembre
- Vale LP e Lil Jolie
Guardando alla composizione del cast, si nota una forte presenza di artisti con carriere consolidate, come Giorgia, Francesco Gabbani, Noemi, e Achille Lauro, accanto a figure più recenti come Clara, Bresh e Joan Thiele. Un aspetto interessante dal punto di vista demografico è il ritorno di artisti della cosiddetta “Generazione X”, come Massimo Ranieri e Marcella Bella, che puntano a coinvolgere il pubblico più adulto, mentre il fronte dei Millennial e della Gen Z trova rappresentanza in nomi come Irama, Elodie e Rkomi. Un caso emblematico è quello di Tony Effe, rappresentante della trap italiana che, con il suo stile e la sua attitudine, cattura un pubblico più giovane e digitalizzato.
A livello di genere musicale, Sanremo 2025 appare come un’istantanea della pluralità sonora dell’Italia contemporanea, mescolando pop radiofonico, urban, elettronica, sonorità latine e cantautorato. Questa varietà riflette un panorama musicale sempre più diversificato, dove la segmentazione del pubblico è evidente anche all’interno dello stesso festival. La presenza di una sezione Nuove Proposte con artisti che gareggiano con lo stesso brano già presentato in Sanremo Giovani rappresenta una novità che potrebbe influire sulla percezione del loro impatto nel contesto della gara principale. Quattro talenti selezionati da Sanremo Giovani gareggeranno con gli stessi brani che li hanno portati sul palco dell’Ariston, una scelta che mira a garantire continuità e una maggiore visibilità a chi ambisce a entrare nel circuito mainstream.
Quanto è cambiato Sanremo?
Sanremo non è mai stato uguale a se stesso, ma è sempre riuscito a mantenere una sua identità attraverso le epoche. Se negli anni ‘80 il Festival rappresentava il trionfo della canzone melodica italiana, con arrangiamenti orchestrali sontuosi e una rigida formalità televisiva, oggi si muove in uno scenario più fluido e contaminato. Il Festival dei Celentano, dei Morandi e delle Berté ha lasciato spazio a un ecosistema dove convivono anime musicali differenti: dal pop puro di Elodie al cantautorato ricercato di Brunori Sas, dalla verve ironica di Willie Peyote alle sperimentazioni di Rkomi.
Anche il concetto di spettacolo si è trasformato: se negli anni ‘90 e 2000 la conduzione era fortemente legata alla figura del presentatore di turno (Baudo, Fazio, Bonolis), oggi l’evento è più corale, con co-conduttori che contribuiscono a diversificare il linguaggio e il ritmo delle serate, abbracciando gusti differenti: dall’affidabilità di Antonella Clerici e Gerry Scotti alla simpatia di Nino Frassica e Geppi Cucciari, passando per icone di stile come Bianca Balti e volti della scena musicale contemporanea come Mahmood ed Elettra Lamborghini.
Anche il ruolo della critica musicale è mutato. Se un tempo la consacrazione avveniva attraverso la carta stampata, oggi sono le community digitali e i podcast a decretare il successo di un brano. La stessa giuria della sala stampa, un tempo riferimento indiscusso, convive ora con il voto del pubblico e con le reazioni immediate dei social, che possono ribaltare le percezioni su un artista in pochi minuti.
Il Festival di Sanremo come barometro culturale e politico
Sanremo è anche un termometro culturale e politico. Ogni edizione è attraversata da temi che emergono non solo dalle canzoni in gara, ma anche dai dibattiti che si sviluppano intorno al festival. Negli ultimi anni, l’inclusività, la rappresentazione di genere, l’influenza dei social media e la politicizzazione di alcuni testi hanno acceso discussioni parallele alla competizione musicale.
L’edizione 2025 del Festival di Sanremo promette di trovare il giusto equilibrio tra intrattenimento e riflessione, con temi profondi come psicanalisi, il rapporto tra genitori e figli, il dolore e il desiderio a farla da padrone. Nessun vincitore è dato per certo, ma le canzoni non mancheranno di emozionare, con arrangiamenti che spaziano dal pop all’indie, passando per il rock e il soul.
In questo contesto, è interessante osservare come la musica rifletta lo spirito del tempo: Sanremo è sempre stato una cartina tornasole delle sensibilità collettive, dai testi impegnati dei cantautori degli anni ’70 fino alla spensieratezza pop degli anni ’90 e alla contaminazione globale del presente. In definitiva, Sanremo 2025 conferma una costante del Festival: essere sempre il riflesso di un’Italia in evoluzione, capace di mescolare tradizione e contemporaneità, nostalgia e innovazione. E, proprio come il Paese che rappresenta, resta imprevedibile, capace di suscitare polemiche, emozioni e sorprese in egual misura.