Rischio burnout per 8 italiani su 10
- 23/05/2024
- Popolazione
Negli ultimi anni, in Italia, si è assistito a un preoccupante aumento del disagio psicologico correlato al mondo del lavoro. L’analisi dei dati raccolti dall’Inail nel primo trimestre del 2024 ha rivelato un aumento significativo delle denunce di malattie professionali legate a disturbi psichici e comportamentali, con oltre 22.000 denunce ed un aumento del 17,9% rispetto all’anno precedente. Questo fenomeno è un campanello d’allarme che evidenzia la necessità di affrontare le sfide legate al benessere mentale dei lavoratori.
Le cause del disagio psicologico sul lavoro sono molteplici e variano da persona a persona. Tra le principali sfide che i lavoratori affrontano quotidianamente ci sono la difficoltà nel bilanciare vita personale e lavorativa, la mancanza di opportunità di crescita professionale, carichi di lavoro eccessivi o inadeguati, e un ambiente ostile che può portare al mobbing. Queste situazioni possono causare stress e disturbi psicologici, culminando talvolta nella sindrome di burnout.
Il disagio lavorativo è diffuso in tutti i settori, coinvolgendo una vasta gamma di lavoratori italiani. I dati raccolti dal servizio di psicologia online Unobravo, nell’ambito dell’analisi condotta sul disagio psicologico legato al lavoro in Italia nel primo quadrimestre del 2024, mostrano un aumento del 109,7% delle persone che cercano supporto psicologico per problemi legati al lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In particolare, oltre il 28% degli utenti che si rivolgono a Unobravo per supporto psicologico segnala difficoltà legate al lavoro. Di questi, più della metà dichiara di provare sofferenza a causa del lavoro e il 10% identifica il lavoro come la principale fonte di difficoltà nella propria vita quotidiana.
Tra coloro che temono di soffrire di sindrome da burnout in Italia e che si sono sottoposte al test di screening gratuito, l’82,9% potrebbe essere a rischio, di cui il 61,6% a rischio elevato, mentre il 21,3% moderato.
Il profilo dei lavoratori in difficoltà
A livello nazionale, le donne costituiscono la maggioranza di coloro che cercano supporto psicologico per problemi legati al lavoro, rappresentando il 66,3% dei casi contro il 33,7% degli uomini. Questo dato riflette una tendenza già evidenziata nei report dell’INAIL, che indicano una maggiore incidenza di disturbi psichici legati al lavoro tra le lavoratrici.
La maggior parte delle richieste di supporto psicologico proviene da lavoratori nella prima fase della loro carriera, con il 62,9% delle persone che hanno tra i 25 e i 34 anni. Questo suggerisce che i giovani lavoratori sono particolarmente vulnerabili al disagio lavorativo, anche se il problema colpisce persone di tutte le età. I problemi si fanno meno frequenti tra i giovanissimi, con la fascia tra i 18 e i 24 anni che rappresenta il 6,4%, e tra chi ha tra i 45 e i 60 anni (7,2%).
Disparità regionali e provinciali
I problemi legati al benessere lavorativo sono più evidenti nelle regioni del Nord Italia, da cui proviene il 60% delle richieste di supporto psicologico proviene. Lombardia e Lazio sono le regioni con la maggioranza delle richieste, seguite da Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Anche al Sud, le richieste di supporto psicologico per problemi legati al lavoro sono in aumento, sebbene in percentuali minori rispetto al Nord.
Analizzando le singole province, Milano e la Città Metropolitana di Roma registrano la maggior percentuale di persone che segnalano problemi psicologici legati al lavoro, il 13,2% e l’8.2% di richieste. Altri centri urbani importanti, come Torino, Bologna e Napoli, seguono da vicino.
Sintomi e cause dello stress lavorativo e della sindrome di burnout
Il burnout, noto anche come sindrome da esaurimento professionale, è uno stato di stress cronico derivante dall’esposizione prolungata a situazioni lavorative estenuanti, stressanti o emotivamente esaurienti. Questa condizione può insorgere quando una persona si sente sopraffatta dalle richieste del lavoro, sia fisicamente che emotivamente, e si sente incapace di farvi fronte in modo efficace. Il termine stesso, “burnout”, tradotto dall’inglese, significa “bruciato” o “scoppiato“, riflettendo l’idea di un esaurimento completo.
Le persone che soffrono di burnout spesso provano una sensazione di stanchezza persistente, sia fisica che emotiva, e possono sperimentare una perdita di interesse e motivazione per il proprio lavoro. Altri sintomi comuni includono irritabilità, difficoltà di concentrazione, sensazione di inefficacia e ridotta capacità di affrontare le sfide quotidiane, ma anche cefalee e disturbi del sonno, e può manifestarsi attraverso fasi di entusiasmo iniziale seguite da stagnazione, frustrazione e disimpegno.
Il burnout è un complesso stato psicologico che coinvolge tre dimensioni chiave e si evolve attraverso quattro fasi distintive.
Dimensioni
- Esaurimento: in questa fase, la persona sperimenta una profonda mancanza di energia sia fisica che mentale. Questo esaurimento può compromettere la capacità di affrontare le sfide lavorative quotidiane e mantenere un equilibrio sano tra vita professionale e personale.
- Cinismo: si manifesta attraverso un atteggiamento distaccato e freddo verso il lavoro e i colleghi. Questo cinismo può influenzare negativamente le relazioni interpersonali e danneggiare l’equilibrio psicofisico complessivo della persona.
- Inefficienza: prevale un senso di autoefficacia ridotto, con la percezione che tutto il lavoro sia insignificante. Questa sensazione di impotenza può portare a un calo della qualità del lavoro e ad un aumento della frustrazione.
Fasi
- Entusiasmo e aspettative irrealistiche: inizialmente, la persona può essere piena di entusiasmo e aspettative elevate riguardo al lavoro, ma tali aspettative possono risultare irrealistiche.
- Stagnazione: successivamente, si verifica una stagnazione, in cui le aspettative non vengono soddisfatte e la motivazione inizia a diminuire.
- Frustrazione: la frustrazione emerge quando la persona si rende conto di non essere in grado di raggiungere i propri obiettivi lavorativi, causando disillusione e insoddisfazione.
- Apatia: infine, si raggiunge uno stato di totale apatia, in cui la persona perde interesse per il lavoro e non è più in grado di provare emozioni positive nei confronti di esso.
Questo processo può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica della persona coinvolta, influenzando negativamente la qualità della vita e la produttività lavorativa. Pertanto, è essenziale riconoscere i segni precoci del burnout e adottare misure preventive per preservare il benessere psicologico e la salute sul posto di lavoro. Il burnout non è semplicemente una conseguenza del lavorare troppo duramente o troppo a lungo, ma è piuttosto il risultato di una combinazione di fattori, tra cui carichi di lavoro eccessivi, mancanza di supporto sociale o di risorse, mancanza di controllo sul proprio lavoro e conflitti di valori tra il lavoro e la vita personale.
Riconoscere i segni precoci di burnout e adottare misure preventive è fondamentale per preservare il benessere psicologico e la salute sul posto di lavoro. Se non trattato, il burnout può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica della persona coinvolta, influenzando negativamente la qualità della vita e la produttività lavorativa.
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