Riscatto laurea: taglio a 900 euro e pensione prima? Ecco il piano
- 22 Settembre 2025
- Popolazione
Pagare per far valere gli anni di università ai fini pensionistici è sempre stato un lusso riservato a pochi. Oggi riscattare cinque anni di studi costa oltre 30mila euro, un importo che scoraggia gran parte dei lavoratori. Ma in Parlamento è arrivata una proposta che potrebbe cambiare le carte in tavola: ridurre la spesa a circa 900 euro l’anno. Non per tutti, però. Il disegno di legge n. S.1413, presentato dalla senatrice di Fratelli d’Italia Carmela Bucalo, assegnato (ma non ancora iniziato) alla 10ª Commissione permanente – Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato (sede redigente), riguarda l’intero comparto istruzione e ricerca. L’obiettivo è anticipare l’età pensionabile a 60 anni in un comparto alle prese con precariato cronico, burnout e difficoltà di ricambio generazionale.
Cosa prevede il disegno di legge Bucalo
Il testo interviene sul calcolo dell’onere di riscatto. Oggi esistono due canali: riscatto ordinario (legato al reddito o all’incremento dell’assegno) e riscatto agevolato (introdotto nel 2019), con importo fisso che nel 2025 è pari a 6.123,15 euro per ogni anno di corso. La novità del ddl è la riduzione dell’aliquota di computo al 5%, che abbasserebbe il costo a poco più di 900 euro per anno. Su un percorso quinquennale l’esborso scenderebbe a circa 4.500 euro contro oltre 30mila oggi. Il testo estende la misura anche al personale a tempo determinato e a quello temporaneamente non occupato appartenente al comparto.
La finalità dichiarata nel ddl è “agevolare il turn over del personale, contrastare il burnout, favorire il ricambio generazionale, incentivare la formazione post-secondaria, ridare dignità al personale del comparto istruzione e ricerca”. Nella Relazione si legge inoltre che, riducendo l’aliquota al 5%, l’onere “risulterebbe pari a poco più di 900 euro, importo che si ritiene sostenibile anche per le finanze dello Stato”.
La proposta nasce all’interno di una mobilitazione sostenuta dall’Anief, che con una petizione ha superato 120mila firme chiedendo il pensionamento a 60 anni per il personale della scuola, con riconoscimento gratuito o agevolato degli anni universitari. L’obiettivo politico, nelle parole dei promotori, è favorire anche un ricambio generazionale più rapido.
Pensioni, ricambio generazionale e sostenibilità
Il ddl non modifica i requisiti legali per la pensione di vecchiaia, che nel biennio 2025-2026 restano fissati a 67 anni (con almeno 20 anni di contributi). L’idea è piuttosto rendere più agevole il raggiungimento dei requisiti contributivi per l’uscita anticipata: per alcune carriere scolastiche, soprattutto con studi in corso e continuità lavorativa, il riscatto a costo ridotto può avvicinare l’uscita anche attorno ai 60 anni, ma si tratta di un effetto indiretto e caso per caso.
Sul piano demografico e dell’offerta formativa, il Ministero dell’Università e della Ricerca segnala 385.952 laureati nel 2023 (più del doppio rispetto al 2001) a fronte di una quota di popolazione 25-64 anni laureata ancora inferiore alla media Ue. È uno dei motivi per cui il comparto istruzione fatica a rinnovarsi: età media elevata del personale, precariato diffuso, ingresso dei giovani spesso limitato a supplenze e contratti a termine. Un abbattimento del costo del riscatto può funzionare da incentivo al turn over nella scuola, a patto che i conti pubblici reggano nel medio periodo.
Il nodo resta la sostenibilità: portare l’onere a 900 euro allargherebbe di molto la platea potenziale, ma ridurrebbe le entrate contributive rispetto allo scenario attuale. La relazione del ddl stima il nuovo livello come sostenibile; tuttavia, l’effettivo impatto dipenderà da adesioni, dinamica delle uscite e sostituzioni, nonché dagli effetti su montanti e assegni futuri.
Requisiti, titoli riscattabili e zone grigie
Per richiedere il riscatto valgono regole generali Inps: occorre aver conseguito il titolo; i periodi da riscattare non devono essere già coperti da contribuzione obbligatoria/figurativa; il riscatto vale solo per la durata legale del corso (gli anni fuori corso non sono riscattabili). I titoli conseguiti all’estero sono ammessi se riconosciuti dal Ministero dell’Università e della Ricerca secondo la normativa vigente.
Sono ammessi:
- Diplomi universitari (2–3 anni);
- Lauree quadriennali/quinquennali e lauree specialistiche/magistrali;
- Diplomi di specializzazione post-laurea (almeno due anni);
- Dottorati di ricerca;
- Titoli 3+2 (L e LM) introdotti dal D.M. 509/1999;
- Diplomi ITS Academy, se conformi alla legge 99/2022 e agli standard di accreditamento;
- Corsi AFAM attivati dal 2005/2006 (diploma accademico di I e II livello, specializzazione, formazione alla ricerca).
Zone grigie. Chi ha carriere miste (periodi ante 1996/post 1996) deve valutare con attenzione eventuali scelte come l’opzione contributiva per estendere l’agevolato, perché può incidere sul calcolo e sui tempi di pensionamento. Inoltre, per chi durante l’università ha avuto contribuzione in alcuni periodi, il riscatto può coprire solo le settimane scoperte.
Un capitolo a parte riguarda gli inoccupati: la normativa consente il riscatto anche a chi non ha ancora iniziato l’attività contributiva; i genitori possono sostenere la spesa per i figli a carico con specifici benefici fiscali previsti dalla disciplina vigente.
Convenienza e prospettive
La convenienza è individuale. Se l’uscita rimane alla stessa data, il riscatto tende ad aumentare l’assegno perché accresce il montante; se anticipa l’uscita, l’assegno può ridursi in misura proporzionale all’anticipo. Con l’agevolato attuale (forfettario) il costo per anno è 6.123,15 euro nel 2025; la proposta Bucalo lo porterebbe a ~900 euro/anno. Il confronto va fatto considerando storia contributiva, aliquote, fiscalità (deducibilità/detrazioni) e prospettive di carriera.
Come si calcola oggi l’onere (quadro sintetico):
- Sistema contributivo (anni dopo il 1996): costo legato a reddito annuo e aliquota (es. 33% dipendenti);
- Sistema retributivo (anni prima del 1996): costo basato sull’aumento di pensione (riserva matematica);
- Riscatto agevolato: importo fisso (2025: 6.123,15 €/anno);
- Inoccupati: importo fisso come l’agevolato (regole specifiche INPS).