Famiglie italiane mai così povere dal 2005
- 01/02/2024
- Popolazione
La situazione della ricchezza in Italia è complessa e presenta sfide significative. Secondo il report sulla “Ricchezza dei settori istituzionali in Italia” pubblicato dalla Banca d’Italia e dall’Istat, ci sono diversi fattori che contribuiscono a questa dinamica, a partire dell’impoverimento delle famiglie.
Alla fine del 2022, infatti, la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro, -1,7% rispetto al 2021 in termini nominali, ovvero considerando solo la cifra in sé. Si tratta del primo calo dopo tre anni di crescita.
Se invece si considera l’aumento dei prezzi al consumo e quindi la ricchezza in termini reali, il calo è fragoroso: -12,5%. Questo meccanismo è anche figlio del mancato “adattamento” dei salari italiani all’inflazione, che non nasce negli ultimi anni ma negli ultimi tre decenni.
Come è cambiata la ricchezza degli italiani
Il risultato è che il rapporto tra la ricchezza netta e il reddito lordo disponibile è sceso da 8,7 a 8,1, tornando ai livelli del 2005. In pratica, le famiglie hanno meno risorse per far fronte alle spese quotidiane e pianificare per il futuro.
Come dimostra il rapporto, in un paese particolarmente dedito al risparmio e poco incline agli investimenti, l’inflazione ha avuto effetti più marcati.
Alla fine del 2022 il patrimonio netto delle famiglie, ovvero la differenza tra la ricchezza lorda (attività finanziarie e immobiliari) e le passività (i debiti a partire dai mutui), ammontava ad oltre 10mila miliardi di euro (10.421 per la precisione), vale a dire 176mila per nucleo familiare.
Aumento delle attività non finanziarie
Passando alle attività non finanziarie si nota un incremento del 2,1%, ma il trend è stato sostenuto da una dinamica negativa per i consumatori. L’aumento, infatti, è soprattutto il risultato della corsa dei prezzi delle case, mai così elevati dal 2009 che se, da una parte hanno sostenuto l’indotto del settore, dall’altro hanno reso sempre più difficile l’acquisto degli immobili in un paese dove i giovani lasciano casa a 30 anni, ben più tardi della media europea. Bisogna inoltre considerare che la crisi immobiliare è stata ancora più acuita nel 2023 (questo report si ferma al 2022), con le erogazioni dei mutui calate del 33% nel secondo trimestre dell’anno.
Nel 2022, spiega il report, il peso della componente non finanziaria sul totale della ricchezza lorda delle famiglie ha raggiunto il 46,3%.
Calo delle attività finanziarie
Il valore delle attività finanziarie delle famiglie italiane si è contratto del 5,2%, principalmente a causa della riduzione del valore delle azioni e degli strumenti del risparmio gestito. Se il mercato azionario ha registrato un calo dopo tre anni consecutivi di rialzo, lo stesso non si può dire per quello obbligazionario, con il timido ma diffuso ritorno degli italiani agli investimenti.
Un ritorno in linea con il comportamento del “piccolo investitore”, attratto dagli alti rendimenti dei titoli pubblici emessi a più ripresi dallo Stato. Rendimenti sostenuti anche a causa dei rialzi della Bce, continuati ininterrottamente per dieci volte consecutive fino a ottobre scorso. Questa situazione ha fatto sì che i titoli di debito detenuti dalle famiglie siano tornati a crescere dopo circa un decennio, con un balzo del 9,4%.
Impatti sulle imprese
Il rapporto si concentra poi sulle società, divise tra società finanziarie e non finanziarie.
Nel complesso, la ricchezza lorda delle imprese è aumentata del 2,4%. Le passività sono diminuite del 2,6%, principalmente per effetto della riduzione del valore di mercato delle azioni e dei titoli obbligazionari. Il livello di indebitamento si è leggermente ridotto, in linea con l’andamento osservato negli altri paesi.
Per quanto riguarda le società non finanziarie, va sottolineato che le attività reali (ovvero connesse ai diritti sui beni) costituiscono il 57,2% della ricchezza lorda delle società non finanziarie. Un valore che nel 2022 è stato sostenuto dall’aumento del valore di impianti e macchinari.
Sotto il profilo finanziario, invece, sono aumentate particolarmente le detenzioni di titoli e azioni, mentre la crescita dei depositi è stata contenuta.
Passando alle società finanziarie, si registra un calo della ricchezza lorda pari al 7%. La contrazione dei bilanci ha riguardato soprattutto i depositi attivi e i titoli detenuti. D’altra parte, però, anche le passività si sono ridotte, con una contrazione del 5,7%, principalmente per effetto del calo dei depositi, delle azioni e delle riserve assicurative.
Le “riserve assicurative” sono fondi messi da parte dalle compagnie assicurative per far fronte a futuri pagamenti di indennizzi assicurativi. Sono una sorta di salvadanaio finanziario che assicura che l’assicuratore abbia abbastanza risorse per coprire i reclami degli assicurati in caso di eventi assicurati, come danni o perdite coperte dalla polizza. In altre parole, le riserve assicurative sono una precauzione finanziaria per garantire la solidità finanziaria dell’assicuratore e la capacità di onorare gli impegni contrattuali con i propri assicurati.
La ricchezza della Pubblica amministrazione
Il rapporto di Istat e Bankitalia evidenzia come alla fine del 2022 la ricchezza netta delle amministrazioni pubbliche sia risultata negativa per 1.188 miliardi di euro, in miglioramento rispetto al 2021 per effetto di una crescita delle attività (+4,7%) e di una riduzione delle passività (-6,9%).
Il forte calo delle passività è stato guidato dalla riduzione dei prezzi di mercato dei titoli di Stato. Se si passa a un confronto con gli altri paesi analizzati, in tutti questi la ricchezza netta delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è aumentata nell’ultimo biennio, dopo la contrazione del 2020 in concomitanza con la crisi pandemica.
In Italia, il rapporto tra ricchezza netta e Pil è tornato in linea con i valori precedenti la pandemia, mentre negli altri paesi quei valori sono stati ampiamente superati.
Questi numeri potrebbero peggiorare anche a causa della crisi demografica che quasi costringe lo Stato a delle spese ulteriori per sostenere il welfare pubblico. Anche per evitare un eccessivo indebitamento e il crollo del sistema pensionistico, con l’ultima manovra il governo ha fortemente disincentivato le pensioni anticipate.
Gli ultimi dati parlano di nuovi record occupazionali raggiunti dall’Italia nel corso del 2023. Bisognerà capire quanto il monte ore e i salari saranno in grado di risollevare le famiglie la cui ricchezza in termini reali, come emerge dal rapporto “Ricchezza dei settori istituzionali in Italia” ha subito una forte e preoccupante battuta d’arresto.
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