Popolazione, persone, natalità: a che punto siamo
- 27/06/2023
- Popolazione
I numeri, le tendenze, le previsioni
La questione demografica è un problema strutturale
“La questione demografica è diventata problema strutturale che si aggiunge a tanti altri che il Paese ha. Esiste da tanti anni ma il Paese non se ne è accorto. Non se ne è accorto chi lo ha guidato in questi anni”. Lo ha detto Linda Laura Sabbadini, già Direttrice del Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica dell’Istat, intervenendo all’evento promosso da Adnkronos per il lancio del progetto editoriale ‘Demografica’, che ha l’obiettivo di mettere la produzione giornalistica al servizio di un dibattito che tenga insieme gli aspetti politici, sanitari, sociali ed economici del tema.
Secondo Sabbadini, “la Francia stava come noi ma si è dotata di diverse politiche. Il risultato è che oggi si trova con 7 milioni di giovani in più di noi. Quindi non era segnato il destino del nostro Paese ma è dipeso da come la politica si è rapportata”.
“Ci sono due emergenze che non sono mai state affrontate -ha detto- dal nostro Paese: primo non ci sono state politiche per lo sviluppo dell’occupazione femminile. Ma se anche noi risolvessimo il problema della fecondità bassa del Paese questo risolverebbe il nodo strutturale della carenza di popolazione in età lavorativa? Assolutamente no. Quindi il secondo problema da affrontare è che serve in parallelo far aumentare da subito la popolazione in età lavorativa”, ha concluso.
Emergenza è degiovanimento
“Non possiamo continuare a parlare delle conseguenze dei cambiamenti demografici solo come invecchiamento della popolazione. Si riducono infatti i giovani, unica volta nella storia dell’umanità. Non si era mai visto. Non può essere trascurato che abbiamo molti meno giovani rispetto a quanto da sempre si sono avuti per generare crescita e ricchezza nel Paese. Abbiamo il degiovanimento che è un processo nuovo, accentuato che riduce la componente del giovani, che oggi è il 27%. L’Italia ha lasciato che le cose andassero così, non ha avuto una strategia vera per fronteggiare gli squilibri demografici”. Così Alessandro Rosina, ordinario di Demografia e statistica sociale all’università Cattolica.
Rosina ha sottolineato che “se non ci saranno interventi il rischio è che questi squilibri demografici vadano a vincolare i nostri percorsi di sviluppo nei prossimi decenni”.
Demografia e crescita economia
E’ necessario “cercare di contenere il più possibile il calo della popolazione, aumentare la propensione della partecipazione della popolazione al mercato del lavoro, aumentare il prodotto che ogni lavoratore può produrre, e quindi la produttività. Queste tre parole non possono andare disgiunte rispetto al calo demografico che stiamo attraversando”. Così Eliana Viviano, direttore divisione famiglie e mercato del lavoro servizio struttura economica dipartimento economia e statistica – Banca d’Italia, tra i relatori dell’evento ‘Demografica’.
“Il calo demografico è diventato estremamente veloce e non esiste una politica ma un insieme di politiche che vanno perseguite contemporaneamente. Per quanto riguarda la popolazione nel breve periodo l’unica possibilità che abbiamo è il miglioramento del saldo migratorio netto, quindi ingressi meno uscite. Dobbiamo fare una riflessione sulla possibilità di attirare flussi di ingresso nel Paese di immigrati”, ha concluso Viviano.
Italiani consapevoli della crisi demografica
Consapevoli e preoccupati per la crisi demografica del nostro Paese, convinti che si facciano meno figli a causa delle condizioni economiche. È la fotografia degli italiani così come emerge dal sondaggio effettuato da EMG Different, realizzato in concomitanza con l’evento ‘Demografica: Popolazione, persone, natalità’.
Ben 8 italiani su 10 del campione rappresentativo intervistato da Emg Different (1500 persone) sono bene informati sulla crisi demografica e sulle sue implicazioni in ambito sociale ed economico. Alla consapevolezza corrisponde anche preoccupazione: il 76% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza preoccupato soprattutto per il crescente invecchiamento del Paese (51%) e per il rallentamento della crescita economica (40%).
Sulle cause della crisi, prevalgono in maniera evidente le condizioni economiche. Perché non si fanno figli? Per il 37% la ‘colpa’ è dell’aumento del costo della vita, il 35% la attribuisce alla precarietà del lavoro, ma pesano anche le basse retribuzioni (29%) e la carenza di servizi per i figli (28%). Molti, inoltre, addebitano le ragioni del basso indice di natalità alle difficoltà di conciliare lavoro e famiglia e, in alcuni casi, anche alla scelta delle donne o delle coppie di avere figli in età sempre più matura (18%).
Intervenire è una necessità non più procrastinabile per l’82% degli intervistati. In cima alle priorità emerge l’incremento delle strutture pubbliche per la prima infanzia (35%), seguito dalla necessità di maggiori aiuti economici per famiglie con figli (31%) e sostegno alle donne per conciliare lavoro e famiglia (29%).
Il ventaglio delle proposte di intervento emerse dal sondaggio contempla anche l’incentivazione del lavoro femminile, accessi agevolati al mercato immobiliare, maggiore collaborazione degli uomini nella cura della casa e dei figli.
“Dal nostro sondaggio risulta evidente non solo che la stragrande maggioranza degli intervistati è consapevole di questa emergenza – osserva Fabrizio Masia, amministratore delegato di Emg Different – ma che c’è molto da discutere sulle soluzioni da adottare per fronteggiarla. Per gli italiani insomma è arrivato il momento di intervenire: il dibattito lanciato dall’Adnkronos e i dati che emergono da questa indagine e dagli altri interventi potrebbero offrire un contributo utile ai decisori pubblici”.
“C’è un dato importante: l’82%, più di 8 italiani su 10 dicono che sono a conoscenza del problema della crisi demografica, che in qualche modo sono venuti a sapere questa cosa. E abbiamo chiesto loro perché gli italiani non fanno più figli e le risposte sono: aumento del costo della vita, precarietà del lavoro, salari fermi, carenza di servizi per i figli, momento economico difficile, pochi servizi di conciliazione vita-lavoro. Ci sono tanti problemi percepiti nella testa degli italiani che richiedono tante soluzioni. C’è un 76% di persone preoccupate, solo 1 su 5 è molto preoccupato. E l’82% degli italiani e 9 donne su 10 sono concordi sul fatto che si deve intervenire”.
Sondaggio Emg Different ‘Demografica: Popolazione, persone, natalità’. Guarda i risultati
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