I giovani non vogliono avere figli? Solo uno su tre, gli altri non guadagnano abbastanza
- 26 Settembre 2025
- Giovani Popolazione
Il 66% dei giovani italiani tra i 16 e i 35 anni vorrebbe fare figli ma, per vari motivi, non può averli. Solo il 34% non ha desiderio, interesse o coraggio di farli.
È questo uno dei risultati emersi dall’Osservatorio GenerationShip 2025 di Changes Unipol a cura di Kkienn Connecting People and Companies, che ha scandagliato il livello di benessere mentale, di soddisfazione professionale e le prospettive di vita delle nuove generazioni italiane.
L’edizione 2025 dell’Osservatorio GenerationShip segna un possibile punto di svolta nell’analisi delle nuove generazioni italiane. Per la prima volta da quando esiste questa ricerca (2022), infatti, si sono registrati numerosi segnali di miglioramento.
Famiglia, lavoro e benessere: gli highlights della ricerca
La ricerca conferma che Gen Z e Millennials stanno cambiando radicalmente i modelli con cui le generazioni precedenti hanno costruito la società italiana, ma offre degli spunti ulteriori sulle nuove generazioni.
Partiamo da quattro highlights della ricerca Unipol sui giovani:
– la voglia di avere figli cala;
– la soddisfazione lavorativa aumenta;
– la propensione all’emigrazione diminuisce;
– il benessere mentale migliora (ma solo per gli uomini).
Il cambiamento registrato dall’indagine non è episodico ma rappresenta una trasformazione forte e strutturale.
I giovani hanno difficoltà ad aver figli (e ora lo pensano anche gli adulti)
Ciò che un tempo era centrale – figli, famiglia e casa di proprietà – oggi perde importanza, mentre diventa prioritario tutto ciò che assicura stabilità economica. I giovani italiani danno priorità a lavoro, sicurezza economica e risparmio, considerando famiglia e figli come scelte rimandabili e non più vincolanti.
I dati mostrano chiaramente questa trasformazione: cresce l’importanza della ricerca di un lavoro stabile e sicuro (dal 26% del 2023 al 34% del 2025) e del risparmio (dal 30% del 2023 al 33% del 2025), mentre continua a calare l’importanza di matrimonio e convivenza (-43% nel 2023 vs -47% nel 2025) e dell’avere figli (-44% contro -47%).
Parlare di una vera e propria scelta, tuttavia, sarebbe sbagliato. La maggior parte dei giovani intervistati vorrebbe avere figli, ma non può farlo proprio a causa dell’incertezza lavorativa e dei salari troppo bassi. La novità è che adesso, a differenza del recente passato, anche gli adulti italiani riconoscono le difficoltà economiche dei più giovani senza attribuire su di loro l’intera responsabilità di non avere figli.
In questo contesto si inseriscono le dichiarazioni del ministro dell’Economia che, in audizione a Palazzo Madama, ha lanciato un appello chiaro ai datori di lavoro italiani: “Fate la vostra parte, aumentate i salari”.

Perché si rinvia la genitorialità
Contrariamente ai luoghi comuni, il 66% dei giovani italiani vorrebbe fare figli ma non può per ragioni diverse, mentre solo il 34% non ha desiderio, interesse o coraggio di farli, come avviene nelle famiglie Dink (due stipendi, ma nessun figlio). Questo dato si mantiene stabile dal 2024 e rappresenta una delle conferme più significative dell’Osservatorio.
La stabilità economica e lavorativa rappresenta il principale ostacolo alla genitorialità: il 78% dei giovani considera la mancanza di stabilità economica come il motivo principale per cui le famiglie si formano più tardi. Il costo insostenibile di uno o più figli per una famiglia con reddito normale è condiviso dal 75% dei giovani intervistati.
L’Osservatorio 2025 consolida anche la consapevolezza che la bassa natalità ha cause economiche, sociali e culturali. Oltre agli aspetti economici, emergono fattori strutturali come:
– la mancanza di flessibilità lavorativa (70% d’accordo);
– l’assenza di aiuto statale (68%);
– la discriminazione professionale subita dalle donne che diventano madri (67%).
I giovani vogliono essere liberi di scegliere se e quando andare a convivere o fare figli (68% di accordo). Il 57% dei giovani considera “decidere se e quando fare figli” come la più grande conquista delle nuove generazioni, un dato in crescita del 5% rispetto al 2023.
Il ruolo delle donne nell’evoluzione delle priorità
Le giovani donne mostrano una consapevolezza più profonda rispetto ai coetanei uomini riguardo alle cause che rinviano o impediscono la genitorialità. Il 79% delle donne considera cruciale la mancanza di stabilità economica, contro il 72% degli uomini, anche a causa del salary gap che è ancora presente nel panorama lavorativo italiano.
Il diritto delle donne di non fare figli è sempre più riconosciuto dai coetanei: il 56% delle giovani donne e il 47% degli uomini giovani valutano positivamente questa conquista, con un consenso in crescita presso entrambi i generi.

Dunque, l’Osservatorio GenerationShip 2025 fotografa una generazione che sta riscrivendo le regole della vita adulta senza perdere del tutto l’obiettivo della genitorialità. I giovani non rifiutano l’idea di avere figli, ma la subordinano al raggiungimento di una stabilità economica e lavorativa che permetta loro di offrire ai futuri figli le condizioni di vita desiderate.
Soddisfazione lavorativa in lieve crescita e il fenomeno del workflowing
Un dato particolarmente significativo dell’Osservatorio 2025 riguarda la crescita della soddisfazione lavorativa tra i giovani italiani. Dopo il picco negativo del 2022-2023, la soddisfazione verso il lavoro è in graduale ripresa: il 61% dei ragazzi tra i 16 e i 35 anni dichiara di essere soddisfatto del proprio impiego, con un voto medio di 6,7 su 10. Nel 2023 la percentuale di lavoratori italiani soddisfatti era il 58%.
Emerge un nuovo approccio al lavoro definito “workflowing”: i giovani cambiano spesso occupazione non più per necessità, ma per qualità e crescita professionale. Il 46% dei giovani, pur essendo già occupato, cerca attivamente un nuovo lavoro alla ricerca di nuove opportunità e un migliore equilibrio tra vita privata e professione. Non a caso, i dati dimostrano un consolidamento del principio per cui il lavoro debba essere compatibile con la vita personale.
Migliora, infine, la sicurezza del posto di lavoro. I lavoratori che temono di poter perdere l’impiego a lungo termine sono calati dal 29% del 2023 al 24% del 2025.