Pedofilo arrestato a Linate grazie a una bimba di 5 anni. Registrava nei bagni pubblici e negli spogliatoi
- 19/02/2025
- Popolazione
Una bambina di 5 anni è entrata nel bagno dell’aeroporto di Linate e ha indicato a suo madre un telefonino che spuntava tra due divisori dei servizi igienici.
Il proprietario era un pedofilo italiano, 30enne, che sul suo pc e sul suo smartphone aveva archiviato oltre 5mila contenuti pedopornografici, molti realizzati da lui stesso in spogliatoi e bagni pubblici.
Il pedofilo, rimasto finora impunito, era entrato ancora una volta in azione nei bagni delle donne all’aeroporto di Linate, dove la bambina lo ha riconosciuto. Il 30enne è stato arrestato pochi istanti dopo, in flagranza, dalla Polaria (polizia di frontiera aerea). L’accusa è di detenzione di materiale pornografico realizzato utilizzando minori.
Pedofilo arrestato a Linate, cosa è successo
La segnalazione della bambina mette fine a una vicenda triste, dolora da raccontare. Già nei giorni scorsi, la Polaria aveva ricevuto segnalazioni su una persona intenta a filmare i bambini nei bagni dell’aeroporto di Linate, senza però riuscire a beccare il pedofilo sul fatto.
Poi un’altra segnalazione: sul posto, il padre di una bambina di 5 anni attendeva gli agenti per parargli di un uomo che, dall’interno di un bagno delle donne, aveva filmato la moglie e la figlia minore mentre erano intente ad utilizzare il bagno pubblico. Ad accorgersi di tutto è stato proprio la piccola che, notando il cellulare puntato verso di loro, lo ha subito detto a sua madre, che ne ha quindi parlato col marito prima di chiamare gli agenti della Polaria.
Il pedofilo ha ascoltato la conversazione tra madre e bambina e ha tentato di scappare, ma è stato immediatamente inseguito e bloccato dai poliziotti che lo hanno sottoposto a perquisizione. A questo punto, il 30enne ha mostrato il contenuto del proprio telefono cellulare dove non si vedeva nessun contenuto pedopornografico.
Pensava di scamparsela così, ma i poliziotti hanno proceduto a controllare lo zaino del 30enne e vi hanno trovato un secondo telefono, senza Sim, all’interno del quale sono stati trovati tanti video ritraenti parti intime di donne e minori. Si tratta di video ripresi all’insaputa delle vittime, all’interno di bagni pubblici e di spogliatoi di impianti sportivi.
I gruppi Telegram
La successiva analisi dei dispositivi sequestrati ha consentito di accertare la frequentazione, da parte dell’arrestato, di gruppi telematici noti per la pubblicazione di contenuti pedopornografici. Non solo.
La perquisizione domiciliare (nella provincia di Como) ha permesso di scovare altri tre telefoni, un tablet e un personal computer e, a seguito di analisi forense, sono stati individuati circa 5mila file: video e foto a sfondo pedopornografico e filmati realizzati da lui stesso nei bagni e negli spogliatoi.
Quali sono le pene per il reato di pedofilia in Italia
Sono diverse le norme che possono essere applicati in questi casi, a seconda della specificità. La situazione del 30enne italiano, arrestato in flagranza di reato, è molto grave sia per la quantità di file archiviati, sia per l’autoproduzione degli stessi che per l’appartenenza ai gruppi Telegram con contenuti pedopornografici.
In Italia, la normativa sulla pedopornografia è estremamente severa e si basa principalmente su disposizioni contenute nel codice penale e nella legge 269/1998 (“Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù”).
La produzione e diffusione di materiale pedopornografico
L’articolo fondamentale che disciplina il reato di produzione e diffusione di materiale pedopornografico è l’art. 600-ter del codice penale. Tale norma punisce chiunque, al fine di produrre, diffondere, esporre o pubblicizzare materiale pedopornografico, realizzi, detenga o diffonda immagini o registrazioni che rappresentino atti sessuali con minori o la rappresentazione in forma pedopornografica di tali atti.
In particolare, l’art. 600-ter prevede la reclusione da 6 a 12 anni. Le pene possono essere aumentate se il reato è commesso in forma continuata, se sono coinvolte più persone o se il fatto è aggravato dalla particolare vulnerabilità del minore. Questa norma si applica non solo alla produzione diretta di tali contenuti, ma anche alla loro diffusione, sia tramite canali tradizionali sia attraverso piattaforme digitali.
Oltre alla produzione e alla diffusione, anche la detenzione di materiale pedopornografico è punita dalla legge. La normativa italiana non distingue, per quanto riguarda la detenzione, tra il materiale destinato alla diffusione e quello che rimane a uso privato: la detenzione di immagini, video o registrazioni che rappresentino abusi sessuali su minori costituisce un reato grave.
La giurisprudenza italiana ha chiarito che l’atto di possedere tali contenuti, seppur non finalizzato alla diffusione, dimostra una propensione a promuovere e perpetuare il fenomeno, e viene trattato con la stessa severità della produzione o distribuzione. Le pene possono variare, ma generalmente rientrano nell’intervallo previsto dall’art. 600-ter, con possibili aggravanti in caso di recidiva.
L’accesso e la partecipazione a canali online pedopornografici
Un ulteriore aspetto riguarda la partecipazione attiva a gruppi, forum o canali Telegram noti per la diffusione di contenuti pedopornografici. Anche “seguire” tali canali potrebbe essere, in prima istanza, interpretato come un atto di curiosità, la legge italiana tende a considerare l’accesso reiterato a tali ambienti come un elemento di concorso nel reato di diffusione di materiale pedopornografico.
In sostanza, chiunque si faccia promotore o facilitatore, anche indirettamente, della diffusione di materiale illecito attraverso canali telematici, rischia di essere imputato di concorso in un reato previsto dall’art. 600-ter. La partecipazione a gruppi online che discutono, diffondono o condividono materiale pedopornografico, inoltre, viene interpretata come un comportamento finalizzato a perpetuare il fenomeno, aggravando così la posizione dell’indagato.
Conseguenze penali e aggravanti
Riassumendo, chi si rende responsabile dei reati di produzione, diffusione, detenzione o partecipazione a gruppi online che trattano materiale pedopornografico rischia:
- Reclusione da 6 a 12 anni, ai sensi dell’art. 600-ter del codice penale;
- Aggravanti in caso di recidiva, se il reato viene commesso in forma continuata o se il materiale coinvolto riguarda minori in condizioni di particolare vulnerabilità;
- Sanzioni pecuniarie e la confisca di tutti i dispositivi informatici utilizzati per la produzione, archiviazione o diffusione del materiale illecito.
Queste pene sono applicate con rigore dalla magistratura italiana, che si avvale anche di avanzate tecniche di analisi forense digitale per individuare e sequestrare il materiale pedopornografico presente sui dispositivi degli imputati.
Le norme citate si basano sul codice penale italiano, in particolare sull’art. 600-ter, aggiornato e interpretato alla luce delle recenti sentenze della Corte di Cassazione. I dati e le interpretazioni giurisprudenziali sono disponibili attraverso le banche dati ufficiali del Ministero della Giustizia e del Garante per la protezione dei minori.
Il quadro normativo italiano in materia di pornografia minorile è stato inoltre rafforzato da interventi legislativi volti a recepire le direttive europee in materia di tutela dei minori, rendendo il sistema sanzionatorio particolarmente severo per qualsiasi forma di sfruttamento sessuale o promozione di immagini pedopornografiche.