Come e perché si festeggia la Pasqua in (quasi) ogni angolo del mondo
- 18/04/2025
- Mondo Popolazione
La Pasqua è una delle celebrazioni più diffuse e trasformative del pianeta. Da secoli attraversa continenti, fedi e popoli, assumendo forme tanto diverse quanto affascinanti: un momento che unisce spiritualità, folklore, tradizione popolare e, in molti casi, anche un pizzico di magia. Che si tratti di una veglia solenne alla luce delle candele, di un tappeto di segatura colorata steso per le vie, di una corsa gioiosa tra i prati alla ricerca di uova, la Pasqua sa raccontare ogni cultura con voce propria.
Eppure, dietro questa straordinaria varietà di gesti, colori e sapori, si celano simboli comuni che parlano un linguaggio universale: l’uovo, la luce, l’agnello. È da questi elementi condivisi che prende forma il nostro viaggio pasquale: un percorso che, partendo dai simboli, ci porterà tra i riti solenni del Mediterraneo, le tradizioni regionali italiane, le celebrazioni in Europa e le reinterpretazioni del resto del mondo. Perché la Pasqua, in qualunque forma si presenti, continua a raccontare qualcosa di profondo su chi siamo.
Simboli universali
La Pasqua è forse la festa cristiana che più ha assorbito simboli condivisi con altre culture. L’uovo, per esempio, ha una lunga storia anteriore al cristianesimo: nella mitologia egizia e persiana simboleggiava la creazione del mondo. La tradizione delle uova decorate arriva da diverse aree dell’Asia e dell’Europa Orientale, dove ancora oggi si realizzano vere opere d’arte, come le pysanky ucraine, intarsiate con motivi geometrici e simbolici, spesso tramandati di generazione in generazione.
La luce è il cuore simbolico del Sabato Santo. Nel cristianesimo cattolico, la Veglia Pasquale inizia con la benedizione del fuoco nuovo, da cui si accende il Cero Pasquale. Nelle chiese ortodosse, la luce santa arriva ogni anno da Gerusalemme e viene accolta con grida di giubilo. In senso universale, la luce rappresenta la verità, la rinascita e la speranza che rompe l’oscurità.
L’agnello, infine, affonda le sue radici nel rito ebraico della Pesach, che ricorda l’esodo degli ebrei dall’Egitto. In Europa è presente in forme culinarie diverse: arrosto in Grecia, al forno in Italia, in forma di marzapane in Germania. Anche nell’Islam l’agnello ha un valore rituale, sebbene la Pasqua non sia una festività musulmana: ciò dimostra come il simbolo abbia una forza evocativa trasversale.
Il Mediterraneo tra fede, dramma e teatralità popolare
Il bacino del Mediterraneo è da sempre un laboratorio culturale in cui sacro e profano si mescolano in modo spettacolare. La Spagna è l’epicentro di una delle più coinvolgenti celebrazioni pasquali del mondo cristiano: la Semana Santa. In città come Siviglia, Granada o Valladolid, centinaia di confraternite sfilano per le strade con lunghi cortei notturni. I nazarenos, con tuniche monacali e cappucci a punta, marciano al ritmo cadenzato dei tamburi, portando pesanti pasos – vere opere d’arte scolpite – raffiguranti episodi della Passione. La folla osserva in silenzio, spesso commossa. In Andalusia, l’arte religiosa si fa corpo e sangue, diventando una vera drammatizzazione popolare della fede.

In Grecia, la Pasqua ortodossa è la festa più sentita dell’anno. Il sabato sera si celebra la Resurrezione con una messa di mezzanotte: la luce santa si accende nelle mani del sacerdote e viene trasmessa ai fedeli in un gesto di profonda unità. La notte si anima di botti, razzi, grida e canti. Il giorno dopo, si consuma il tradizionale pranzo a base di agnello arrosto, preceduto dalla maghiritsa, una zuppa con frattaglie e limone. La tavola pasquale diventa così momento di socialità, famiglia e radici.
Pasqua ortodossa 2025: quando cade (e perché è una data speciale)
Nel 2025 la Pasqua ortodossa cade domenica 20 aprile, esattamente lo stesso giorno della Pasqua cattolica. Un evento tutt’altro che frequente, che torna ad accadere dopo undici anni: l’ultima volta fu nel 2014, e non si ripeterà prima del 2028. Questa coincidenza tra le due celebrazioni, tanto semplice nel risultato quanto complessa nei presupposti, ha un valore simbolico profondo, specialmente in un tempo in cui si discute sempre più spesso di dialogo ecumenico e unità delle Chiese cristiane.
Le differenze tra Pasqua cattolica e ortodossa derivano da due computi distinti. La Chiesa cattolica segue il calendario gregoriano, introdotto nel 1582 da Papa Gregorio XIII per correggere il disallineamento astronomico del calendario giuliano. La Chiesa ortodossa, invece, continua a utilizzare il calendario giuliano, risalente all’epoca di Giulio Cesare, per calcolare la data della Pasqua. A questo si aggiungono divergenze nelle regole di calcolo: la Pasqua ortodossa deve sempre cadere dopo la Pasqua ebraica (Pesach), in osservanza al racconto evangelico della Resurrezione avvenuta dopo quella festività. Questa regola non è più vincolante per la Chiesa cattolica, che può celebrare la Pasqua anche prima di Pesach.
Il risultato di queste differenze è che le due Pasque raramente coincidono: nella maggior parte degli anni, la Pasqua ortodossa cade una o più settimane dopo quella cattolica. Solo in alcuni anni, i due calcoli si allineano. Dopo il 2025, la prossima coincidenza sarà nel 2028 (il 16 aprile), seguita da altre nel 2031 (13 aprile), 2034 (9 aprile) e 2037 (5 aprile). Tuttavia, si tratta di eccezioni, e non della norma: nel ventennio tra il 2025 e il 2045, la Pasqua sarà celebrata nello stesso giorno solo quattro volte.
Questa rarità rende la Pasqua 2025 particolarmente significativa. Per molti cristiani, si tratta di un’occasione per riflettere sull’unità spirituale che, pur nella diversità dei riti, unisce le confessioni. Dal punto di vista ecumenico, la celebrazione della Resurrezione nello stesso giorno può essere vista come un segno di comunione, anche laddove le differenze teologiche e storiche permangono. In alcune comunità, la data condivisa è anche un’opportunità per promuovere incontri, liturgie comuni o semplicemente uno spirito di maggiore vicinanza tra fedeli di tradizioni diverse.
Anche se non vi è ancora un accordo universale su una data fissa per la Pasqua, il dialogo è aperto: già nel 1997, durante una consultazione austriaca tra rappresentanti ortodossi e cattolici, si discusse della possibilità di armonizzare i criteri per il calcolo. Papa Francesco stesso, in tempi recenti, ha auspicato che si possa arrivare, almeno simbolicamente, a una celebrazione pasquale comune.
Pasqua nelle 20 regioni italiane tra fede, folklore e ricette locali
Tornando alla Pasqua cattolica, l’Italia vive questa celebrazione come un mosaico di emozioni e tradizioni, dove ogni regione contribuisce con un tassello unico a un racconto collettivo fatto di riti antichi, processioni solenni, cibi simbolici e gesti tramandati nei secoli. Da nord a sud, dalle Alpi alle isole, il Bel Paese si veste di sacralità e folklore.
In Valle d’Aosta, le piccole comunità alpine celebrano la Pasqua in intimità, con messe in patois e la benedizione del pane nero di segale. In Piemonte, spicca la Processione delle Macchine a Romagnano Sesia (NO), dove figuranti in costume romano rievocano la Passione tra le vie del borgo. In Liguria, la tradizione si fa marina: a Savona, la “Casaccia dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista” organizza una delle più antiche processioni pasquali, mentre a Genova i canestrelli pasquali fanno capolino nelle pasticcerie.
La Lombardia offre una Pasqua fatta di riti sobri e dolci rituali familiari: la colomba, nata a Milano, è il dolce simbolo per eccellenza. In Trentino-Alto Adige, le tradizioni contadine rivivono nelle decorazioni di uova intarsiate e nei piatti a base di agnello e patate, mentre in Veneto è tipica la benedizione delle uova colorate e della fugassa, una focaccia dolce arricchita con burro e zucchero. In Friuli Venezia Giulia, a Cividale del Friuli si svolge il Gioco del Truc: uova fatte rotolare su una sabbiera come simbolo di rinascita e fortuna.
L’Emilia-Romagna mescola sacro e gastronomia con la rezdora che prepara la torta di riso e la piadina pasquale. A Modena si tengono concerti pasquali in Duomo, mentre a Forlì si benedicono i canestri di cibo nella Processione del Venerdì Santo. In Toscana, a Firenze, esplode lo Scoppio del Carro; ma anche nei borghi come Castiglion Fiorentino e Pienza si tengono rievocazioni scenografiche. Le piazze diventano palcoscenici della fede vissuta con teatralità.
Le Marche celebrano con la Turba di Cantiano, una drammatizzazione della Passione che coinvolge centinaia di figuranti. In Umbria, la spiritualità francescana fa della Settimana Santa un momento intenso, con Assisi che si trasforma in un silenzioso pellegrinaggio sotto le stelle. Il piatto pasquale umbro, con pizza al formaggio, salame e uova, è protagonista delle colazioni della domenica.
Nel Lazio, accanto alla Via Crucis papale al Colosseo, spiccano processioni suggestive nei borghi, come quella di Sezze (LT), dove la Passione viene rappresentata da centinaia di figuranti. A Viterbo si allestiscono tavole simboliche dette sacri pani, in un rituale di offerta. In Abruzzo, a Sulmona, la Madonna corre per la piazza, mentre a Lanciano la Squilla richiama i fedeli al suono delle campane nel silenzio del tramonto.
Il Molise, con borghi come Campobasso e Isernia, custodisce riti intimi e solenni, tra fiaccole, canti e dolci rustici come la pizza di granone. In Campania, la Pasqua è festa sentita: la pastiera è regina della tavola, ma anche il casatiello salato e le palme intrecciate sfilano tra le mani dei fedeli.
In Puglia, a Taranto la Settimana Santa dura giorni e culmina con la processione dei Misteri: i confratelli procedono scalzi e incappucciati per ore. A Noicattaro, le statue escono dalle chiese tra petali e musica. In Basilicata, a Barile (PZ), la Via Crucis Arbëreshe è recitata in albanese, testimonianza delle radici etniche della regione.
In Calabria, a Nocera Terinese si tiene la suggestiva Affruntata, l’incontro tra la Madonna, Gesù risorto e San Giovanni. Le confraternite portano le statue correndo, tra applausi e commozione. In Sicilia, la Pasqua è apice del calendario religioso: a Enna, i 15 Misteri sfilano per ore, a Prizzi i Diavoli in maschera disturbano simbolicamente le celebrazioni, fino a essere “scacciati” dalla resurrezione. A Caltanissetta le figure giganti in cartapesta danzano per la città.
Infine, la Sardegna vive la Pasqua tra antichi riti spagnoleggianti e intima spiritualità. A Iglesias e Alghero, le processioni sono accompagnate da canti in catalano. A Oliena, l’incontro del S’Incontru tra la Madonna e Gesù è celebrato con petali e spari. I dolci tipici come le pardulas e i pani votivi intagliati sono autentiche opere d’arte.
Riti e simbologie dal cuore dell’Europa
In Europa la Pasqua è molto più di una celebrazione religiosa: è un caleidoscopio di simboli che fondono spiritualità, storia e folklore. In Germania, il periodo pasquale è caratterizzato da una vivace atmosfera primaverile. Le città si colorano grazie ai Ostermarkt, i mercatini pasquali, dove artigianato e dolciumi richiamano l’atmosfera natalizia, ma in chiave floreale. Il Osterhase, il coniglio pasquale, ha un’origine legata alla fertilità e alla primavera, e risale a una leggenda tedesca del XVII secolo. Nei giardini, le famiglie appendono Ostereierbaum, alberi pasquali decorati con uova dipinte a mano, mentre i bambini partecipano entusiasti alla Eiersuche, la caccia alle uova, diventata un simbolo transnazionale della festività.
La Polonia, invece, conserva una Pasqua dalla forte impronta liturgica e rituale. Il Sabato Santo è segnato dalla tradizione del Święconka, la benedizione dei cibi: ogni famiglia prepara un cesto ornato con lino, pizzi e fiori contenente alimenti simbolici come l’uovo (vita), il pane (Cristo), il rafano (sofferenza) e l’agnello di zucchero (sacrificio). Il giorno dopo si svolge il Śmigus-Dyngus, un gioco d’acqua dalle origini pagane in cui ragazzi e ragazze si bagnano a vicenda, in un rito di purificazione e buon auspicio per la fertilità.
Nel Regno Unito, la Pasqua ha un tono più leggero e familiare. Oltre alle celebrazioni religiose, si mantiene viva la tradizione delle Hot Cross Buns, panini dolci speziati con uvetta, decorati con una croce di glassa, consumati il Venerdì Santo. I Easter Egg Rolling contests, come quelli dell’Università di Oxford o dell’area verde della Casa Bianca a Washington (ripresi dagli inglesi), vedono adulti e bambini sfidarsi facendo rotolare uova sode lungo una collina, un simbolismo che richiama il rotolare della pietra dal sepolcro di Cristo.
Tradizioni pasquali oltre l’Europa
Nei Paesi non europei, la Pasqua assume spesso sfumature ibride, frutto di sincretismi tra cultura locale e religiosità importata. In Etiopia, ad esempio, la Pasqua – Fasika – è celebrata con grande devozione dalla Chiesa Ortodossa Tewahedo. Dopo 55 giorni di digiuno vegano, i fedeli si riuniscono per una lunga veglia pasquale. Le chiese, spesso scavate nella roccia, risuonano di canti liturgici in ge’ez, antica lingua liturgica. All’alba, la comunità si riunisce per il breaking of the fast, con il doro wat, stufato piccante a base di pollo e uova sode, accompagnato da injera, il tradizionale pane etiope.
Nelle Filippine, la Semana Santa è un mix di pietà popolare e teatralità estrema. Le Pabasa, letture cantate della Passione, risuonano giorno e notte nei quartieri. Alcuni devoti si sottopongono a flagellazioni pubbliche o a crocifissioni simboliche, in una performance che suscita dibattiti ma affonda le radici in un profondo sentimento religioso. Le celebrazioni culminano con la Salubong, l’incontro tra la statua del Cristo risorto e quella della Vergine addolorata, con cori angelici e petali di fiori che piovono sui fedeli.
Negli Stati Uniti, la Pasqua è una festa che si declina tra spiritualità e consumerismo. Le chiese si riempiono per le Sunrise Services, messe all’alba che celebrano la Resurrezione. Ma accanto alla dimensione religiosa si afferma un folklore laico dominato dal Easter Bunny, dai cestini di cioccolato e dalle Easter Parades, come quella iconica di New York sulla Fifth Avenue. Negli ultimi anni si è diffusa anche la sensibilità ambientalista: molte famiglie scelgono uova biologiche e attività che promuovono il contatto con la natura.

Ma ci sono anche Paesi in cui la Pasqua è celebrata senza radici cristiane dirette. In Giappone, per esempio, alcune scuole e famiglie adottano le usanze occidentali come la caccia alle uova e i laboratori creativi per i bambini, pur non legandoli alla dimensione religiosa. In Cina, dove il cristianesimo è minoritario, nei quartieri internazionali di Pechino o Shanghai non è raro trovare pasticcerie che vendono uova di cioccolato, più come richiamo globale che come festa.
In Australia, la Pasqua si svolge all’inizio dell’autunno, e al posto del coniglio pasquale (considerato un animale invasivo), viene celebrato il Bilby, un marsupiale autoctono in via d’estinzione. Le uova decorate sono vendute per sostenere la salvaguardia di questa specie, dando alla festa una nota ambientalista ma anche identitaria.
In Sud America, Paesi come il Brasile e l’Argentina fondono la liturgia con la cultura popolare. A Ouro Preto, in Brasile, le strade si tappezzano di segatura colorata per creare tappeti decorativi su cui sfilano processioni solenni. In Argentina, invece, la Pasqua è vissuta in modo più sobrio ma non per questo meno sentito: le Roscas de Pascua, ciambelle dolci con crema e frutta candita, vengono condivise in famiglia.
In qualunque parte del mondo venga celebrata, la Pasqua conserva la sua forza di rinnovamento, un momento sospeso tra memoria e attesa, tra silenzio e festa. Che sia raccontata attraverso una processione, un piatto condiviso, un gioco d’infanzia o una fiaccolata notturna, questa festività continua a unire le comunità sotto il segno della rinascita, del legame con le radici e della possibilità, ogni anno, di ripartire. Con la luce di una candela o il guscio di un uovo colorato, la Pasqua parla ancora oggi un linguaggio universale. E forse, proprio in questo suo mutare restando sé stessa, risiede il suo mistero più affascinante.