Come un oncologo riduce il rischio di cancro: 5 abitudini chiave
- 09/08/2024
- Popolazione
L’oncologo Mikkael A. Sekeres ha condiviso le sue abitudini per ridurre il rischio di cancro. Autore di diversi libri e professore di Ematologia presso il Sylvester Comprehensive Cancer Center dell’Università di Miami, l’oncologo ha pubblicato sul Washington Post 5 consigli che lui segue personalmente per allontanare il cancro, data la sua storia familiare fortemente segnata da questa malattia. Sua madre ha un cancro ai polmoni, mentre suo zio e sua nonna materna sono stati colpiti dalla leucemia. Dal lato paterno, il nonno ha avuto un tumore alla prostata e la nonna un cancro alle ovaie.
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Questa storia familiare ha motivato Sekeres non solo a intraprendere la carriera di oncologo, ma anche a fare scelte di vita mirate alla prevenzione.
Quasi la metà dei tumori, infatti, è prevenibile. Uno studio dell’American Cancer Society pubblicato a luglio ha stimato che, nel 2019, negli Stati Uniti, il 40% delle nuove diagnosi di cancro negli adulti sopra i 30 anni era dovuto a un rischio modificabile.
Ecco le cinque importanti misure che l’oncologo adotta per ridurre il rischio di cancro.
Protezione solare rigorosa
La prima abitudine che Sekeres segue riguarda la protezione solare. Durante gli studi di medicina, ha assistito a una lezione illuminante in cui il professore ha mostrato due foto: una di un uomo anziano con la pelle liscia, simile alla porcellana perché aveva evitato il sole per tutta la vita; l’altra di una donna più giovane, che trascorreva molto tempo al sole, con il viso ricoperto di rughe e un aspetto molto più invecchiato dell’uomo.
Questa lezione, seguita da un approfondimento sui tumori della pelle, ha spinto l’oncologo ad adottare misure preventive rigorose. Sekeres applica quotidianamente una protezione solare su viso e corpo, soprattutto quando prevede di esporsi al sole. Tiene sempre la protezione solare in macchina, per ogni evenienza e segue le raccomandazioni dei Centers for Disease Control and Prevention quando trascorre più di 30 minuti all’aperto, indossando un cappello, occhiali da sole, una maglietta a maniche lunghe e applicando una crema solare con un fattore di protezione di almeno 15.
Con buona pace dei negazionisti della crema solare. Il rifiuto delle protezioni solari, spiega all’Adnkronos Salute Giuseppe Argenziano, presidente Sidemast (Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse), “più che una moda direi che è un atteggiamento paranoico che purtroppo, come per i no-vax e i no-farmaci, può essere molto pericoloso”. Il punto è che “il 90% dei tumori della pelle sono collegati alle scottature solari e quindi il filtro solare rappresenta un buon compromesso tra voglia di sole e prudenza.
L’importanza della crema solare è supportata da uno studio del 2019, che ha rivelato come la radiazione ultravioletta sia il secondo fattore più importante nelle nuove diagnosi di cancro negli uomini (circa il 6% dei casi) e il quinto nelle donne (circa il 4% dei casi). Non sorprende che la maggior parte delle diagnosi di melanoma e tumore alla pelle non melanoma (cancro della pelle a cellule basali e squamose) siano state attribuite alla radiazione UV. Sekeres sottolinea anche l’importanza di evitare i lettini abbronzanti. Il rischio di melanoma aumenta del 75% nelle persone che si sottopongono a trattamenti di abbronzatura artificiale prima dei 35 anni, con un rischio proporzionale agli anni di utilizzo e al numero di sedute.
La Fondazione AIRC conferma l’importanza di queste precauzioni, sottolineando che i raggi ultravioletti (UV) a cui ci esponiamo quando siamo all’aperto possono avere effetti nocivi non solo sulla pelle, ma anche su occhi e labbra. Nello specifico, è stato calcolato che la maggior parte dei casi di melanoma (dal 65% a oltre il 90%) è dovuta a una scorretta esposizione al sole.
Alcol (quasi) bandito
Tasto dolente per molti italiani, soprattutto per i più giovani. Infatti, come risulta dall’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia, edizione 2024, realizzata da Laboratorio adolescenza e Istituto di ricerca Iard, con il supporto operativo di Mediatyche Srl, oltre 7 ragazzi su 10 si sono ubriacati almeno una volta.
Non colpisce tanto la frequenza, quanto l’idea che gli effetti della sbronza finiscano nel giro di qualche ora, ignorando le conseguenze che l’assunzione di alcol ha sul corpo. Un’incoscienza che non va imputata ai giovani, ma alla cultura italiana che, anche per interessi economici, fa una netta separazione tra le droghe (ora anche la cannabis light) e l’alcol. Già la distinzione linguistica alcol-droghe la dice lunga su quanto, tutto sommato, l’alcol venga concepito come qualcosa di innocuo.
Il consumo di alcolici è il quarto fattore più importante per le nuove diagnosi di cancro negli uomini (circa il 5% dei casi) e il terzo nelle donne (circa il 6% dei casi). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, collegati all’assunzione di alcol non sono solo i tumori della cavità orale o dell’esofago: il maggior numero di diagnosi di tumore collegate al consumo eccessivo di alcolici riguarda il cancro al seno, con oltre 44 mila casi negli Stati Uniti nel 2019 (circa 6.000 in Italia).
Non si tratta di demonizzare l’alcol o il proverbiale “bicchiere di vino rosso a tavola”. Sekeres ammette di apprezzare una birra fresca mentre guarda il baseball in estate o il football in inverno, ma limita l’assunzione di alcolici a 1-2 drink a settimana.
Il rischio di cancro in relazione al consumo di alcol è, infatti, dose-dipendente: più si beve, più è alto il rischio di cancro. Anche coloro che bevono un drink al giorno hanno un maggior rischio di sviluppare alcuni tumori, seppur contenuto.
No al fumo, le sigarette sono “bastoncini per il cancro”
La terza abitudine cruciale seguita dall’oncologo per ridurre il rischio di cancro è l’astensione dal fumo. L’impegno di Sekeres contro il fumo iniziò quando aveva solo 10 anni. Tentò di modificare il rischio di cancro di sua madre cercando di convincerla a smettere di fumare: su incoraggiamento della sua insegnante di scienze di quinta elementare, sostituì le sigarette della madre con pezzi di carta arrotolati sui quali aveva scritto “bastoncini per il cancro”. Purtroppo, questo sforzo si rivelò vano di fronte alla dipendenza dalla nicotina della madre. L’intervento dell’insegnante ebbe però un impatto duraturo su Sekeres, che non ha mai iniziato a fumare.
Questa scelta si è rivelata cruciale, considerando che negli Stati Uniti il fumo di sigaretta è stato il fattore che ha contribuito più di tutti a nuove diagnosi di cancro negli adulti sopra i 30 anni. Al fumo è stato attribuito l’86% delle diagnosi di cancro ai polmoni, il 54% dei tumori all’esofago, e circa il 51% di tumori alla vescica, oltre a molti altri tipi di tumori.
C’è però una buona notizia: smettere di fumare riduce progressivamente il rischio di ammalarsi, fino a riportarlo ai livelli dei non fumatori. Secondo quanto riportato dal Ministero della Salute, dopo 10 anni il rischio di tumore ai polmoni si dimezza e diminuisce anche il rischio di tumori alla bocca, alla gola, all’esofago, alla vescica, al collo dell’utero e al pancreas.
Mezz’ora di esercizio fisico al giorno
Tra le cinque abitudini dell’oncologo per ridurre il rischio di tumore c’è l’esercizio fisico quotidiano. Sekeres si impegna a fare esercizio fisico ogni giorno per 30 minuti. Riconoscendo la difficoltà di inserire l’attività fisica in una giornata impegnativa, ha adottato una strategia efficace: inizia la giornata con l’attività fisica, svegliandosi un po’ prima del solito. Utilizza una cyclette posizionata vicino alla sua camera da letto e, mentre pedala, approfitta per controllare notifiche e social. In questo modo, l’oncologo americano è sicuro che, indipendentemente da come si svilupperà il resto della giornata, avrà già fatto qualcosa di buono per la sua salute.
L’importanza di questa abitudine è supportata da uno studio recente condotto su oltre 60 mila adulti, che ha mostrato risultati significativi. Chi svolge esercizio fisico per due o più ore a settimana ha un rischio inferiore del 26% di sviluppare tumori alla testa e al collo, un rischio inferiore del 20% di sviluppare cancro ai polmoni, e un rischio inferiore dell’11% di sviluppare il tumore al seno. È interessante notare che lo studio ha anche rilevato tassi leggermente più elevati di melanoma e tumore alla prostata tra chi fa esercizio regolare, un dato che merita ulteriori approfondimenti.
L’American Cancer Society fornisce raccomandazioni specifiche per l’attività fisica settimanale al fine di ridurre il rischio di tumore al seno, colon, endometrio e altri. Suggerisce 150-300 minuti di esercizio di intensità moderata (come camminare a passo svelto o andare in bicicletta a meno di 16 chilometri all’ora), oppure 75-150 minuti di esercizio a intensità elevata (come correre o andare in bicicletta a una velocità superiore ai 16 chilometri orari).
Per questo, qualsiasi italiano deve sperare che la proposta di inserire l’attività fisica come spesa detraibile nella dichiarazione dei redditi diventi legge. Il fatto che il “ddl Sbrollini” sia stata approvata da tutti i partiti nella X Commissione fa ben sperare.
Mangiare bene (non è scontato)
L’ultima, ma non meno importante, abitudine seguita e promossa da Sekeres riguarda l’alimentazione. La ricerca ha scoperto un’associazione tra cancro al colon e retto con il consumo di carne rossa o lavorata e il basso consumo di fibre e calcio. Consumare poca frutta e verdura è, invece, associato a tumori della cavità orale.
L’oncologo evita diete restrittive o più porzioni di uno stesso tipo di alimento al giorno. Ha eliminato completamente le bevande zuccherate, mangia frutta o verdura a pranzo e a cena, e limita l’assunzione di carne rossa a una o due volte a settimana. Inoltre, mangia raramente al fast food ed evita le carni lavorate.
Sekeres sottolinea che i rischi legati a un’alimentazione scorretta non si limitano al cancro, ma riguardano anche molte altre malattie croniche, come quelle cardiovascolari e metaboliche. L’Oms ha inoltre stilato un decalogo su come e cosa mangiare in estate per ridurre il rischio di infezioni.
Una categoria di alimenti a cui prestare particolare attenzione sono i cibi ultraprocessati: oltre a essere nocivi a lungo termine per la salute, questi possono perfino creare dipendenza in chi li consuma.
Se siete arrivati fin qui, è perché volete avere un approccio proattivo che tuteli la vostra salute. Ora, non vi resta che seguire le cinque abitudini dell’oncologo americano per ridurre il rischio di cancro. E nel frattempo, perché no?, sperare che ci siano ulteriori progressi nella diagnosi del cancro con l’intelligenza artificiale.
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