Nasa, i nomi della prima donna, del primo afroamericano e del primo non americano sulla Luna spariscono dal sito
- 28/03/2025
- Mondo Popolazione
La Nasa ha rimosso i nomi della prima donna, del primo afroamericano e del primo cittadino non americano dalla descrizione del programma Artemis. E se è vero, come insegna Nanni Moretti, che “le parole sono importanti”, quello che sta accadendo negli Usa merita una riflessione approfondita.
Dopo aver vietato una sfilza di termini ‘inclusivi’ nei documenti ufficiali, il presidente Trump ha (indirettamente) cancellato i riferimenti a Christina Hammock Koch, Victor Glover e Jeremy Hansen, tre dei quattro astronauti che saliranno a bordo della capsula Orion per la missione Artemis 2. La revisione è in linea con la politica del tycoon che ha dichiarato guerra a tutto ciò che è Dei (Diversity, Equity and Inclusion) o può anche solo vagamente rimandare all’inclusività.
Non a caso i tre astronauti saranno rispettivamente la prima donna, il primo afroamericano e il primo non americano (canadese) sulla Luna. Eliminato anche il nome dell’ultimo componente dell’equipaggio, lo statunitense Reid Wiseman, che sarà il comandante della missione.
Artemis, cosa è cambiato dal 2019 ad oggi
Una rivoluzione evidente, se si pensa che i piani della Nasa di portare la prima donna e il primo uomo di colore sulla Luna risalgono al 2019, quasi come una prerogativa del progetto Artemis. In quel periodo alla Casa Bianca c’era Donald Trump, la cui amministrazione aveva selezionato i 18 candidati astronauti che avrebbero partecipato al programma. Trattandosi di una permanenza a lungo termine, si era scelto di avere una composizione quanto più eterogenea e internazionale possibile. Si era tenuto conto di diversità e inclusione, ma da allora tante cose sono cambiate.
Il secondo mandato di Trump è iniziato con un piglio molto più aggressivo del primo sia sotto il profilo commerciale, che sotto il profilo sociale dove i tagli disposti dal Doge di Elon Musk rischiano di segnare il destino di milioni di persone nel mondo. I dipartimenti dedicati alle politiche Dei sono stati chiusi e anche le aziende private si stanno liberando degli uffici nati per promuovere l’inclusività.
Fino a venerdì 21 marzo, il sito dell’Agenzia spaziale statunitense scriveva: “La Nasa porterà sulla Luna la prima donna, la prima persona di colore e il primo astronauta internazionale usando tecnologie innovative per esplorare la superficie lunare come mai prima”. Poi il testo è cambiato e i riferimenti ‘inclusivi’ sono stati eliminati dalla descrizione del progetto Artemis. La stessa Nasa conferma che dietro queste modifiche c’è la mano (in)visibile di Donald Trump.
Il ruolo di Trump, di Musk e la scelta di Jared Isaacman
“In linea con l’ordine esecutivo del Presidente, stiamo aggiornando il nostro linguaggio riguardo ai piani di invio di equipaggi sulla superficie lunare come parte della campagna Artemis della Nasa”, ha spiegato un portavoce della Nasa aggiungendo: “Non vediamo l’ora di saperne di più sui piani dell’amministrazione Trump per la nostra agenzia e di espandere l’esplorazione della Luna e di Marte a beneficio di tutti”.
La rivoluzione anti-inclusività del nuovo corso repubblicano riguarda la nato molto da vicino. Non si tratta solo dei nomi cancellati dalla descrizione di Artemis, ma di quelli scelti da Donald Trump nei ruoli manageriali. Dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, il tycoon ha messo a capo della Nasa il miliardario Jared Isaacman,ammiratore di Elon Musk e cliente di SpaceX.
Fu proprio Artemis a lanciare il futuro braccio destro di Trump nell’orbita della Nasa. Negli anni il programma lunare ha incontrato molte difficoltà, quasi tutte legate al lanciatore scelto per la missione, lo Space Launch System sviluppato dalla Nasa (costato 23 miliardi), ribattezzato dai suoi detrattori “Senate Launch System”. La poca efficienza e la vecchia tecnologia usata dal Sls hanno spalancato le porte a Elon Musk, il cui sogno più grande è sempre stato quello di portare l’uomo su Marte.
Dopo il ritiro dello Shuttle, nel 2011, la Nasa non aveva più la capacità di trasportare autonomamente astronauti e rifornimenti nello spazio.
Per questo, pur approvando il primo progetto Artemis, il presidente Obama inaugurò la liberalizzazione dei servizi spaziali, attirando la giovane SpaceX. L’azienda di Elon Musk fu accolta come la rinascita del sogno spaziale americano grazie alle sue componenti riutilizzabili e al conseguente abbattimento dei costi. Da allora, SpaceX è diventata quasi un’azienda monopolistica che vanta una partnership con il Dipartimento della difesa.
La nomina di Jared Isaacman è la naturale conseguenza di questa storia, qui riassunta molto brevemente. Ma quali saranno le conseguenze e perché la Nasa ha seguito le nuove indicazioni di Trump? Iniziamo dall’ultima domanda.
Perché le aziende Usa abbandonano la Dei
Le big Usa stanno abbandonando i programmi di Diversity, equity and inclusion sia per motivi economici che per motivi legali. Sotto il primo aspetto, bisogna considerare che gli elettori sono anche consumatori, e se hanno preferito un programma conservatore, le idee progressiste diventano poco appetibili per il mercato.
L’aspetto legale, invece, ruota attorno a una sentenza della Corte Suprema americana del 29 giugno 2023. La pronuncia ha rappresentato un cambiamento significativo nelle politiche di ammissione delle università americane, in particolare riguardo alle azioni affermative. Questo termine si riferisce a programmi e pratiche che mirano a favorire l’accesso all’istruzione superiore per studenti appartenenti a minoranze etniche o razziali generando quella che la Corte definisce una “discriminazione inversa”.
I giudici hanno ritenuto che le politiche di ammissione di alcune università favorissero determinati gruppi etnici a scapito di altri, in particolare penalizzando gli studenti bianchi e asiatici-americani. È emerso che gli studenti asiatici, ad esempio, dovevano ottenere punteggi significativamente più alti nei test di ammissione rispetto ai loro coetanei afroamericani per avere le stesse possibilità di essere accettati.
In questo contesto di incertezza (che emerge anche dalle parole del portavoce Nasa quando dice: “non vediamo l’ora di saperne più”), molte aziende stanno facendo un passo indietro sulle politiche Dei, che inoltre, non sono più oggetto di finanziamento pubblico.
Per approfondire: Apple in controtendenza, non chiude il programma DEI: in cosa consiste
La cancel culture di Trump
La rivoluzione repubblicana non risparmia nessuno. Anche il Pentagono ha eliminato dal web migliaia di foto che riportavano soldate donne o soldati di colore. Non sono più visibili quelle del Women’s Army Corps, con cui dal 1942 le donne sono entrate nell’esercito, così come quelle del Tuskegee Airmen, ramo militare composto da piloti afroamericani che hanno combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Donald Trump sta promuovendo la cancel culture tanto cara ai suoi nemici della cultura ‘Woke’. L’amministrazione repubblicana cancella parole e vieta ogni riferimento (anche indiretto) all’inclusione in nome della “libertà di espressione”.
Sia chiaro: nulla cambierà nel piano della Nasa. Sulla capsula Orion, per la missione Artemis 2, ci saranno Christina Hammock Koch, Victor Glover e Jeremy Hansen e Reid Wiseman. D’altra parte, come dimostrano diversi studi, le parole hanno effetti concreti, che si tratti di lingua parlata, di documenti ufficiali o di una descrizione sul sito. Ciò che leggiamo, sentiamo, viviamo fa di noi le persone che siamo.