Natalità, residenza genitori come luogo di nascita del figlio: la proposta di legge
- 05/01/2024
- Popolazione
Un solo articolo di legge per permettere di ‘nascere’ ufficialmente nel comune o paese di residenza dei genitori, anche se non dotato di una struttura per il parto. Questa è la proposta di legge presentata alla Camera, a firma di Riccardo Marchetti (Lega). L’iniziativa riguarda la ricerca di una soluzione alla sospensione di diversi punti nascita sul territorio nazionale. Da 600 nel 2010 a meno di 400 nel 2022: i punti nascita si sono ridotti radicalmente e alcuni non raggiungono neanche le 500 nascite annue raccomandate.
L’obiettivo della norma, come spiega lo stesso Marchetti, deputato di Umbertide, in Umbria, è quello “di far fronte a fenomeni di disaffezione e spopolamento dei piccoli comuni”. Ma non solo. Recarsi fuori dal proprio comune di residenza per partorire ha fatto sì che alcune città non fossero più presenti sui documenti di riconoscimento, rischiando che questi luoghi, oltre ad essere semi deserti, rischino di entrare in un dimenticatoio totale.
La proposta di legge
Ecco allora la proposta di legge messa in campo a Montecitorio: “Ai fini della formazione dell’atto di nascita – si legge nel testo visionato dall’AdnKronos -, può essere indicato quale comune di nascita del figlio quello di residenza dei genitori, nel caso in cui quest’ultimo sia sprovvisto di punti nascita, purché i comuni appartengano alla medesima regione”. “Nel caso in cui i genitori non risiedano nello stesso comune, salvo diverso accordo tra di loro, è inteso quale comune di nascita del figlio il comune di residenza della madre”, è quanto viene ancora previsto.
I punti nascita in Italia
Il 2024, nella sua prima settimana, ha registrato poche nascite. Nonostante la corsa alla mezzanotte per “aggiudicarsi” il titolo di “primo nato dell’anno”, alcuni di questi bambini, in diversi punti nascita, rischiano di essere anche gli ultimi nati in alcuni comuni del territorio.
A dimostrarlo è il San Leopoldo Mandic di Merate, in provincia di Lecco, in Lombardia, che nel 2023 ha registrato 193 nascite, meno della metà di quelle del 2021, pari a 490. Il minimo richiesto dalle raccomandazioni ministeriali è di 500 nascite l’anno. Se inferiori, per due anni successivi, il punto nascita rischia di essere sospeso, portando così alla totale mancanza di un servizio indispensabile, anche per una piccola realtà territoriale.
Se pure la proposta di legge non possa ottemperare a questo calo demografico, potrebbe restituire ai genitori l’orgoglio territoriale di “far nascere”, anche se non letteralmente, il proprio figlio sul territorio di residenza in cui hanno scelto di vivere.
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