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Nascite ancora in calo, lo scenario a 20 anni: cosa dice l’Istat
- 07/07/2023
- Popolazione
Nascite ancora in consistente calo. E una proiezione di scenario, a 20 anni, che espone l’Italia al rischio di avere sempre meno giovani e una popolazione in età da lavoro sempre più ridotta. Il rapporto 2023 dell’Istat conferma tutte le preoccupazioni rispetto all’attuale trend demografico.
I dati sulle nascite
Nel primo quadrimestre 2023 le nascite in Italia, pari a 118mila unità, continuano a diminuire: -1,1 per cento sul 2022, -10,7 per cento sul 2019. Per quanto riguarda i decessi si assiste invece a una decisa inversione della tendenza negativa che aveva drammaticamente interessato il precedente triennio: sono 232mila nei primi quattro mesi del 2023, 21mila in meno sul 2022, 42mila in meno rispetto al 2020 e quasi 2mila unità in meno rispetto al 2019. Il 2022 si contraddistingue per un nuovo record del minimo di nascite (393mila, per la prima volta dall’Unità d’Italia sotto le 400mila) e per l’elevato numero di decessi (713mila). Dal 2008, anno di picco relativo della natalità, le nascite si sono ridotte di un terzo. Il saldo naturale è diminuito in modo progressivo nel corso del tempo, toccando il minimo nel biennio 2020-2021, quando si è registrata una riduzione di oltre 300mila individui in media annua. A questo si aggiunge, nel 2022, un ulteriore decremento di 321mila unità, che porta quindi, in soli tre anni, alla perdita di quasi un milione di persone (957mila unità).
Il calo delle nascite tra il 2019 e il 2022 (27mila unità in meno), rileva il rapporto Istat, dipende per l’80% dal cosiddetto “effetto struttura”, ovvero dalla minore numerosità e dalla composizione per età delle donne. Il restante 20 per cento è dovuto, invece, alla minore fecondità: da 1,27 figli in media per donna del 2019 a 1,24 del 2022. L’evoluzione di periodo del numero medio di figli per donna in Italia continua a essere fortemente condizionato dalla posticipazione della genitorialità verso età più avanzate. L’età media al parto per le donne residenti in Italia, aumentata di un anno dal 2010 al 2020, è stabile negli ultimi due anni e pari a 32,4 anni.
Lo scenario a 20 anni
Entro i prossimi venti anni in Italia vi sarà una riduzione consistente della popolazione in età di studio e di lavoro. Tuttavia, la contrazione della platea di studenti può essere mitigata dalla diminuzione degli abbandoni nelle scuole secondarie superiori e da un aumento dei tassi di partecipazione all’istruzione universitaria.
Secondo il Rapporto, tra il 2021 e il 2050 in Italia si stima una riduzione della popolazione residente pari a quasi 5 milioni, fino a poco più di 54 milioni. Continuerà il processo di invecchiamento (nel 2023 l’età mediana, 48,3 anni, è la più elevata tra i Paesi Ue27) e la struttura per età della popolazione cambierà in gran parte già nel periodo 2021-2041, quando la fascia di età fino ai 24 anni si ridurrà di circa 2,5 milioni (-18,5 per cento) e quella tra i 25 e i 64 anni di 5,3 milioni (-16,7 per cento). Al contrario crescerà di quasi un milione la popolazione tra i 65 e 69 anni (+27,8 per cento) e di 3,8 milioni (+36,2 per cento) quella di 70 anni e più, che nel 2041 comprenderà la generazione del baby boom. Considerando la popolazione tra 0 e 24 anni e l’impatto sul sistema dell’istruzione, nel 2041 si prevede una riduzione minima (il 5,3 per cento) per i bambini tra 0 e 5 anni, un calo di oltre il 25% per i giovani tra 11 e 18 anni (in istruzione secondaria), e di poco inferiore al 20 per cento per le fasce d’età corrispondenti all’istruzione elementare (6-10 anni) e universitaria (19-24 anni). Con riferimento alla popolazione in età di lavoro, e considerando la tendenza all’innalzamento dell’età pensionabile, per la classe 25-69 anni la riduzione sarà pari al 12,3 per cento. Sul territorio, l’entità della riduzione sia delle fasce d’età giovani sia di quelle in età di lavoro sarà maggiore nel Mezzogiorno (in Basilicata si stima una contrazione pari o superiore al 30 per cento per la fascia d’età 25-64 anni e 0-24 rispettivamente), mentre il Centro-Nord sarà favorito dalla dinamica migratoria in ingresso.
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