Lombardia, secondo Pil più alto nell’Eurozona (ma profonde disuguaglianze)
- 3 Settembre 2025
- Popolazione
Cha la Lombardia sia il traino economico dell’Italia è cosa risaputa, meno scontato, invece, è ciò che emerge dai dati Eurostat 2023, secondo cui la Lombardia è la seconda regione con il Pil più alto dell’Eurozona, dietro solo all’Île-de-France, con un prodotto interno lordo di 490,1 miliardi di euro. Il gap con la prima classificata è enorme, dal momento che la regione parigina, nel 2023, ha raggiunto un Pil di 860,1 miliardi di euro.
Cosa significano questi valori per chi in Lombardia ci vive e cosa rappresentano per il resto d’Italia? Facciamo il punto.
Un gigante economico travestito da regione
Numeri alla mano, la Lombardia rimanda al concetto di πόλις (pronunciato pólis): nella Grecia antica esistevano le città-Stato, oggi ci sono alcune regioni che, nonostante abbiano molto meno territorio a disposizione, hanno la potenza economica di uno Stato.
Basti pensare che, se considerata come Stato indipendente, la regione Lombardia si collocherebbe al decimo posto in Europa per volume di Pil, superando Paesi come Austria, Danimarca e Finlandia. Anche il Pil pro-capite vedrebbe la regione al decimo posto, appena sotto la Germania e la Finlandia, ma ben al di sopra della Francia.
Passando ai dati pubblicati quest’anno dall’Osservatorio delle Libere Professioni, la Lombardia contribuisce al 23% del Pil nazionale nonostante rappresenti il 16% della popolazione italiana. Un dato che certifica la concentrazione produttiva della regione e consolida il successo nell’Eurozona.
La crescita economica lombarda dimostra inoltre una resilienza invidiabile. Secondo l’analisi di Assolombarda, tra il 2019 e il 2023, periodo che include l’impatto devastante della pandemia, la regione ha registrato un incremento del 6,7%, distanziando nettamente Italia (+4,6%), Spagna (+3,6%), Francia (+2,4%) e Germania (+0,5%).
La ricetta lombarda: manifattura, servizi e posizione strategica
Il successo lombardo poggia sia sulla produzione industriale e sul settore dei servizi, una diversificazione che rende la regione meno vulnerabile alle crisi settoriali e più resiliente agli shock economici esterni.
La posizione geografica aggiunge un ulteriore vantaggio competitivo. La Lombardia si trova al centro di quello che gli economisti definiscono il “corridoio europeo”, l’asse che collega Rotterdam ad Amburgo passando per le Alpi. Una collocazione che ne fa il naturale punto di snodo tra l’economia tedesca e quella mediterranea.
Il mercato del lavoro lombardo dimostra anche una importante dinamicità: tra il 2019 e il 2023 ha registrato una riduzione dei disoccupati del 28,8%, posizionandosi al quinto posto in Europa per tasso di occupazione tra le dieci regioni comparabili, secondo i dati di Assolombarda. Anche la disoccupazione giovanile ha segnato un calo del 10,5% nello stesso periodo.
Il paradosso del benessere: quando il successo economico incontra il carovita
Dietro i numeri scintillanti del Pil lombardo si nasconde però un paradosso che tocca la vita quotidiana di milioni di residenti. La ricchezza prodotta dalla regione non si traduce automaticamente in benessere economico per chi in Lombardia vive e lavora. Milano, epicentro dell’economia regionale, è un emblema di questa contraddizione.
La capitale economica italiana registra infatti costi abitativi tra i più elevati d’Europa. L’affitto di un monolocale in centro città può superare i 1.200 euro mensili, mentre nelle zone semicentrali oscilla tra gli 800 e i 1.000 euro. Per una famiglia che cerchi un trilocale, il canone di affitto può facilmente raggiungere i 2.000-2.500 euro al mese nelle aree più ambite.
Il fenomeno non riguarda solo Milano. Bergamo, Brescia, Como e Varese hanno visto crescere vertiginosamente i prezzi immobiliari, spinti dalla domanda generata dal dinamismo economico locale. Un appartamento di 80 metri quadri a Bergamo costa oggi circa il 30% in più rispetto al 2019, mentre a Brescia l’incremento si aggira attorno al 25%.
Il costo della vita in Lombardia supera sistematicamente la media nazionale: dalla spesa alimentare (+15% rispetto al Sud Italia) ai trasporti, dai servizi alla ristorazione. Una famiglia lombarda spende mediamente 400-500 euro in più al mese rispetto a una pugliese o siciliana per mantenere lo stesso tenore di vita. Il risultato è un effetto forbice che penalizza soprattutto i redditi medi: chi guadagna 35-40.000 euro lordi annui – stipendio considerato dignitoso nel resto d’Italia – fatica a mantenere una famiglia nelle principali città lombarde. I giovani laureati, pur trovando opportunità professionali interessanti, spesso devono accettare compromessi abitativi significativi o continuare a vivere con i genitori ben oltre i trent’anni.
Paradossalmente, la ricchezza della Lombardia genera anche disuguaglianze interne più marcate. Mentre i dirigenti e i professionisti di alto livello beneficiario pienamente del dinamismo economico regionale, i lavoratori con contratti precari o salari standard si trovano schiacciati tra opportunità di lavoro e insostenibilità dei costi. Una contraddizione che nemmeno il (quasi) primato economico europeo riesce a risolvere.
Per approfondire come cambiano i consumi nel nostro Paese: Consumi Italia, Paese spaccato: a Milano più del doppio rispetto a Foggia
Il confronto con l’Île-de-France: perché sono due mondi diversi
La sfida per il primato europeo si gioca tutta tra Milano e Parigi, tra Lombardia e Île-de-France. La regione francese mantiene saldamente il primo posto con i suoi 860,1 miliardi di euro secondo i dati Eurostat 2023, cifra che testimonia il potere di attrazione della capitale transalpina. Tuttavia, il divario, seppur consistente, non ridimensiona l’eccezionalità del risultato lombardo.
L’Île-de-France beneficia infatti di quella che economisti e geografi chiamano “l’effetto capitale”: la concentrazione di istituzioni politiche, finanziarie e industriali in un’unica area metropolitana genera economie di scala difficilmente replicabili altrove. Parigi non è solo il cuore amministrativo della Francia, ma anche il cuore della sua economia.
Al contrario, la Lombardia rappresenta un sistema policentrico dove Milano dialoga con Bergamo, Brescia con Varese, creando una rete produttiva che trasforma l’intera regione in un laboratorio economico diffuso. E, soprattutto, non beneficia dell’effetto capitale.