L’occupazione femminile cruciale contro il declino demografico
- 05/12/2023
- Popolazione
Il persistente declino delle nascite in Italia è un tema di crescente preoccupazione, e la Svimez propone una soluzione chiara: implementare politiche attive di conciliazione dei tempi di vita e lavoro e rafforzare i servizi di welfare. Cuore di questa strategia è il potenziamento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno, considerato cruciale per invertire la tendenza demografica in atto.
Le regioni meridionali si trovano al di sotto della media europea per l’occupazione femminile, con dati allarmanti per la Campania (31%), la Puglia (32%) e la Sicilia (31%). Mentre le regioni del Centro-Nord si avvicinano alla media dell’UE, il divario con i Paesi scandinavi e la Germania (78,6%) rimane significativo.
La carenza di servizi di conciliazione, soprattutto per la prima infanzia, emerge come una delle principali sfide. Questa mancanza penalizza le donne nel mondo lavorativo, con particolare impatto sulle madri nel Mezzogiorno.
Persistenza del gender gap nel mercato del lavoro italiano
Il divario di genere nel mercato del lavoro in Italia rimane una questione di rilevanza critica, con il Mezzogiorno che emerge come un punto di particolare allarme. Le regioni del Sud occupano le posizioni più basse nella classifica europea per il tasso di occupazione femminile, evidenziando sfide strutturali che richiedono un’attenzione urgente.
Nel Mezzogiorno, sette donne su dieci risultano non lavorare, portando il tasso di occupazione femminile al 57,3% a livello nazionale, al di sotto della media europea del 65%. Questi dati sottolineano l’urgenza di affrontare il problema della disparità di genere nel mondo del lavoro.
A livello globale, il 40% delle donne in Italia vive in contesti fortemente discriminatori secondo il SIGI (Social Institutions and Gender Index). Le diseguaglianze emergono nella distribuzione del lavoro retribuito, contribuendo alla segregazione lavorativa orizzontale e verticale, con conseguenti differenziali salariali. Questo bias di genere è solo la punta dell’iceberg di più ampie disparità socio-economiche uomo/donna, che impattano le libertà civili e personali.
La differenza nei tassi di occupazione tra donne single e madri è evidente. Nel Mezzogiorno, una donna single ha un tasso del 52,3%, che diminuisce al 41,5% per le madri di figli tra i 6 e i 17 anni, scendendo ulteriormente al 37,8% per le madri con bambini sotto i 5 anni. A confronto, al Centro-Nord, il tasso per le madri con figli sotto i 5 anni è del 65,1%, mentre i padri presentano un elevato 82,1%.
La carenza di servizi all’infanzia e istruzione primaria nel Mezzogiorno rappresenta una delle principali sfide, influenzando negativamente la partecipazione femminile al mercato del lavoro e accentuando i divari di genere e territoriali.
Gravi ritardi nell’offerta di servizi per la prima infanzia nel Mezzogiorno
I gravi ritardi nell’offerta di servizi per la prima infanzia nel Mezzogiorno italiano rappresentano una sfida critica che va oltre la sfera educativa, influenzando la crescita dei bambini e le opportunità future. L’analisi dei dati sui posti nido autorizzati per 100 bambini tra 0-2 anni nel 2020 evidenzia disparità significative, sollevando interrogativi sull’efficacia degli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per colmare queste lacune.
Regioni come Campania, Sicilia, Calabria e Molise presentano un numero estremamente limitato di posti nido autorizzati (6,5, 8,2, 9 e 9,3 rispettivamente per 100 bambini). Questi dati rivelano una distanza considerevole dall’obiettivo del Livello Essenziale di Prestazione dei posti autorizzati da raggiungere entro il 2027, fissato al 33%. Gli investimenti del PNRR, sebbene mirino a colmare tali lacune, sollevano preoccupazioni riguardo alla loro efficacia, in quanto non sono stati programmati sulla base di una mappatura territoriale dei fabbisogni di investimento.
Criticità nell’Attuazione del Piano Asili Nido
Il Rapporto Svimez rivela diverse criticità nell’attuazione del Piano Asili Nido, evidenziando una distribuzione disomogenea delle risorse assegnate ai Comuni. Dei 3,4 miliardi assegnati, solo il 36% al Sud è stato messo a gara, mentre nel Centro-Nord questa percentuale sale al 51%. Queste disparità amministrative possono compromettere la tempestività e l’efficacia dell’implementazione delle infrastrutture necessarie.
La recente riduzione degli obiettivi del PNRR per i nuovi posti asili nido, passati da 248 mila a 150 mila, solleva ulteriori preoccupazioni sulla possibilità di raggiungere il target europeo del 33%. La simulazione della Svimez suggerisce che, anche superando le difficoltà attuative, le attuali ripartizioni delle risorse non consentirebbero di raggiungere il LEP in regioni come Sicilia e Campania.
Disparità anche nella Scuola Primaria
Le disparità nella fornitura di servizi educativi si estendono alla scuola primaria. Solo il 21,2% degli allievi nel Mezzogiorno frequenta una scuola primaria con mensa, in contrasto con il 53,5% nel Centro-Nord. La presenza di palestre nelle scuole primarie è altrettanto disomogenea, con solo il 33,8% nel Mezzogiorno rispetto al 45,8% nel Centro-Nord.
Questi divari nella fornitura di servizi educativi generano impatti negativi diretti sulla performance degli studenti e indiretti sulle famiglie e sul mercato del lavoro. Nonostante un miglioramento nei tassi di abbandono scolastico, il Mezzogiorno presenta ancora livelli più elevati, specialmente nelle regioni di Campania, Calabria e Sicilia.
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