È possibile vivere fino a 150 anni? Putin e Xi Jinping puntano all’immortalità
- 4 Settembre 2025
- Popolazione
‘Who wants to live forever’?, si chiedeva Freddy Mercury in una canzone del 1986. In realtà, gli aspiranti immortali sono molti, e alla lunga lista, che peraltro inizia già nella mitologia greca, si sono aggiunti il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping. In un audio rubato ieri in occasione della parata militare andata in scena a Pechino, i due sono stati sorpresi da un microfono aperto a discutere di come arrivare a vivere fino ad almeno 150 anni. La via individuata dalla coppia passa per ripetuti trapianti di organi e altre procedure mediche avanzate.
“Prima le persone raramente arrivavano a 70 anni, ma oggi a 70 anni sei ancora un bambino”, ha detto Xi a Putin, tradotto dall’interprete.
“Con lo sviluppo della biotecnologia, gli organi umani possono essere trapiantati in modo continuo e le persone possono vivere sempre più giovani, e forse persino raggiungere l’immortalità”, ha risposto Putin, tradotto a sua volta in mandarino.
“In questo secolo, si prevede che le persone possano vivere fino a 150 anni”, ha rincarato Xi.
La Russia spinge sulla ricerca anti-invecchiamento
I due leader hanno entrambi 72 anni e dunque, secondo le loro parole, sarebbero ancora bambini. Tuttavia i dati indicano una realtà diversa: l’aspettativa media di vita per gli uomini in Russia è di circa 68 anni, secondo i dati dell’Oms del 2020, e recenti report indicano un possibile calo a circa 65 anni. Va meglio in Cina, dove l’aspettativa di vita media per gli uomini è poco meno di 75 anni, sempre secondo i dati Oms del 2020, e dove si registra un rapido miglioramento. Considerando anche le donne, un cinese mediamente può aspettarsi di arrivare a 79 anni, superando gli Usa.
La conversazione ‘rubata’ ieri comunque non è una chiacchiera tra amici al bar: i due dispongono dei mezzi per un’assistenza sanitaria di alta qualità e per indirizzare la ricerca medica e tecnologica. Non a caso Mosca avrebbe già incaricato i propri scienziati di ‘spingere’ sulla ricerca anti-invecchiamento, concentrandosi sulla degenerazione cellulare, sul declino cognitivo e sul rafforzamento del sistema immunitario. Il ministero della Salute russo punta anche ad esplorare il bioprinting 3D, una nuova tecnologia che potrebbe in futuro consentire di “stampare” organi e tessuti su richiesta.
Quanto alla Cina, il Paese ha una lunga pratica di prelievo di organi da prigionieri giustiziati, non completamente debellata nonostante sia formalmente vietata dal 2015.
Insomma, Putin e Xi sembrano puntare le proprie fiches su ripetuti trapianti e sulle biotecnologie, una strategia che almeno appare più razionale rispetto ai bagni nell’estratto di sangue ricavato dalle corna segate del cervo rosso siberiano: rimedio a cui – secondo la leggenda – il leader russo si affiderebbe.
Ma è davvero possibile vivere fino a 150 anni?
È possibile vivere fino a 150 anni? Cosa dice la scienza
Quale sia l’età massima che l’essere umano può raggiungere è ancora oggetto di dibattito tra gli esperti. Il record attuale, documentato, appartiene alla francese Jeanne Calment, deceduta nel 1997 all’età di 122 anni e 164 giorni, mentre l’Italia, che ha una delle aspettative di vita più alte del mondo, può portare il caso di Emma Morano, scomparsa a 117 anni e 137 giorni.
Uno studio pubblicato nel 2024 su Nature Aging afferma che “a meno che i processi dell’invecchiamento biologico non vengano significativamente rallentati, un’estensione radicale della vita umana è implausibile nel corso di questo secolo”. E un’analisi del 2020 su un database di supercentenari (Italia e Francia) mostra un tasso di mortalità costante oltre i 108 anni, suggerendo che il limite fisico potrebbe essere così alto da essere praticamente inaffrontabile. Tuttavia uno studio dell’Università di Washington stima all’89% la probabilità che qualcuno superi i 126 anni entro il XXI secolo, anche se solo al 3 % che si raggiungano i 132 anni.
Per sintetizzare, alcuni studi parlano di un possibile limite naturale fissato tra i 115 e i 125 anni, con un “limite assoluto” tra 120 e 150 anni, ma alcune proiezioni suggeriscono che una persona potrebbe raggiungere con una probabilità significativa i 126–132 anni entro il 2100. Tuttavia non ci sono conferme empiriche forti. Secondo diversi esperti infatti non è possibile escludere completamente la possibilità di ‘sforare’ questi limiti, specialmente grazie a nuovi approcci in biomedicina e genetica.
Tecniche come il reprogramming cellulare (messa a punto dal premio Nobel Yamanaka) stanno mostrando, nei primi test sui topi, la possibilità di ‘ringiovanire’ le cellule. Rimangono tuttavia rischi concreti (tumori, efficacia non dimostrata nell’uomo). Inoltre, si stanno testando farmaci come la rapamicina (usata come anti-rigetto nei trapianti d’organo e potenzialmente alleata della longevità) e i senolitici (composti, naturali o sintetici, che eliminano selettivamente le cellule senescenti), e terapie per prolungare la ‘salute biologica’ oltre la durata di vita. Ma per ora sono speranze, non realtà cliniche concrete e tanto meno consolidate.
In America negli ultimi tempi ha fatto scalpore il caso del miliardario Bryan Johnson, che spende 2 milioni di dollari all’anno per un personale, militaresco e tecnologico protocollo mirato al suo ringiovanimento. Decisamente non per tutti. Per ora, dunque, il modo più affidabile per vivere a lungo e bene – entro i limiti attuali – resta adottare uno stile di vita sano e, da parte dei governi, promuovere politiche sanitarie efficaci.
Vivere per sempre ci conviene?
Rimane tuttavia valido l’interrogativo di Freddy Mercury: Chi vuole vivere per sempre? Intanto, molti esperti sottolineano che allungare la vita non basti: è fondamentale concentrarsi sul cosiddetto ‘healthspan’, cioè gli anni vissuti in buona salute.
Inoltre, cosa succederebbe se tutti vivessero così a lungo o fossero addirittura immortali? Il premio Nobel Josè Saramago ha tratteggiato un bizzarro (e fosco) scenario nel suo memorabile romanzo ‘Le intermittenze della morte’, nel quale a mezzanotte di un 31 dicembre la morte smette di uccidere. Da un giorno all’altro, nessuno muore più. All’inizio, la notizia viene accolta con entusiasmo: la vita eterna sembra un sogno diventato realtà. Ma presto emergono i paradossi e i problemi.
In fondo, la domanda resta sospesa: lo scrittore portoghese mostra che non è l’eternità a definire l’esperienza umana, ma proprio il suo limite. Ed è quel confine, scomodo ma ineludibile, a dare forma alle nostre scelte, ai nostri legami e al tempo che ci è dato. Probabilmente non per Bryan Johnson, e tanto meno per Putin e Xi.