In Italia 4 famiglie su 10 non vanno dal dentista, al Sud il triplo che al Nord
- 17/03/2025
- Popolazione
Troppe disuguaglianze nell’accesso alle cure odontoiatriche in Italia. Se nel nostro Paese la media nazionale delle famiglie che si rivolgono al dentista è del 61%, al Sud non hanno accesso alle cure dentali il 60% dei nuclei familiari: quasi il triplo rispetto al Nord (26%), mentre al Centro le famiglie che non vanno dal dentista sono il 34%. Lo evidenzia l’indagine Istat sui consumi delle famiglie nel biennio 2022-2023 rielaborata da Key-Stone, osservatorio di ricerca specializzato nel settore dentale. A pesare sulle gravi disuguaglianze macroregionali sono soprattutto le condizioni socio-economiche, emerge dall’analisi segnalata dagli esperti della Società italiana di parodontologia e implantologia (Sidp), riuniti a Rimini per il loro 22esimo Congresso internazionale.
“Nel 2023 tra le famiglie non in povertà (assoluta e/o relativa) si registra un tasso di accesso intorno al 69%, contro il 16% delle famiglie in condizioni di povertà – sottolinea Francesco Cairo, presidente della Sidp – Come noto, nel nostro Paese le cure della salute orale sono a carico delle famiglie, salvo che per una marginale offerta della sanità pubblica che garantisce assistenza solo ai bambini fino a 14 anni e ad alcune categorie di persone in condizioni di particolari vulnerabilità sia dal punto di vista economico che di salute”. Le differenze tra le regioni nell’accesso delle famiglie alle cure odontoiatriche sono molto nette, rimarcano i parodontologi: si va dall’84% del Trentino Alto Adige al 32% della Calabria, passando dal 78% della Toscana e dalle quote molto basse di Campania (37%) e Sicilia (36%). “Queste disuguaglianze sono, in parte, attribuibili anche al tasso di scolarizzazione e alla condizione lavorativa – evidenzia Cairo – Si osserva che il tasso di accesso alle cure è nettamente superiore quando il titolo di studio è il diploma o ancora di più la laurea, rispettivamente 69% e 87%. Rispetto alla condizione lavorativa, i tassi più alti si riscontrano tra gli occupati, 71%, e i pensionati, 55%”.
Servono più investimenti in prevenzione e sanità pubblica
“Sarebbero necessari più investimenti in sanità pubblica e maggiori interventi di prevenzione a partire dalle scuole: basti pensare che l’attività fisica può ridurre il rischio di problemi di salute orale fino al 28%, oltre a migliorare molte altre malattie croniche sistemiche”, ricorda il presidente Sidp. “Il salto per la cura orale potrebbe essere fatto proprio perché tocca il benessere psico-fisico dell’individuo nella sua globalità – afferma Silvana Sciarra, presidente emerita della Corte Costituzionale e socia corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei, a margine del suo intervento al congresso Sidp – L’espressione ‘benessere psicofisico’ non è estranea al linguaggio della Corte Costituzionale che usa spesso tale espressione, ad esempio, con riferimento della salute della donna. Più recentemente il Parlamento ha modificato l’articolo 33 della Costituzione inserendo la promozione del benessere psico-fisico collegato all’attività sportiva. Il mio plauso va all’attività della Sidp che, come formazione sociale, si batte per una parità di trattamento nelle cure, suggerendo che si abbattano le differenze territoriali e che si abbia cura dei meno abbienti, perché le disuguaglianze si accentuano laddove c’è povertà“.