Vizio del fumo: scoperta la relazione con il livello di studio
- 15 Settembre 2025
- Popolazione Welfare
Più basso è il titolo di studio, maggiore è la probabilità di fumare sigarette. La relazione è evidente e arriva dal rapporto “Education at a Glance 2025”, dove si certifica che l’Italia è ultima in Europa per numero di laureati e presenta preoccupanti tassi di analfabetismo funzionale. Anche per quanto riguarda il vizio del fumo, il Belpaese non se la passa bene registrando tassi di fumatori più alti della media Ocse per tutti i livelli di istruzione.
Secondo i dati dell’Ocse raccolti nel 2021-2023 attraverso diverse indagini internazionali, inclusa l’European Social Survey, fuma quotidianamente:
- circa il 38% degli adulti tra i 25-64 anni con un’istruzione inferiore alla scuola secondaria superiore;
- il 25% di chi ha completato la scuola secondaria superiore;
- l’11% dei laureati.
“Il rapporto tra fumo e livello d’istruzione non varia solo in base al Paese, ma riflette modelli persistenti di disuguaglianza che si consolidano nel tempo”, sottolinea l’organizzazione nel suo rapporto.
Particolarmente significativo è il dato su chi non ha mai fumato: solo il 34% degli adulti con bassa scolarizzazione dichiara di non aver mai fumato, contro il 50% dei laureati. Una differenza di 16 punti percentuali che racconta di scelte di vita profondamente influenzate dal background educativo.
La classifica dei Paesi con più fumatori
La Slovacchia è il Paese dove questa relazione è più evidente: qui fuma quasi l’80% di chi non ha raggiunto il diploma, contro il 25% dei diplomati e circa il 13% dei laureati.
Tra i laureati, il dato più alto si registra in Bulgaria, dove fuma quotidianamente il 37% di loro, seguita a stretto giro dalla Grecia, al 35%. Completa il poco invidiabile podio l’Italia, dove tra i laureati fuma quasi il 25% dei laureati. Il nostro Paese è anche uno di quelli dove la relazione istruzione-fumo è meno evidente, come dimostra il grafico.

Dall’altra parte della classifica, c’è la Svezia, dove solo il 3% dei laureati ha il vizio del fumo, seguito da Inghilterra, Paesi Bassi e Norvegia con il 4%.
Il pattern si conferma tra i giovani adulti (18-24 anni) il pattern si conferma, con Bulgaria e Grecia che registrano le percentuali più elevate di fumatori quotidiani tra chi ha completato l’istruzione secondaria superiore (29% e 34% rispettivamente), mentre l’Ungheria raggiunge il 45% tra i giovani con istruzione più bassa.
Approfondimento sull’Italia
Secondo i dati dell’European Social Survey del 2023 inclusi nel rapporto Ocse, l’Italia presenta percentuali di fumatori quotidiani superiori alla media dell’area per tutti i livelli di istruzione:
- Istruzione terziaria: 24% degli italiani laureati fuma quotidianamente
- Istruzione secondaria superiore: 25% fuma quotidianamente
- Istruzione inferiore alla secondaria superiore: 30% fuma quotidianamente
La media Ocse dei Paesi con dati Ess disponibili mostra percentuali significativamente inferiori:
- Istruzione terziaria: 11% (media OCSE) vs 24% (Italia)
- Istruzione secondaria: 25% (media OCSE) vs 25% (Italia)
- Istruzione bassa: 38% (media OCSE) vs 30% (Italia)
La conferma dagli altri studi
La letteratura scientifica internazionale conferma e approfondisce questa relazione. Uno studio del 2005 pubblicato su Preventive Medicine, condotto da Huisman e collaboratori su 48.694 uomini e 52.618 donne in undici Paesi dell’Unione Europea, ha dimostrato che “in Europa l’istruzione è un significativo elemento per predire il vizio del fumo”, evidenziando come le disuguaglianze educative siano più ampie rispetto a quelle legate al reddito, soprattutto tra uomini giovani e di mezza età.
La relazione tra istruzione e vizio del fumo passa dal concetto di “Health literacy”, ovvero della “Alfabetizzazione sanitaria”.
Il ruolo della alfabetizzazione sanitaria
Una meta-analisi del 2022 pubblicata su Population Medicine e condotta su 22 studi ha rivelato che “il gruppo con alfabetizzazione sanitaria inadeguata aveva 1,49 volte più probabilità di essere fumatore rispetto al gruppo con alfabetizzazione sanitaria adeguata”.
Questo dato è confermato da uno studio condotto a Ningbo, Cina, su 2.948 partecipanti maschi e pubblicato su Frontiers in Public Health il 18 febbraio 2025.
L’indagine ha confermato che “livelli più alti di alfabetizzazione sanitaria sono associati a tassi significativamente più bassi di fumo (OR = 0.643) e consumo quotidiano di sigarette”.
Anche l’Oms, nel suo rapporto “Tobacco and Inequities” del 2021, evidenzia che “i gruppi poveri e socialmente esclusi sono più esposti a fattori di stress della vita e hanno meno risorse per fronteggiarli”. Questi gruppi tendono a vivere in case affollate con altri fumatori, hanno ridotto accesso a supporto per la cessazione del fumo e subiscono maggiori conseguenze negative sul bilancio familiare dalla spesa per il tabacco.
Verso soluzioni mirate
La ricerca scientifica suggerisce strategie specifiche per affrontare queste disparità. Uno studio iraniano del 2021 ha dimostrato che “migliorare il livello di alfabetizzazione sanitaria può portare a cambiamenti nel comportamento delle persone riguardo al fumo”.
Le raccomandazioni includono:
- Politiche sui prezzi per rendere il tabacco meno accessibile ai gruppi a basso reddito (in Italia, l’Aiom ha avanzato una proposta in tal senso);
- Programmi educativi mirati per i meno istruiti;
- Materiali informativi semplificati per migliorare la comprensione dei rischi;
- Supporto intensivo per la cessazione nei gruppi più vulnerabili.
Come conclude il rapporto Oms: “Un approccio comprensivo per ridurre le disuguaglianze nel danno legato al tabacco richiede una combinazione di politiche che affrontino le disuguaglianze nelle determinanti sociali di base, oltre a politiche che trattino i sintomi o tentino di compensare le disuguaglianze”.
Il fumo è solo una delle conseguenze legate alla scarsa istruzione. Confermando i risultati di altri studi, il rapporto Education at a Glance 2025 dell’Ocse ha dimostrato che, mediamente, più altro il livello di istruzione, migliori sono le condizioni di salute mentale e fisica degli individui.
Per approfondire: Istruzione, due italiani su tre non sanno capire testi complessi e solo un giovane su tre si laurea