Individuare i tumori con l’esame del sangue, risultati incoraggianti dalla California
- 06/06/2024
- Popolazione
Individuare i tumori con delle analisi del sangue. Questo è l’obiettivo di tanti ricercatori, ultimi in ordine cronologico quelli dell’Università di Stanford, in California, che ha pubblicato uno studio innovativo su come individuare i tumori attraverso l’analisi delle proteine nel sangue.
I tumori sono in costante aumento soprattutto nella fascia più giovane della popolazione mondiale e questo studio rappresenta un significativo passo avanti nella diagnosi precoce del cancro e ha il potenziale di rivoluzionare le pratiche mediche attuali.
Come si è svolto lo studio
L’obiettivo principale della ricerca era sviluppare un metodo non invasivo per rilevare tumori in stadi precoci, utilizzando campioni di sangue. I ricercatori miravano a identificare specifici biomarcatori proteici che potessero indicare la presenza di tumori maligni, riducendo così la necessità di tecniche diagnostiche invasive come le biopsie.
I ricercatori hanno raccolto campioni di sangue da due gruppi di partecipanti: uno composto da pazienti diagnosticati con vari tipi di cancro (inclusi tumori del polmone, seno, prostata e colon) e l’altro da individui sani.
Le cellule tumorali si dividono e muoiono continuamente e quindi rilasciano il DNA nel sangue, che emette una serie di messaggi genetici. Questo processo dà un sacco di informazioni per i ricercatori al fine di diagnosticare meglio e monitorare la progressione della malattia. L’interpretazione di questi messaggi può rilevare cellule anormali tra 10.000 cellule sane e dei casi clinici per valutare rapidamente e in maniera non invasiva il tipo di cancro.
Utilizzando avanzate tecnologie di spettrometria di massa, il team ha analizzato il profilo proteico di ciascun campione. Hanno utilizzato la spettrometria di massa perché questa tecnologia permette di identificare e quantificare le proteine presenti nel sangue con elevata precisione.
Per elaborare i dati ottenuti, i ricercatori hanno impiegato algoritmi di apprendimento automatico. Un punto che rimanda al prezioso impatto che l’intelligenza artificiale potrà avere in campo medico. Questi algoritmi hanno analizzato i modelli proteici, cercando differenze significative tra i campioni dei pazienti con cancro e quelli dei soggetti sani. In particolare, l’algoritmo ha cercato di identificare proteine che fossero espresse in modo diverso nei pazienti oncologici, fungendo da potenziali biomarcatori per la presenza di tumori.
I risultati
I risultati dello studio sono stati sorprendenti. Il team è riuscito a individuare un set di biomarcatori proteici che hanno permesso di distinguere con alta precisione i campioni di sangue dei pazienti con cancro da quelli dei soggetti sani. In particolare, sono stati identificati alcuni biomarcatori chiave associati a specifici tipi di tumore:
– Tumore del polmone: la proteina SAA (siero amiloide A) è risultata significativamente elevata nei pazienti con tumore del polmone rispetto ai soggetti sani;
– Tumore del seno: la presenza della proteina CA 15-3 è stata associata ai tumori del seno, permettendo una diagnosi precoce;
-Tumore della prostata: l’antigene prostatico specifico (PSA) è stato confermato come biomarcatore chiave, con un livello di accuratezza diagnostica migliorato grazie alla combinazione con altri marcatori proteici;
– Tumore del colon: la proteina CEA (antigene carcinoembrionario) è stata identificata come un marcatore efficace per il tumore del colon.
Questi risultati hanno importanti implicazioni cliniche. La capacità di rilevare tumori tramite un semplice esame del sangue potrebbe trasformare le pratiche di screening e diagnosi del cancro. Un test non invasivo e relativamente economico potrebbe essere utilizzato per il monitoraggio regolare, aumentando le probabilità di individuare il cancro in stadi iniziali quando il trattamento è più efficace.
Le sfide future
Come abbiamo imparato con la pandemia, il processo per l’approvazione di un farmaco necessita di diverse fasi. Nonostante i promettenti risultati, ci sono ancora sfide da superare prima che questo metodo possa essere implementato clinicamente. Occorre adesso la standardizzazione del test e la validazione su larga scala per assicurare che i risultati siano riproducibili e affidabili. Inoltre, ulteriori studi dovranno esplorare la sensibilità e specificità del test per diversi tipi di tumori e in diverse popolazioni di pazienti.
Il cancro del colon retto
Un approfondimento a parte merita il caso del cancro del colon-retto dove a marzo è stato raggiunto un traguardo importante con un test condotto negli Usa e pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Qui si dimostra che la biopsia liquida è in grado di individuare 83 casi di tumore su 100, anche negli stadi iniziali e anche nei pazienti senza particolari fattori di rischi, giovani inclusi. Il tasso di efficacia dell’83% è pari o di poco superiore all’esame più usato oggi, che è la ricerca del sangue occulto nelle feci.
La studio, coordinato dal Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, ha preso in esame quasi 8mila volontari dai 45 anni in su. Bisogna ricordare che di recente gli Stati Uniti hanno deciso di abbassare l’età di inizio degli screening per il colon-retto a 45 anni proprio per individuare tempestivamente la malattia. Il trial è stato chiamato Eclipse e ha usato il test messo a punto da Guardant Health, una biotech californiana.
Fra coloro che nel corso dello studio hanno ricevuto una diagnosi di cancro del colon-retto dopo una colonscopia (ad oggi il test più accurato) l’83,1% era risultato positivo anche alla biopsia liquida, mentre nel 16,9% dei casi la biopsia era negativa, quindi sbagliata.
In vendita su internet sono già arrivati i primi kit commerciali, al prezzo di alcune migliaia di dollari, ma questa tecnologia non è ancora pronta per entrare imponentemente nel mercato. Intanto, l’Ifom (Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare ETS) e la Fondazione AIRC per la Ricerca sul cancro stanno mettendo a punto un test italiano per il cancro del colon retto.
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