In Italia se sei un minore è più probabile che tu sia povero
- 07/12/2023
- Popolazione
Se sei un bambino o un adolescente, hai più probabilità di essere povero rispetto a un adulto. Un fenomeno, chiamiamolo così, che trova conferma anche in Italia, dove nel 2022 i giovani sotto i 16 anni hanno un rischio di povertà o esclusione sociale del 28,8% (circa 2milioni 340mila persone) a fronte del 24,4% del totale della popolazione (circa 14 milioni 304mila persone). Numeri importanti che diventano allarmanti guardando a cosa succede al Sud o nelle Isole, dove la percentuale di rischio per il minore arriva al 46,6%, ovvero quasi uno su due (al Centro 21,4% e al Nord 18,3%).
È l’Istat a dare il quadro della situazione nel suo focus ‘Le condizioni di vita dei minori’, realizzato in base all’Indagine annuale 2022 su Reddito e condizioni di vita e ad un approfondimento specifico sui minori condotto nel 2021 nell’ambito della stessa Indagine. Gli indicatori, previsti dall’indagine Eu-Silc (Statistics on Income and Living Conditions), una delle principali fonti di dati sulla situazione sociale e sul disagio economico dei Paesi europei, fanno riferimento a reddito ed esclusione sociale, con una particolare attenzione alla deprivazione materiale, senza dimenticare la salute e l’accesso alle cure.
Famiglie numerose e monoreddito le più a rischio povertà ed esclusione sociale
Dall’analisi emergono alcuni ‘fattori’ o condizioni che amplificano il rischio di povertà o di esclusione sociale:
• età del minore: sono a rischio il 30,7% di ragazzi e ragazze dai 12 ai 15 anni rispetto al 26,8% di bambini e bambine fino a sei anni
• famiglia monoreddito: in tal caso il minore ha un rischio di povertà o esclusione sociale oltre tre volte superiore (56%) rispetto a quello delle famiglie plurireddito (15,7%)
• fonte di reddito: nel 2022 i ragazzi meno a rischio sono quelli che vivono in famiglie dove la fonte di reddito principale è da lavoro dipendente o autonomo (rispettivamente 23,3% e 21,4%) in confronto a quelle con redditi costituiti principalmente da pensioni e trasferimenti pubblici o da capitali e altri redditi (69,8% e 66,4%). Tuttavia, rispetto al 2021, le famiglie con lavoro dipendente hanno visto aumentare il rischio (era il 22,1% due anni fa) e le altre, specialmente quelle che vivono con pensioni e trasferimenti pubblici, lo hanno visto diminuire (era 80,2% nel 2021)
• famiglie monogenitore: nel 2022 sono più a rischio povertà o esclusione sociale (39,1%) rispetto alle coppie con figli minori (27,2%), specialmente se il genitore è una donna (41,3%) piuttosto che un uomo (27,6%)
• presenza di più figli: se la famiglia monogenitore ha un solo figlio il rischio è del 37,3% e se ve ne sono almeno due è del 40,8%, mentre per le coppie senza prole le percentuali sono rispettivamente del 21,7% e 29,6%.
• zona geografica: il 53,7% (quasi 1 milione 257mila bambini e ragazzi) degli under 16 che nel 2022 risulta a rischio di povertà o esclusione sociale è di nazionalità italiana e vive nel Mezzogiorno
• nazionalità: i minori di cittadinanza straniera sono ancora più a rischio povertà o esclusione sociale, con un dato pari al 41,5% rispetto ai coetanei italiani (26,9%). Nel Sud addirittura il rischio è quasi una certezza, con una percentuale dell’89,2% (45,4% per gli italiani). Nel Nord, il dato per i minori di cittadinanza straniera è in linea con quello nazionale (41,1%) mentre per i coetanei italiani è molto contenuto (13,4%).
Rischio povertà, Deprivazione materiale e sociale e Bassa intensità lavorativa
Sono tre gli aspetti sintetizzati dall’indicatore del rischio di povertà o esclusione sociale (indicatore Europa 2030), che il focus Istat indaga:
• il rischio di povertà
• la grave deprivazione materiale e sociale
• la bassa intensità lavorativa.
Rischio povertà
Nel 2022, il 25,6% dei minori di 16 anni risulta a rischio di povertà (circa 2milioni 80mila minori); anche in questo caso fare parte di famiglie monogenitore (33,6%) aumenta il rischio, con rilevanti differenze se il genitore è uomo (25,6%), oppure donna (35,1%).
Deprivazione materiale e sociale
Il 5,9% dei minori di 16 anni si trova in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, ossia presenta almeno sette segnali di deprivazione dei tredici considerati dal relativo indicatore. In questo caso l’incidenza del rischio non presenta significative differenze per le diverse tipologie familiari: 5,9% per le coppie con figli minori e 5,8% per le famiglie monogenitore.
Bassa intensità lavorativa
La bassa intensità lavorativa è pari al 5,9% tra i bambini e i ragazzi di età inferiore a 16 anni, mostrando in questo caso grosse variazioni: 16,4% per le famiglie monogenitore – se donna 19,2% – e 4,1% per le coppie con figli minori.
In Italia deprivazione dei minori sopra la media europea
Nel 2021 è stato messo a punto un indicatore specifico per la deprivazione materiale e sociale degli under 16, composto da 17 parametri (12 relativi al minore e cinque relativi alla famiglia). Per quell’anno, in Italia il 13,5% dei bambini e ragazzi con meno di 16 anni risulta in condizione di deprivazione materiale e sociale specifica, ovvero presenta almeno tre segnali di deprivazione tra i 17 previsti ad hoc.
Il dato italiano è in linea con quello della media europea (13%) ed è sostanzialmente stabile rispetto alla precedente rilevazione del 2017 (13,3%). A livello territoriale, nel 2021 l’incidenza più elevata dell’indicatore si registra nel Mezzogiorno (20,1%), anche in questo caso senza particolari movimenti a confronto col valore del 2017 (20,5%).
Ampliando lo sguardo, in Europa i Paesi peggiori per i minori di 16 anni sono:
• Romania (42,5%)
• Bulgaria (36,5%)
• Grecia (33,9%)
Mentre i Paesi più favorevoli sono:
• Slovenia (2,9%)
• Svezia (3,5%)
• Finlandia (3,7%).
Un dato positivo: Italia sotto la media europea per il mancato accesso alle cure
Per concludere, una nota positiva: l’Italia si colloca sotto la media europea per il mancato accesso alle cure, anche dei minori. Nel 2021, infatti, il 4,3% delle persone nell’Ue 27 è stato insoddisfatto almeno una volta nel suo bisogno di cure specialistiche, quota che per i minori di 16 anni si attesta al 2,5%.
L’Italia, con percentuali pari al 2% per tutti gli individui e allo 0,7% per i minori, si colloca sensibilmente al di sotto della media europea, insieme a Lussemburgo (1,7% per il totale individui e 0,3% per i minori), Paesi bassi (0,8% per il totale individui e 0,6% per i minori), Austria (0,7% per il totale individui e 0,1% per i minori) e Cipro (0,6% per il totale individui e 1,3% per i minori). La maglia dei peggiori invece va per il totale delle persone a Grecia (10,5%) ed Estonia (10,3% e per i minori di 16 anni a Polonia (5,7%) e Lettonia (4,8%).
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