Riforma parrucchieri 2025: come cambierebbe il lavoro a domicilio?
- 14 Agosto 2025
- Popolazione
Il servizio del parrucchiere a domicilio, pratica consolidata soprattutto tra la popolazione anziana italiana, si trova oggi al centro di un dibattito normativo. La riforma proposta dal senatore Renato Ancorotti (Forza Italia) introduce modifiche significative nella regolamentazione del settore, con implicazioni dirette su questa modalità di erogazione dei servizi estetici.
Cosa può cambiare: la formazione
Un pilastro della riforma riguarda la formazione di tutte le figure del settore estetico, parrucchieri inclusi.
In base al testo, per esercitare non basterà più una qualifica professionale, ma sarà necessario superare un esame di abilitazione. La bozza del provvedimento prevede diverse modalità per accedere all’esame, tra cui:
- Aver completato un percorso di formazione biennale e triennale di 900 ore;
- Aver svolto un’attività qualificata a tempo pieno per un anno presso un’impresa di estetista;
- Aver lavorato per tre anni come dipendente o collaboratore familiare, socio lavoratore o titolare presso un’impresa;
- Aver lavorato un anno dopo un contratto di apprendistato
Stando alla bozza di testo spetterà alle Regioni organizzare i corsi formativi e aggiornare i relativi programmi di studio.
La formazione obbligatoria, al momento, non include moduli dedicati all’assistenza domiciliare.
Le sanzioni
La riforma prevede un inasprimento delle sanzioni per chi opera senza la necessaria abilitazione, che salirebbero dall’attuale range di 500 euro – 2mila euro fino a un tetto di 50mila euro.
Per i parrucchieri che possiedono l’abilitazione professionale ma non hanno l’autorizzazione comunale, le multe passerebbero dagli attuali 250euro – 5mila euro a un range di 3mila euro – 10mila euro.
Due nuove figure professionali
Il testo normativo riconosce due nuove specializzazioni professionali: onicotecnico (ovvero lo specialista nella cura e ricostruzione delle unghie) e il tecnico di trattamenti per ciglia e sopracciglia.
Le due categorie assumono ruoli professionali differenti e ciascun ruolo avrà uno specifico corso di formazione regionale con durata minima di 600 ore. Viene inoltre istituita la figura dello ‘Specialista in Estetica Oncologica’ per professionisti con almeno tre anni di esperienza nel settore.
Il lavoro a domicilio
La proverbiale prassi della “parrucchiera a casa” resterebbe possibile solo se il caso soddisfacesse questi requisiti:
- Impresa abilitata ad estendere i servizi fuori sede incluse strutture specifiche (sanitarie, turistiche, e altre)
- Condizioni specifiche (problemi di salute, impedimenti fisici, eventi speciali come un matrimonio);
- Rispetto delle normative igienico-sanitarie.
I dati del servizio domiciliare
Lo studio Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato) del 2023 sui comportamenti di consumo nel settore benessere, condotto su un campione di 2.500 cittadini italiani tra i 18 e i 75 anni, fotografa un fenomeno consolidato. Il 18% dei residenti nei comuni metropolitani riceve trattamenti estetici direttamente presso la propria abitazione, mentre il 6,6% si reca presso l’abitazione del proprio parrucchiere.
La ricerca evidenzia una correlazione diretta con l’età della clientela. Mentre i giovani tra 18 e 29 anni si recano fisicamente nei centri estetici nel 69,8% dei casi, gli over 65 lo fanno solo nel 24% tra dei casi. Secondo l’analisi Cna, ‘questo genere di prestazioni informali sono più facilmente occultabili in contesti di grande densità abitativa’.
Quanto spendono gli italiani dal parrucchiere?
L’invecchiamento della popolazione italiana rappresenta un elemento di contesto rilevante. Le proiezioni Istat indicano che nel 2050 gli over 65 costituiranno il 35% della popolazione italiana. Questo dato demografico influenza direttamente le modalità di fruizione dei servizi, inclusi quelli del settore estetico.
Per approfondire la tematica: Longevità, com’è cambiata l’aspettativa di vita e i fabbisogni dei cittadini Ue
Il mercato dei parrucchieri registra una crescita annua del 9,8%, con una spesa media che varia tra 30-50 euro mensili per il 34,9% delle donne e 10-30 euro per il 70% degli uomini. Il settore, che vale complessivamente 16,5 miliardi di euro, è caratterizzato dall’87,3% di imprese condotte da lavoratori autonomi.