Gen Z e alcol, addio alla “gioventù bruciata”: la nuova moda è il mocktail
- 23 Luglio 2025
- Giovani Popolazione
Si tende ad associare i giovani all’alcol, ma è davvero così? No, o almeno non più: a differenza dei Millennials che si sono affezionati al rito dell’aperitivo spritz, i Gen Z decidono di cambiare le regole della socialità e bevono meno rispetto a chi li ha preceduti.
Il risultato di questo cambiamento è il mocktail, il cocktail senza alcol che sta conquistando bar, ristoranti e soprattutto i cuori dei giovani nati dopo il 1997. Non si tratta di una semplice moda passeggera, ma di un vero e proprio shift culturale che riflette i valori e le priorità di una generazione consapevole, cresciuta tra crisi climatica, pandemia e instabilità geopolitica, che dà più attenzione al benessere personale.
Il fenomeno mocktail: più di una semplice bevanda
I mocktail dei Gen Z rappresentano una dichiarazione d’intenti: “Mi piace il gusto, ma non mi serve l’alcol per rilassarmi”. Il termine deriva dall’inglese “mock” (finto) e cocktail, ma definire queste creazioni come “finte” sarebbe riduttivo. Si tratta di bevande analcoliche con aspetto, gusto e complessità simili a quelli dei cocktail tradizionali, preparate con tecniche di mixology raffinate che fino a poco tempo fa erano riservate esclusivamente agli alcolici.
Gli ingredienti spaziano dalle spezie ai succhi di frutta freschi, dalle erbe aromatiche ai bitter analcolici, fino ai distillati senza alcol sempre più diffusi sul mercato. Il risultato è un’esperienza sensoriale completa che non ha nulla da invidiare ai cocktail tradizionali.
La popolarità dei mocktail tra la Gen Z è tale che le menzioni ai drink nelle bio di Tinder sono scese del 25%, mentre i cocktail analcolici sono diventati il nuovo linguaggio del corteggiamento. Un fenomeno che testimonia quanto questa tendenza sia radicata nella cultura giovanile contemporanea.
I numeri della rivoluzione
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’abbandono dell’alcol da parte della Gen Z non riguarda l’alcol a tutto tondo, ma è una scelta molto selettiva. Secondo una recente indagine di AstraRicerche per Heineken Italia, il 55% dei giovani italiani tra i 18 e i 45 anni indica ancora la birra come bevanda preferita quando si è in compagnia. Al secondo posto troviamo proprio i soft drink e altre bevande analcoliche, scelte dal 48,6% del campione e non i classici cocktail da notte la leoni, con buona (e poca) pace del giorno dopo. Un dato significativo che dimostra come l’alternanza tra alcolici e analcolici sia diventata la norma piuttosto che l’eccezione.
Particolarmente interessante è il fenomeno dello “zebra striping”: a molti Gen Z piace alternare cocktail e mocktail con disinvoltura, trovano il piacere del momento nella convivialità del gesto, più che nell’alcol in sé. Non a caso, il settore delle birre analcoliche o a basso contenuto alcolico sta registrando una crescita significativa. La Gen Z è quella che nota meno la differenza di sapore rispetto alle versioni tradizionali, anzi apprezza il profilo gustativo di queste alternative più leggere.
La conferma dalla Germania
Se in Italia la birra è vista come una bevanda che accompagna (le persone o il cibo) e raramente come la protagonista delle serate, in Germania non è così. Per i tedeschi la birra è un’arte, un simbolo identitario e un prodotto frutto delle loro lande; eppure, i tedeschi non hanno mai bevuto così poca birra come nel 2025. Ancora una volta, dietro questa rivoluzione, ci sono i giovani. Come riporta l’Ufficio Federale di Statistica, il consumo di birra è calato da gennaio a maggio, quando le vendite sono precipitate a 34,5 milioni di ettolitri, il dato più basso dalla riunificazione (1989), –6,8% rispetto al 2024. La discesa era iniziata già prima: dal 2013, quando ogni tedesco beveva in media 107 litri di birra all’anno, si è scesi agli 88 litri già nel 2023. Un calo inarrestabile persino per gli Europei di calcio 2024, che tradizionalmente fanno schizzare i consumi.
La Germania, come il resto d’Europa, sta sviluppando una maggiore consapevolezza sui pericoli dell’alcol. Il 35% dei tedeschi (18-70 anni) preferirebbe vietare del tutto la pubblicità delle bevande alcoliche, mentre un altro 32% è favorevole a maggiori restrizioni, segno di un Paese che sta ripensando il proprio rapporto con l’alcol.
Le nuove generazioni sono quelle più consapevoli dei rischi legati all’abuso di alcol: quanto più precoce è l’inizio del consumo di alcol, tanto maggiore è il rischio di sviluppare dipendenza. Per questo cresce l’attenzione verso politiche di prevenzione e educazione, con l’obiettivo di incoraggiare i giovani a prendere decisioni responsabili sulla propria salute.
Lo slow sipping, l’arte di saper bere e condividere
Un altro riferimento chiave è lo slow sipping, un approccio all’alcol che enfatizza la lentezza, il gusto e la consapevolezza di essere presenti in quel momento, invece di consumare velocemente il cocktail aspettandone gli effetti.
Il classico aperitivo, rito sacro delle generazioni precedenti, sta cedendo il passo a nuove forme di socialità. Su Tinder, mentre le menzioni alla colazione salgono del 4,5%, quelle all’aperitivo crollano del 16,5%. Nascono così i brunch matchati, le colazioni condivise nei community café, playlist mellow pop e conversazioni più autentiche. Il risultato? Meno giochi di seduzione, più chiarezza nelle intenzioni. Un’altra dimostrazione di come la Gen Z preferisca muoversi in maniera più ‘sostenibile’, informata e rispettosa della persona altrui, staccandosi dai miti perpetrati per anni, a partire da quello del Maschio Alpha (che non esiste).
Perché la Gen Z è la generazione della consapevolezza
La preferenza per i mocktail non nasce dal vuoto, ma affonda le radici in una visione del mondo diversa da quella delle generazioni precedenti. Per la Gen Z, la socialità significa innanzitutto svago (62,6%), seguita dalla condivisione di interessi, hobby e passioni (45,4%) e di esperienze (44,1%).
Il 37,9% identifica la socialità con un aiuto per sentirsi meglio e contribuire al proprio benessere psicologico, un dato che spiega perché questa generazione sia così attenta alle conseguenze di ciò che consuma. Niente hangover, niente ansie sociali amplificate dall’alcol, niente perdita di lucidità durante conversazioni importanti. Gli studi scientifici che dimostrano i pericolosi effetti del binge drinking e la loro diffusione hanno avuto un ruolo importante per queste generazione, che sa usare il web anche in maniera costruttiva e non solo scrollando sui social media.
Per approfondire: Cosa succede al corpo dopo un mese senza bere alcol
Il futuro è alcol-free?
Il fenomeno dei mocktail non rappresenta una crociata anti-alcol, ma piuttosto l’emergere di una cultura del consumo più consapevole e flessibile. I giovani d’oggi non rifiutano categoricamente l’alcol, ma lo integrano in un pattern di consumo più variegato e attento al benessere. I Gen Z vogliono mantenere il rito del bere senza rinunciare al controllo su sé stessi e senza danneggiare la propria salute.
Le aziende del settore stanno iniziando a prendere atto di questo cambiamento. Come sottolinea Michela Filippi, marketing director di Heineken Italia: “Riteniamo che sia importante riportare al centro la dimensione umana dello stare insieme. Heineken si è sempre schierata a favore della socialità, riconoscendo il valore delle connessioni genuine”.
I luoghi della socialità per i Gen Z
La Gen Z non ha solo cambiato cosa bere, ma anche quando e dove. Questo cambiamento riflette una trasformazione più profonda nel modo di vivere la socialità, confermata dai dati della ricerca Heineken. Oltre 3 giovani su 4 prediligono socializzare in luoghi fisici, preferendo bar, locali, ristoranti che frequentano abitualmente (57,5%), rispetto agli ambienti virtuali.
Una generazione che, pur essendo cresciuta nel digitale o forse proprio perché stufa del digitale, cerca relazioni autentiche. Senza doversi ubriacare a tutti i costi.