Onu: “A Gaza uccise oltre mille persone in fila per il cibo”, così la fame porta alla morte
- 22 Luglio 2025
- Mondo Popolazione
Le statistiche ufficiali aggiornate ad oggi, 22 luglio 2025, dipingono un quadro sempre più drammatico della crisi umanitaria a Gaza. Nelle ultime 24 ore, quindici palestinesi sono deceduti per malnutrizione e fame, di cui quattro bambini. Tra le vittime più giovani c’è il piccolo Yousef al-Safadi, un neonato di appena sei settimane morto in un ospedale nel nord di Gaza.
Il direttore del Ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas, Munir Al-Barash, ha definito “senza precedenti” il bilancio di venti morti per fame nelle 48 ore precedenti ad oggi. Questo conteggio porta il totale delle vittime per malnutrizione accertate a 101 persone dall’inizio del conflitto nell’ottobre 2023, di cui 80 bambini. Tra chi era in fila per ottenere il cibo, il numero delle vittime è dieci volte maggiore, come denunciato in queste ore dall’Onu.
Secondo il World Food Programme delle Nazioni Unite, un terzo della popolazione di Gaza non mangia da diversi giorni consecutivi e centomila persone tra donne e bambini soffrono di malnutrizione acuta. Khalil al-Deqran, portavoce del Ministero della Salute di Gaza, ha riferito che in tutto circa seicentomila palestinesi soffrono di malnutrizione, tra cui almeno sessantamila donne incinte.
Il massacro di chi cerca il cibo: 1.054 morti lungo le file degli aiuti
L’Uffice dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha documentato una delle violazioni più sistematiche del diritto umanitario internazionale. Al 21 luglio 2025, ieri, erano 1.054 le persone uccise dalle forze israeliane mentre cercavano cibo: 766 nelle vicinanze dei siti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) e 288 lungo le rotte dei convogli di aiuti dell’Onu o di altre organizzazioni umanitarie.
La ricerca quotidiana di cibo è diventata un’attività mortale per i gazawi. “Non abbiamo mangiato per cinque giorni”, ha raccontato Mohammed Jundia mentre trasportava sacchi di farina tra gli edifici distrutti di Gaza City. “La fame sta uccidendo la gente”. La sua testimonianza è stata raccolta dai corrispondenti di Reuters durante un reportage sulla drammatica crisi della fame che sta colpendo gli abitanti di Gaza.
Il blocco degli aiuti
Dal 2 marzo 2025, Israele ha sigillato tutti gli attraversamenti verso Gaza, bloccando completamente l’ingresso di cibo, medicine e aiuti umanitari, tranne rare eccezioni. Secondo i dati militari israeliani, in media sono stati autorizzati 146 camion di aiuti al giorno durante tutto il conflitto, mentre gli Stati Uniti indicano che servirebbero almeno 600 camion quotidiani per sostenere la popolazione di Gaza.
Il dramma dei soccorritori che svengono per la fame
Philippe Lazzarini, capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha denunciato una situazione senza precedenti: il personale medico e gli operatori umanitari stanno svenendo durante il lavoro a Gaza per mancanza di cibo ed esaurimento. “Nessuno è risparmiato: chi si prende cura degli altri a Gaza ha bisogno di cure. Medici, infermieri e operatori umanitari hanno fame”, ha dichiarato.
L’agonia del corpo umano: cosa succede quando si muore di fame
Quando il corpo viene privato di cibo, innesca una serie di meccanismi di sopravvivenza che portano a conseguenze devastanti. L’organismo inizia a utilizzare le proprie riserve energetiche in sequenza: prima il glicogeno immagazzinato nei muscoli e nel fegato, poi i grassi, e infine il tessuto muscolare stesso.
Nelle prime 72 ore senza cibo, l’organismo utilizza rapidamente le riserve di glucosio. Il fegato converte il glicogeno in glucosio per mantenere attive le funzioni cerebrali, ma queste riserve si esauriscono rapidamente.
La fase critica: quando il corpo si nutre di sé stesso
Dopo alcuni giorni senza nutrimento, inizia il processo più drammatico: la gluconeogenesi, dove il corpo scompone il tessuto muscolare per convertire gli amminoacidi in glucosio. Questo causa:
- Atrofia muscolare severa, particolarmente visibile nelle cosce e nel tronco;
- Perdita significativa di forza e capacità di movimento;
- Compromissione delle funzioni fisiche essenziali per la sopravvivenza.
La fame causa anche danni agli organi attraverso l’autofagia, un processo in cui il corpo utilizza le proprie proteine come fonte di energia, compresi quelle che compongono gli organi vitali. Nel tempo, questo porta alla perdita dell’integrità strutturale degli organi.
I chetoni tossici: quando il fegato cede
Quando le riserve di grasso si esauriscono, il corpo produce chetoni come fonte alternativa di energia. Alti livelli di chetoni nel sangue diventano tossici e causano danni al fegato, portando alla chetoacidosi, una condizione che accelera il processo verso la morte.
Secondo le testimonianze mediche, i sintomi più comuni tra chi soffre la fame a Gaza includono “disidratazione e anemia”, segni evidenti di questo processo di deterioramento sistemico che, senza intervento, conduce inevitabilmente alla morte.
Il collasso finale
Nelle fasi terminali della denutrizione, il corpo non riesce più a mantenere le funzioni vitali. Come riporta l’Oms, a livello mondiale la denutrizione contribuisce al decesso in oltre la metà dei casi di morte infantile e aumenta drammaticamente il rischio di sviluppare infezioni letali.
Mohammed Abu Salmiya, direttore dell’ospedale Al-Shifa di Gaza, ha spiegato il meccanismo nei neonati: “I bambini sotto un anno d’età soffrono per la mancanza di latte, che porta a un calo significativo del peso e a una diminuzione dell’immunità che li rende vulnerabili alle malattie”.
Il decesso avviene generalmente per una di queste quattro cause:
- Insufficienza cardiaca causata dall’indebolimento del muscolo cardiaco;
- Insufficienza respiratoria per perdita di capacità polmonare;
- Sepsi dovuta al collasso del sistema immunitario;
- Disidratazione severa aggravata dalla diarrea incontrollabile.
La situazione a Gaza è fuori controllo da mesi e gli esperti ricordano che i numeri riferiti in questo contesto sono prudenziali, dal momento che il contesto impedisce un censimento definitivo e appurato delle vittime gazawe. Intanto i ministri degli Esteri di 25 Paesi occidentali, tra cui l’Italia, hanno rilasciato un comunicato per chiedere a Israele di fermare i massacri a Gaza, insieme alla Commissaria europea per la parità, la preparazione e la gestione delle crisi, Hadja Lahbib, ha lanciato un “Appello internazionale per la Pace e l’aiuto a Gaza”, chiedendo che la guerra finisca immediatamente.
Qualche ora dopo, Israele ha risposto ai Paesi coinvolti, sostenendo che le loro parole sono “scollegate dalla realtà”, mentre le Idf hanno raggiunto per la prima volta Deir al Balah, nel centro della Striscia, e sfollato decine di migliaia di abitanti.