Donne e uomini hanno cervelli diversi: lo conferma l’Intelligenza artificiale
- 01/03/2024
- Popolazione
Che uomini e donne fossero differenti si insegna sin dalle scuole materne. Ma uno studio recente ha messo in mostra che maschi e femmine, oltre le note differenze anatomiche, hanno anche cervelli disuguali. Non è quindi solo un presentimento comune, quello di credere, a volte, di non capirsi. Si tratta di una reale condizione individuata dall’intelligenza artificiale e sulla quale sono in corso approfondimenti scientifici.
A confermarlo è l’ultimo studio della facoltà di Medicina dell’Università di Stanford che ha identificato schemi distinti di organizzazione cerebrale tra i due sessi. I ricercatori hanno sviluppato un potente modello di Ai in grado di rintracciare queste peculiarità cerebrali. Pubblicati sul Proceedings of National Academy of Science, i risultati della ricerca mettono in chiaro che una qualche forma di differenza è reale e concreta.
Comprendere queste differenze potrebbe essere fondamentale per affrontare condizioni neuropsichiatriche che colpiscono i due sessi in modo diverso. Ma vediamo insieme nel dettaglio quali sono le differenze.
Lo studio di Stanford
“Un’evidenza chiave di questo studio è che il sesso gioca un ruolo cruciale nello sviluppo del cervello umano, nell’invecchiamento e nella manifestazione dei disturbi psichiatrici e neurologici – ha spiegato il professor Vinod Menon, direttore del Laboratorio di Neuroscienze Cognitive di Stanford -. Identificare differenze di genere replicabili nel cervello adulto sano è un passo critico verso una comprensione più approfondita delle vulnerabilità specifiche del sesso nei disturbi psichiatrici e neurologici”.
Queste differenze riguardano principalmente il sistema cerebrale. Quest’ultimo ci aiuta a elaborare informazioni auto-referenziali e coinvolge la rete striata e limbica del cervello che lavora sull’apprendimento e su meccanismi di input-output. I ricercatori, in merito, hanno sottolineato che questo lavoro non è in grado, per il momento, di pronunciarsi sul momento in cui queste differenze si sviluppino concretamente. In sintesi, se sorgano precocemente nella vita dell’individuo o se siano guidate da ormoni o circostanze sociali, non è ancora definibile.
Sebbene sappiamo che i cromosomi sessuali con cui nasciamo contribuiscono a determinare sbalzi ormonali a cui il nostro cervello è esposto, soprattutto durante le fasi di pubertà e invecchiamento, i ricercatori hanno a lungo faticato a collegare il sesso a differenze concrete nel cervello umano.
Il modello di rete neurale
Nella loro attuale studio, il professor Vinod Menon e il suo team hanno sfruttato i recenti progressi nell’intelligenza artificiale, oltre all’accesso a più ampi set di dati, per condurre un’analisi più potente rispetto a quelle realizzate sino ad oggi. Inizialmente, hanno creato un modello di rete neurale profonda, che impara a classificare i dati di imaging cerebrale: mostrando scansioni cerebrali al modello e dicendogli che stava osservando un cervello maschile o femminile, il modello ha iniziato a “notare” quali sottili schemi potessero aiutarlo a distinguerli. Con un campione di circa 1.500 scansioni cerebrali ottenute con risonanza magnetica provenienti da Stati Uniti e Europa, l’Ai è stata in grado di capire quali appartenessero agli uomini e quali alle donne. Le variabili geografiche di provenienza dei set di dati sono state un valore aggiunto, dimostrando che anche dinanzi a altri fattori che potevano influenzare il risultato, una macro-classificazione è avvenuta in modo spontaneo.
“Questo è un elemento di prova molto forte che il sesso è un determinante robusto dell’organizzazione del cervello umano. Questi modelli hanno funzionato molto bene perché siamo riusciti a separare i pattern cerebrali tra i sessi – ha detto Menon -. Questo mi fa capire che trascurare le differenze di sesso nell’organizzazione del cervello potrebbe portarci a perdere fattori chiave alla base dei disturbi neuropsichiatrici. Un ricercatore potrebbe utilizzare i nostri modelli per cercare differenze cerebrali legate a deficit di apprendimento o differenze nel funzionamento sociale, per esempio – aspetti che siamo desiderosi di capire meglio per aiutare le persone ad adattarsi e superare queste sfide”.
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