La nuova posizione dei pediatri sui rischi delle creme solari: le polemiche e la presa di distanza dell’ISS
- 03/07/2024
- Popolazione
Le creme e i filtri solari sono al centro di una vivace polemica sui social media. Da un lato, l’Associazione Culturale Pediatri (Acp) ha rilanciato un ‘position paper’ rivoluzionario pubblicato sull’European Journal of Pediatric Dermatology, mettendo in discussione la sicurezza e l’efficacia dei filtri solari. Dall’altro, vari medici e divulgatori scientifici contestano queste affermazioni, generando un acceso dibattito online.
La posizione dell’Acp e le critiche dei divulgatori scientifici
Il ‘position paper’ dell’Acp sottolinea che “esporci al sole fa bene, ma le scottature vanno assolutamente evitate, specialmente in giovane età. Per evitare le scottature però, l’unica strada non può e non deve essere il filtro solare, che può presentare rischi sottovalutati per la salute“. Questo documento, firmato da un team di pediatri e dermatologi, sostiene che non esistono evidenze scientifiche che dimostrino una correlazione tra l’uso di filtri UV e un minor rischio di cancro alla pelle.
Beatrice Mautino, autrice de ‘La scienza dei cosmetici’ e divulgatrice su X (@divagatrice), ha risposto al documento dell’Acp con un post polemico: “In questi giorni sta girando sui social e nelle sale d’aspetto un ‘position paper’ di un’associazione ‘culturale’ di pediatri che dice che le creme solari fanno male. Genitori in confusione e la Fnomceo credo manco sappia”.
L’Acp, contattata dall’Adnkronos Saluta, ha difeso la sua posizione, sottolineando che il loro documento è “di assoluto valore scientifico” e che la loro volontà è di proteggere soprattutto i bambini nei primi 1.000 giorni di vita dall’esposizione solare. Secondo l’associazione “ci sono prove controverse sulla possibilità che i filtri fisici sotto forma di nano particelle possano attraversare la pelle, soprattutto in presenza di lesioni cutanee, e dare origine a pericoli per la salute umana”.
Le raccomandazioni dell’Acp
L’Acp ha fornito alcune linee guida per proteggersi dal sole senza l’uso esclusivo dei filtri solari:
- esposizione al sole graduale per sviluppare le difese naturali della pelle;
- utilizzo di abbigliamento protettivo come metodo principale di protezione;
- evitare l’esposizione al sole per donne incinte e bambini sotto i 2 anni durante le ore più calde;
- creazione di ombra in spiaggia, ad esempio con piscine d’acqua sotto l’ombrellone;
- uso di cappelli e occhiali da sole;
- disponibilità di indumenti tecnici capaci di filtrare i raggi solari.
La presa di distanza dell’Istituto Superiore di Sanità
Intanto l’Iss ha preso le distanze dal ‘position paper’ dell’Acp con un post su Facebook, dichiarando che “l’Istituto Superiore di Sanità è citato nel ‘position paper’ ma nessuno dei suoi esperti è stato consultato per la preparazione del documento”.
L’ISS ha chiarito che le creme solari devono essere utilizzate quando l’esposizione al sole è inevitabile, ma non perché siano considerate pericolose, bensì per la loro efficacia limitata. Le creme solari non offrono una protezione UV totale: una crema con SPF 15 permette il passaggio del 7% dei raggi UV, una con SPF 30 del 3% e una con SPF 50 del 2%. Questa protezione parziale significa che la pelle non è mai completamente al sicuro dall’esposizione ai raggi UV.
Un problema significativo evidenziato dall’ISS è l’uso improprio delle creme solari da parte delle persone. Spesso, infatti, queste vengono applicate in quantità insufficienti e non vengono riapplicate come indicato. Questo uso scorretto, combinato con il costo elevato delle creme, porta a una protezione inefficace.
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