Sale il costo del carrello della spesa, +3,2% a luglio: i dati Istat
- 11 Agosto 2025
- Popolazione
A luglio 2025, l’inflazione generale in Italia è rimasta stabile all’1,7% rispetto all’anno precedente. Questa stabilità, però, non significa che i prezzi di tutti i prodotti siano rimasti fermi: al contrario, ci sono state dinamiche molto diverse tra i vari settori, con alcuni che hanno visto un aumento, come il carrello della spesa degli italiani. Vediamo nel dettaglio i dati Istat sui prezzi al consumo del mese di luglio, partendo da ciò che più impatta le spese quotidiane.
Il “carrello della spesa” si fa più salato
Il costo per il carrello della spesa è aumentato. Questo include i beni alimentari, i prodotti per l’igiene della casa e quelli per la cura personale. Il loro costo è passato dal +2,8% di giugno al +3,2% a luglio su base annua.
Così come, anche i prezzi dei beni acquistati più spesso – come cibo, carburante, trasporti urbani e pasti fuori casa – hanno accelerato, passando dal +2,0% al +2,3%. Questo indica una maggiore pressione sui beni di consumo essenziali.
Prodotti alimentari: trend in crescita
I prezzi dei beni alimentari (che comprendono cibo, bevande analcoliche e alcoliche), nello specifico, hanno mostrato un trend di crescita continuo, salendo dal +3,3% al +3,7% su base annua. Hanno dato un contributo significativo all’inflazione generale, pari a +0,666 punti percentuali. L’aumento maggiore è stato segnalato per i prezzi degli alimenti non lavorati (quelli non trasformati industrialmente, come frutta, verdura fresca e carne fresca). Questi sono passati dal +4,2% al +5,1%. In particolare, hanno subito un rincaro:
• I vegetali freschi o refrigerati (dal +1,3% al +3,1%).
• La frutta fresca o refrigerata (dal +7,2% al +8,8%).
• Le carni (dal +4,4% al +4,9%). Tuttavia, su base mensile, i prezzi degli alimentari non lavorati sono leggermente scesi del -0,6%.
I prezzi degli alimenti lavorati (quelli che hanno subito un processo industriale, come succhi di frutta o insaccati) hanno visto un’accelerazione, anche se più contenuta, passando dal +2,7% al +2,8%.
Energia in calo
Se il cibo ha pesato sul portafoglio degli italiani, altri beni hanno controbilanciato la situazione. La crescita complessiva dei prezzi dei beni (che includono tutto, dall’energia all’abbigliamento) è lievemente rallentata, passando dal +0,9% al +0,8%. Il principale fattore di rallentamento è stata la netta flessione dei prezzi dei beni energetici, che è diminuita dal -2,1% al -3,4% su base annua. Nel dettaglio:
• I prezzi dell’energia con tariffe stabilite (come l’elettricità e il gas del mercato tutelato) hanno rallentato la loro crescita, passando dal +22,6% al +17,1%. Questo è dovuto soprattutto al rallentamento dell’energia elettrica nel mercato tutelato (dal +39,9% al +20,5%).
• I prezzi dell’energia senza tariffe fisse (come carburanti, gasolio, energia elettrica e gas del mercato libero) hanno accentuato il loro calo annuo, passando dal -4,2% al -5,2%. Rimangono fortemente negativi i prezzi per l’elettricità nel mercato libero, il gasolio (riscaldamento e trasporti), il gas di città nel mercato libero e la benzina. Curiosamente, su base mensile, sia l’energia non regolamentata (+2,2%) che quella regolamentata (+1,2%) hanno mostrato un leggero aumento.
Se si guarda agli altri beni, ci sono i cosiddetti “beni durevoli”, come veicoli o arredamento, che sono scesi su base mensile del -0,3%, con una variazione annua del -0,9%. I beni non durevoli, come i detergenti o i medicinali, hanno registrato un +1,3% annuo. Dall’abbigliamento alle calzature, l’aumento è di +1,0% annuo.
I servizi
Anche la crescita dei prezzi dei servizi ha mostrato un leggero rallentamento complessivo, passando dal +2,7% al +2,6%. Il divario tra l’inflazione dei servizi e quella dei beni è rimasto invariato a +1,8 punti percentuali. Quelli che hanno segnato un’accelerazione sono i servizi di trasporto (voli, treni, navi, auto) che hanno accelerato dal +2,9% al +3,3%. In particolare, il trasporto aereo passeggeri ha visto un notevole aumento (dal +2,9% al +7,4%) e il trasporto passeggeri su rotaia ha invertito la tendenza (da -0,5% a +0,2%).
Altri, come istruzione, servizi medici e finanziari, hanno accelerato dal +1,6% al +2,2%, spinti soprattutto dagli altri servizi finanziari (dal +0,6% al +4,6%).
Per quanto riguarda quelli in discesa, abbiamo i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (pacchetti vacanza, ristoranti, bar, parrucchieri) che hanno rallentato dal +3,2% al +2,7%. Questo è stato trainato principalmente dai servizi ricreativi e sportivi (dal +7,7% al +5,4%) e dai servizi di alloggio (dal +3,2% al +1,3%). Così come, i prezzi delle comunicazioni (telefonia, servizi postali) hanno visto una flessione più marcata, dal -4,3% al -4,8%.
Una panoramica territoriale
A luglio 2025 la crescita tendenziale dei prezzi al consumo è più alta di quella nazionale nel Sud (stabile a +1,9%), è uguale nel Nord-Est (stabile a +1,7%), mentre risulta inferiore a quella nazionale nel Centro (da +1,7% a +1,6%), nel Nord-Ovest (da +1,5% a +1,4%) e nelle Isole (da +1,5% a +1,4%). Tra i capoluoghi, delle regioni e delle province autonome, e i comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti, l’inflazione più elevata si osserva a Rimini (+2,8%) e a Padova e Napoli (+2,3% entrambe), seguite da Bolzano (a +2,2%); la crescita dei prezzi risulta più contenuta a Reggio Emilia (+0,8%) e ad Aosta e a Campobasso (+0,7% per entrambe).
In sintesi, la variazione tendenziale misura il cambiamento dei prezzi rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (ad esempio, luglio 2025 rispetto a luglio 2024), ma se si volesse avere un primo prospetto del 2025: la variazione tendenziale dei prezzi per il “carrello della spesa” è progressivamente aumentata da +1,7% a gennaio 2025 a +3,2% a luglio 2025. E questo indica un’accelerazione della pressione inflazionistica su questi beni essenziali durante i primi sette mesi dell’anno.