Cosa prevede la legge della Toscana sul suicidio assistito
- 12/02/2025
- Popolazione Welfare
La Toscana è diventata la prima regione italiana a dotarsi di una legge che regola in dettaglio il suicidio assistito, facendo un ulteriore step in materia di fine vita. La pratica è già lecita dal 2019, dopo la sentenza della Corte costituzionale sul caso di Dj Fabo (sent.242/2019). Da allora, la questione è sempre rimasta irrisolta, perché il Parlamento non ha mai approvato una legge per stabilire modi e tempi di accesso al suicidio assistito, nonostante i ripetuti solleciti della Consulta.
La legge approvata in Toscana è la prima in Italia che fa proprio questo: in sei articoli definisce in maniera chiara ruoli, procedure e tempi per l’accesso alla morte assistita all’interno del territorio regionale.
Legge fine vita Toscana
Prima della Regione Toscana, Puglia ed Emilia-Romagna avevano già stabilito tempi certi per eseguire la richiesta di suicidio assistito del paziente che rispettasse le condizioni previste dalla sentenza 242/2019. Anche la regione Veneto è andata vicina ad approvare dei tempi certi per la definizione del suicidio assistito, ma il provvedimento proposto dall’Associazione Luca Coscioni non è passato per un solo voto. Sullo sfondo c’è sempre la possibilità che il governo impugni la legge perché la sanità rientra nelle materie di competenze concorrente Stato-Regioni. Il governo ha già presentato un ricorso (ancora senza esito) sul testo dell’Emilia-Romagna, ma in quel caso si trattava di una delibera, quindi di un atto meno solido di una legge regionale.
La legge sul suicidio assistito della Regione Toscana si differenzia perché disciplina ogni aspetto della procedura, non solo quello temporale (che era il più urgente, dal momento che molti pazienti restavano in attesa di risposta sine die, spesso finendo per ricorrere al suicidio assistito in Svizzera).
Il testo prevede tempi certi per ogni fase della procedura, a partire dall’accertamento delle condizioni che deve essere fatto in venti giorni dalla data di richiesta del paziente; istituisce una Commissione medica multidisciplinare nelle Asl, dispone che le strutture sanitarie debbano garantire il supporto, l’assistenza e i mezzi necessari al completamento della procedura, disciplina la procedura e prevede la gratuità delle prestazioni sanitarie.
Il testo stabilisce, infatti, che il costo di medicinali e attrezzature necessari per il suicidio, ora a carico dei familiari, sia sostenuto dal sistema sanitario stabilendo una prestazione extra Lea (Livelli essenziali di assistenza). Il costo non dovrebbe superare complessivamente i 10mila euro l’anno. Si ribadisce la volontarietà della partecipazione del personale medico e sanitario alle varie fasi dell’iter.
Come funziona la procedura
Chi desidera accedere alla morte assistita in Toscana deve presentare una richiesta all’azienda sanitaria locale di riferimento, direttamente o tramite una persona delegata. La domanda deve includere tutta la documentazione sanitaria necessaria e può indicare un medico o una medica di fiducia che segue il paziente. Una volta ricevuta la richiesta, l’azienda sanitaria la inoltra a una commissione apposita, incaricata di verificare se il paziente possiede tutti i requisiti previsti dalla legge regionale.
Questa commissione deve essere istituita entro 15 giorni dall’entrata in vigore della norma e deve essere formata da sei professionisti del servizio sanitario regionale:
- un medico palliativista;
- un neurologo;
- uno psichiatra;
- un anestesista;
- un infermiere;
- uno psicologo.
A seconda della patologia del paziente, il gruppo può essere integrato da un ulteriore specialista in grado di valutare con maggiore precisione l’impatto della malattia sulla qualità della vita. Nessun membro della commissione può ricevere compensi o altre forme di pagamento per questa attività. Prima di esprimere un giudizio sulla richiesta, la commissione deve sempre consultare il comitato etico locale competente.
La commissione ha 20 giorni di tempo per completare la verifica dei requisiti. Se necessario, può sospendere il procedimento per eventuali accertamenti clinici, ma solo una volta e per un massimo di cinque giorni. Oltre a valutare i criteri medici, la commissione deve accertarsi che il paziente sia stato informato su tutte le alternative disponibili, comprese le cure palliative e la possibilità di ricorrere alla sedazione profonda. Terminati gli accertamenti, la commissione trasmette la documentazione al comitato etico, che ha sette giorni per esprimere il proprio parere. A quel punto, la commissione redige una relazione finale in cui comunica la decisione sul caso. Questa relazione viene inviata all’azienda sanitaria locale, che a sua volta la trasmette al paziente.
Se la richiesta viene accolta, la commissione ha 10 giorni per definire le modalità di attuazione della morte assistita, ovvero stabilire quale farmaco verrà utilizzato e se il paziente avrà bisogno di supporti tecnici per autosomministrarselo. Il suicidio assistito, infatti, si distingue dall’eutanasia proprio perché è il paziente stesso a dover assumere il farmaco senza intervento diretto di un medico. Il paziente può anche chiedere che le modalità della procedura vengano definite in collaborazione con il proprio medico di fiducia. Un aspetto che la legge toscana non chiarisce riguarda il luogo in cui il paziente può autosomministrarsi il farmaco. La proposta dell’associazione Luca Coscioni prevedeva la possibilità di farlo in ospedale, in un hospice o a casa propria, ma il testo non specifica ancora questo dettaglio.
In ogni caso, la legge stabilisce che la procedura deve rispettare la dignità della persona e garantire che non vi siano sofferenze aggiuntive rispetto a quelle già causate dalla malattia.
Anche le modalità concrete con cui verrà eseguita la procedura devono passare al vaglio del comitato etico, che ha altri cinque giorni per esprimere un parere. Una volta ricevuta l’approvazione, l’azienda sanitaria locale ha sette giorni di tempo per fornire il farmaco e gli eventuali dispositivi necessari. Sommando tutti i passaggi previsti dalla legge, il percorso per accedere alla morte assistita può concludersi in un massimo di 54 giorni dalla richiesta del paziente.
Va sottolineato che, anche dopo aver ricevuto tutti i pareri positivi, il paziente resta libero di interrompere o annullare la procedura in qualsiasi momento.
Chi può accedere
La legge della Toscana sul suicidio assistito ribadisce le condizioni previste dalla Corte costituzionale nel 2019. Con la sentenze Cappato/Antoniani, la Consulta stabilì la non punibilità di chi aiuta una persona a suicidarsi, purché la persona che chiede di poter porre fine alla sua vita:
– sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, come la ventilazione meccanica o la nutrizione artificiale;
– sia affetta da una patologia irreversibile, che non lascia alcuna speranza di guarigione o di miglioramento;
– soffra in modo intollerabile, sia fisicamente che psicologicamente, a causa della sua malattia;
– abbia espresso il suo proposito di suicidio in modo “libero e autonomo, chiaro e univoco”, dopo aver ricevuto tutte le informazioni necessarie sulle sue condizioni di salute, sulle cure palliative disponibili e sulle modalità del suicidio assistito;
– sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, senza subire pressioni o influenze da parte di altri.
Anche per la legge toscana questi requisiti devono sussistere tutti insieme e si specifica che il paziente dovrà aver rifiutato qualsiasi soluzione terapeutica praticabile, compresa la sedazione profonda e continuativa che genera uno stato di incoscienza fino al giorno della morte naturale.
Il dibattito si accende sul significato di “trattamenti di sostegno vitale”. Sul tema si è espressa lo scorso luglio la Corte costituzionale con la sentenza n.135/2024. Per la Consulta bisogna considerare ‘idonei’ anche i pazienti che dipendono fisicamente da un caregiver o da un familiare, non solo quelli attaccati a un macchinario salvavita. La Corte, in questo senso, ha espresso “il forte auspicio che il legislatore e il servizio sanitario nazionale assicurino concreta e puntuale attuazione ai principi fissati dalla precedente sentenza”, ovvero quella del 2019. I singoli saranno sottoposti comunque a giudizio dei tribunali.
Toscana, la “Svizzera italiana”?
Oltre ai requisiti specifici, per accedere a morte assistita in Toscana bisogna essere assistiti dal servizio sanitario locale. Questo significa che chi non è stabilmente residente in questa regione può trasferirsi temporaneamente, farsi assegnare un medico temporaneo, per poi poter fare richiesta. Un’ipotesi non così remota, dato che la regione Toscana è l’unica in Italia ad aver adottato una legge completa sul suicidio assistito. Un esempio arriva dalla Svizzera dove, a causa della legislazione più permissiva, già molti italiani hanno deciso di porre fine alle proprie sofferenze. Qui, il 27 febbraio 2017, morì anche Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, dopo una lunga battaglia legale e civile portata avanti dall’amico Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni.
I prossimi passi della legge
Il testo si basa in gran parte sulla proposta di iniziativa popolare “Liberi Subito”, elaborata dall’associazione Luca Coscioni, che da anni si occupa di diritti civili con un particolare attenzione al fine vita. Il 14 marzo 2024 i promotori hanno depositato presso la presidenza del Consiglio toscano la proposta di legge regionale supportata da oltre 10mila firme autenticate, che dopo l’iter in Commissione Sanità è giunta all’esame e al voto dell’Assemblea.
Ora la legge verrà formalmente promulgata dal presidente della regione, Eugenio Giani del Pd, entro 10 giorni dall’approvazione (avvenuta ieri, 11 febbraio), per poi entrare in vigore entro venti giorni dalla promulgazione.
Il governo può impugnarla?
Come accennato, c’è la possibilità che il governo decida di impugnare la legge regionale toscana, come ha fatto con la delibera dell’Emilia-Romagna. Pro Vita & Famiglia onlus se lo auspica fortemente: “Chiediamo al governo di impugnare immediatamente la legge toscana con un ricorso in Corte costituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sulla base delle motivazioni già esposte dall’Avvocatura dello Stato quando si è espressa contro le iniziative regionali […] In gioco non c’è solo il rispetto della Costituzione, ma soprattutto la tutela delle vite più fragili, che dovrebbero essere difese, curate e accompagnate nella fase finale con vicinanza, cura e compassione tramite un’applicazione effettiva delle cure palliative previste dalla legge 38/2010”, ha detto il presidente Antonio Brandi.
Nel caso in cui decidesse di fare ricorso, il governo dovrebbe sollevare davanti alla Consulta una questione di legittimità costituzionale sulla legge toscana, sostenendo che la competenza sul tema non spetti alle singole regioni ma al Parlamento. L’incertezza è data dal fatto che la sanità è di materia concorrente Stato-Regioni in base all’articolo 117, comma 3 della Costituzione.
Per dirimere ogni dubbio, la Corte costituzionale ha invitato più volte il Parlamento a regolare la materia con una legge sul suicidio assistito, ma finora le uniche risposte sono arrivate dalla Regioni.