Carrelli leggeri e famiglie con figli in difficoltà, come cambiano i consumi degli italiani
- 29/02/2024
- Popolazione
Come stanno cambiando i consumi degli italiani? Una prima risposta è che stanno diminuendo soprattutto per effetto del caro-vita e del mancato adattamento dei salari all’inflazione. Una situazione che colpisce soprattutto i giovani e le famiglie con figli, come emerge dall’indagine di Niq “Global
Consumer Outlook 2024” realizzata col supporto di Gfk.
Subito un dato molto chiaro: quasi un italiano su 3 dichiara di affrontare una condizione economica peggiore quest’anno rispetto al 2023. Una situazione che ricade inevitabilmente anche sui consumi. Il 62% degli italiani intervistati (607 consumatori in tutto) dichiara di avere una situazione economica stabile rispetto all’anno passato, caratterizzata dalle stesse difficoltà.
Il confronto con gli altri Paesi europei sorprende: se in Italia dichiara un peggioramento delle condizioni economiche il 30% degli intervistati, questa percentuale sale al 41% nel panorama europeo.
Eppure, il peggioramento è un termine relativo, di confronto con l’anno precedente. Se si analizza il potere di acquisto in termini assoluti, i dati non sorridono all’Italia, dove gli stipendi sono fermi da anni. Sebbene l’inflazione sia ormai allineata con la media europea, per il Belpaese si osserva una stagnazione dei salari dei lavoratori che si traduce in una diminuzione dei salari reali del -7,3%, confermando la perdita del potere d’acquisto delle famiglie italiane, soprattutto di quelle più deboli.
L’adattamento è stato molto più rapido e consistente negli altri Paesi europei: i valori registrati in Germania (-3,3%), Gran Bretagna (-2,9%), Francia (-1,8%) e Spagna (-1,2%) rivelano un controbilanciamento dell’inflazione, non totale ma rilevante.
L’80% degli italiani in difficoltà attribuisce al generale aumento del costo della vita la causa della loro difficile situazione finanziaria, dato in linea con la media europea (83%).
I giovani soffrono di più
L’analisi di Niq e Gfk aiuta a capire molto della crisi demografica in Italia. Emerge, infatti, che le famiglie giovani con figli accusano una difficoltà di gran lunga maggiore rispetto alle famiglie benestanti, senza figli o comunque con figli fuori dal nucleo familiare.
Per effetto, nei prossimi anni, le persone tra i 45 e i 54 anni influenzeranno in maniera più significativa i consumi con un progressivo declino, fino al -11,9%, delle famiglie con figli. Un dato che sottolinea la crescente importanza della silver economy.
In generale, il 30% delle famiglie italiane (ovvero quelle giovani e con figli) è costretto a pensare alla necessità del momento e ha subìto in modo più marcato l’impatto dell’inflazione.
Come cambiano i consumi degli italiani
Effetti evidenti della diminuzione del potere d’acquisto sono i carrelli più leggeri (numero dei prodotti acquistati segna un -6,5%) dei consumi e l’aumento dei cherry pickler, ovvero quei consumatori che approfittano delle promozioni (50% degli italiani contro il 40% della media europea) e tengono sotto controllo l’ammontare della spesa (31%).
Il Consumer Outlook 2022 indica anche come siano cambiate le priorità dei consumatori. Nel carrello della spesa degli italiani entrano sempre più spesso prodotti legati al benessere e alla salute;
- prodotti senza zuccheri aggiunti: +27% in termini di valore nel 2023 rispetto al 2022;
- prodotti a basso contenuto di zuccheri: +23%;
- prodotti proteici: +19,6%;
- integratori: +8,3%;
- prodotti sostitutivi delle proteine animali (+7,7%).
In effetti il 40% degli italiani dichiara che il proprio benessere è la priorità principale, il 65% sceglie un prodotto se migliore per la salute ed il 53% se rispetta criteri di sostenibilità, sempre più importante nelle scelte di acquisto dei consumatori.
Una grande spinta a questi beni è data da quel 25,8% di famiglie senza figli sotto i 24 anni, le cosiddette trend setter che sostengono i fenomeni di moda, come gli alimenti con meno zuccheri, quelli proteici e quelli plant based.
In diminuzione gli acquisti legati ai top brand, mentre le private label mostrano una presenza maggiore nelle famiglie mature (44,2%), le più resilienti alla crisi nonché quelle più attente a una spesa salutare, con una maggiore spesa nell’ortofrutta. Per private label, o marche private, si intendono quei prodotti realizzati o forniti da società terze (fornitore di marca industriale o terzista a tutti gli effetti) e venduti con il marchio della società che vende il prodotto, ovvero il distributore.
Spazio agli acquisti sostenibili
La maggiore attenzione verso la sostenibilità si riflette nei dati di Niq e Gfk che mostrano un aumento a doppia cifra delle vendite dei prodotti con packaging riciclato o riciclabile così come dei prodotti caratterizzati da certificazioni di sostenibilità sociale o che garantiscono un trattamento “sano” dell’animale.
Questa rinnovata sensibilità porta i suoi effetti anche nel settore della tecnologia di consumo dove i consumatori apprezzano sempre di più i dispositivi che garantiscono un alto livello di efficienza energetica, a partire dai grandi elettrodomestici in classe A.
Legato, seppure indirettamente, alla sostenibilità è anche il boom dei purificatori d’aria, previsto anche per il 2024. Un acquisto molto più diffuso nelle aree con più smog, che dimostra anche una maggiore consapevolezza degli italiani sul tema.
Le paure per il futuro
Quali sono le principali paure dei consumatori del Belpaese per il futuro?
- l’aumento del costo dei prodotti alimentari, che riguarda il 33%delle persone (vs il 37% della media europea);
- l’aumento del prezzo delle utenze domestichecome gas ed elettricità (paura avvertita dal 32% degli italiani contro la media europea del 25%);
- infine, la preoccupazione causata dai conflittiin corso ed il possibile incremento del clima di incertezza che coinvolge il 21% degli italiani (vs il 18% degli europei).
In generale, gli italiani restano pessimisti: il 60% ritiene che la propria condizione finanziaria non subirà cambiamenti, 14 punti in più rispetto al 46% registrato in media tra i consumatori europei. Un italiano su quattro teme che la propria condizione finanziaria peggiori nei prossimi anni, contro il 33% degli europei.
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