Genitorialità social, frasi tossiche contro educazione gentile? Il parere del pedagogista
- 19/05/2025
- Giovani Popolazione
“Io ti ho creato e io ti…”
Chiunque sia cresciuto con un’educazione tradizionale sa perfettamente come termina questa minaccia: un avvertimento che faceva paura anche ai bambini più dispettosi, un monito, un’affermazione del potere genitoriale.
Oggi, però, i bambini, quando chiamati a rispondere, concludono le frasi in modo completamente diverso. Su TikTok è diventata virale la “Completa la frase Challenge”, una moda che consiste nel creare dei video nei quali i genitori interrogano i propri piccini su quelle famose frasi autoritarie di un tempo.
Ciò che ne è emerso è un nuovo tipo di comunicazione familiare che ha ribaltato quella tradizionale, trasformandola in pura empatia e gentilezza. I bambini completano la frase con spontaneità: “Io ti ho creato e io ti… amo”.
Uno “schiaffo morale” ad anni di austerità? In poche parole, questa tendenza sembra smontare secoli di controllo e terrore. I figli non interagiscono più con sudditanza, ma con reciproco affetto. Un trend che va oltre il semplice gioco: la challenge social è il segnale di un cambiamento culturale che sta ridisegnando il rapporto tra genitori e figli.
Ma è davvero privo di rischi?
Il parere del pedagogista Daniele Novara
Abbiamo chiesto un parere al pedagogista Daniele Novara per analizzare gli effetti di questa nuova forma di comunicazione.
“Quelle frasi tradizionali del passato erano in qualche modo frasi tossiche”, ci ha spiegato Novara. “Potremmo definirlo patriarcato allo stato puro. La famiglia un tempo faceva della crudeltà il proprio codice. Parliamo di almeno due generazioni fa, però. Ce lo siamo lasciati alle spalle”.
Secondo Novara, tuttavia, questa inversione di paradigma nella comunicazione genitoriale può nascondere un rischio opposto: quello di trasformare il genitore in una figura alla pari del bambino, quasi terapeutica. “I genitori hanno un ruolo educativo, non possono essere i terapeuti dei propri bambini, non possono mettersi alla pari, non ne capisco l’obiettivo. I bambini devono giocare, non avere dialoghi pedagogici con la mamma”.
Il pedagogista, in tal senso, ha sottolineato l’importanza per i bambini di esperienze educative legate al movimento e alla socialità: “I giochi con i quali dovrebbero intrattenersi sono altri, non quelli social, ma quelli sportivi, ad esempio”.
Educazione gentile: perdita di autorità?
La challenge social rientra in un filone di tipologie di video online che tendono a sensibilizzare sull’educazione gentile: un modello basato su rispetto ed empatia che sta diventando sempre più centrale nelle famiglie moderne e sempre più virale anche su altri social network. Lo dimostrano le risposte ingenue dei bambini, che reinterpretano frasi tradizionali in modo spontaneo:
- “Questa casa non è un albergo” diventa “Questa casa non è… brutta”.
- “I bambini buoni non piangono” diventa “I bambini buoni… non alzano le mani”.
- “Finché vivi in questa casa fai come dico io” si trasforma in “Finché vivi in questa casa… non ne vorrai un’altra”.
Un cambiamento positivo per molti, ma secondo Novara, questa nuova forma di comunicazione rischia di mettere in crisi il senso della crescita autonoma.
“Non ci chiediamo se l’originalità della produzione di un video social corrisponda realmente ai bisogni educativi dei propri figli”, ha sostenuto Novara. “Questi eccessi di discorso ai figli sono una nuova forma di manipolazione. Impediscono ai piccoli di fare la loro vita e le loro esperienze di crescita, di sbagliare e capire l’errore da soli”.
Secondo il pedagogista, un bambino ha diritto a vivere le proprie emozioni in modo spontaneo, senza che gli venga imposto un atteggiamento gentile a tutti i costi: “Le emozioni infantili sono selvagge e devono rimanere tali. Un bambino corre, sputa, salta, sale su un albero. È più vicino alle componenti primarie dell’esistenza. La mamma deve lasciar crescere il proprio figlio come gli viene naturale e non indurlo in comportamenti programmati”.
Dall’educazione alla viralità social
La Completa la frase Challenge non è solo un gioco tra genitori e figli: rientra in una cultura digitale dove i momenti più intimi diventano contenuto condiviso pubblicamente.
L’ingenuità dei più piccoli è affascinante, ma la loro partecipazione alle mode digitali solleva interrogativi etici. Se da un lato la nuova comunicazione familiare basata sulla gentilezza rafforza il legame tra genitori e figli, dall’altro la sua trasformazione in contenuto virale sui social rischia di snaturarne l’autenticità. Quando l’educazione diventa spettacolo digitale, si perde il confine tra spontaneità e costruzione mediatica?
“In qualche modo sì. Non è necessario raccontare sui social come si educa il proprio figlio”, avverte Novara. “Non è capisco l’obiettivo. L’esposizione mediatica è proibita. Non è un reato penale, ma la proibizione appartiene a modelli di civiltà. Ai genitori, inoltre, voglio dire una cosa: fate attenzione a pubblicare le foto e i video dei figli perché il mondo della pedofilia è pronto ad usare queste immagini. Si alimenta il mondo della pedopornografia. I bambini hanno diritto ad essere visti dai loro cari e non da tutto il mondo” E conclude: “Il genitore deve dare il buon esempio. Le parole servono fino ad un certo punto”..
La “Completa la frase Challenge” ha senza dubbio il merito di aver stimolato una riflessione su nuovi modelli educativi, mostrando che l’amore e la gentilezza possono essere i pilastri di una relazione familiare sana. Ma a quale costo?