Il cervello può sovrascrivere i ricordi belli a quelli brutti: una nuova speranza per chi ha subito traumi?
- 18 Giugno 2025
- Popolazione Welfare
La memoria umana non è un archivio immutabile, ma un sistema dinamico capace di trasformare i ricordi negativi in esperienze più tollerabili. Recenti studi neuroscientifici dimostrano che il cervello può letteralmente “sovrascrivere” le memorie dolorose, aprendo scenari rivoluzionari per il trattamento dei traumi.
Memoria emotiva, come funziona?
Un team di ricercatori di Hong Kong ha pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” uno studio che dimostra come sia possibile attenuare i ricordi negativi sostituendoli con associazioni positive. Ai 37 partecipanti è stato chiesto di associare parole inventate a immagini negative, come lesioni o situazioni pericolose.
Il giorno successivo, metà di quelle associazioni sono state rielaborate, collegando le stesse parole a immagini positive come paesaggi sereni o volti sorridenti. Durante la il sonno Nrem (movimento oculare non rapido), i ricercatori hanno riprodotto le parole pronunciate, sfruttando una fase del sonno cruciale per l’elaborazione della memoria.
I risultati sono stati sorprendenti: monitorando l’attività cerebrale tramite elettroencefalografia, il team ha osservato un aumento dell’attività theta, collegata alla memoria emotiva. Il giorno seguente, i partecipanti ricordavano con meno precisione le immagini negative originarie e tendevano a richiamare più frequentemente ricordi positivi.
I neuroni che riscrivono il dolore
Parallelamente, ricercatori svizzeri della Scuola politecnica federale di Losanna hanno identificato i neuroni specifici responsabili di questo processo di “riscrittura”. Questi neuroni, situati nel giro dentato dell’ippocampo, non solo memorizzano gli eventi traumatici ma sono anche capaci di ridurre, con il tempo, la paura e l’ansia associate a quei ricordi.
Gli esperimenti sui topi hanno dimostrato che gli stessi neuroni responsabili della rievocazione dei ricordi dolorosi si “accendevano” anche quando gli animali non mostravano più paura. Meno gli animali erano spaventati, più si attivavano, a dimostrazione che che questi neuroni sarebbero responsabili non solo della memorizzazione degli episodi traumatici, ma anche della loro riscrittura.
La conferma dal Mit di Boston
Già nel 2014, il team di Susumu Tonegawa del Mit di Boston aveva dimostrato che è possibile invertire l’associazione emotiva di ricordi specifici manipolando le cellule cerebrali con l’optogenetica. Questa tecnica innovativa utilizza la luce per controllare l’attività dei neuroni, permettendo di trasformare ricordi brutti in piacevoli.
I risultati hanno fotografato il circuito cerebrale che controlla come i ricordi si legano a emozioni positive o negative, dimostrando che il collegamento tra ippocampo e amigdala gioca un ruolo cruciale in questo processo. “In futuro, potremo essere in grado di sviluppare metodi che aiutino le persone a ricordare le memorie positive più di quelle negative”, dichiarò alloraTonegawa.
Le implicazioni per la società
Queste scoperte potrebbero rivoluzionare il trattamento del disturbo post-traumatico da stress, dell’ansia e della depressione.
I ricercatori di Hong Kong hanno dimostrato che “un intervento non invasivo sul sonno può modificare i ricordi avversivi e le risposte emotive”, ma sottolineano che siamo solo agli inizi: gli esperimenti si sono svolti in ambienti di laboratorio controllati, utilizzando ricordi con carica emotiva relativamente bassa rispetto ai traumi reali che potrebbero essere più complessi da sovrascrivere. In una società sempre più esposta a stress e traumi, la possibilità di attenuare l’impatto dei ricordi negativi potrebbe trasformare l’approccio alla salute mentale collettiva.
“Il ricordo del dolore è ancora dolore”, scriveva Byron. Ma potremmo non essere costretti a ricordarcelo per sempre.