Volontariato, crollo tra i giovani italiani: i dati dell’Inps
- 8 Agosto 2025
- Giovani Popolazione
Il volontariato italiano attraversa una crisi profonda che tocca soprattutto le nuove generazioni
Mentre gli over 65 mantengono stabile il loro impegno solidale, i giovani abbandonano massicciamente l’associazionismo e gli aiuti diretti, con un impatto sul futuro della partecipazione civica nel Paese.
Lo certifica l’Istat che negli scorsi giorni ha pubblicato il rapporto sui dati del 2023.
I dati Istat sul volontariato
Nel 2023, il 9,1% della popolazione italiana sopra i 15 anni (circa 4,7 milioni di persone) ha svolto attività di volontariato, registrando un drastico calo di 3,6 punti percentuali rispetto al 12,7% del 2013, anno della prima rilevazione. La flessione investe sia il volontariato organizzato, che scende dal 7,9% al 6,2%, sia quello non organizzato, dal 5,8% al 4,9%.
Il calo tra i giovani
Il crollo più significativo si registra tra i giovani:
- La fascia 25-44 anni subisce la contrazione più marcata con -2,7 punti percentuali nel volontariato organizzato e -1,4 negli aiuti diretti;
- La fascia 15-24 anni registra un calo ancora più grande: -2,2 punti nell’organizzato e -0,7 nel diretto;
- Particolarmente critica la situazione degli studenti, che mostrano una flessione di 4 punti percentuali nel volontariato organizzato, scendendo dal 9,5% del 2013 al 5,5% del 2023;
- In parziale controtendenza gli adolescenti 14-17 anni. Dopo il crollo pandemico, questa fascia mostra segnali di ripresa: dal 3,9% del 2021 al 6,8% del 2023. La partecipazione di questo target resta comunque lontana dai livelli pre-Covid e rappresenta un’eccezione nel panorama giovanile.
La resistenza degli anziani
In controtendenza rispetto alle dinamiche giovanili, le persone di 65 anni e più evidenziano stabilità sia nel volontariato organizzato (dal 5,8% al 6,2%) sia nell’aiuto diretto (dal 4,5% al 5,5%). Gli anziani si confermano così la spina dorsale della solidarietà nazionale, con le percentuali più alte nelle fasce 45-64 anni (7,2% organizzato, 5,9% diretto) e over 65 (6,2% e 5,5%).
Le cause del disimpegno giovanile
Le ricerche non forniscono dati definitivi sulle cause specifiche del calo giovanile, ma gli esperti individuano diversi fattori strutturali: la precarietà lavorativa, l’incertezza economica e la digitalizzazione delle relazioni sociali potrebbero aver modificato le modalità attraverso cui le nuove generazioni esprimono la solidarietà.
Il rapporto della Commissione Europea sul benessere sostenibile evidenzia come l’Italia sia tra i Paesi con il più alto numero di giovani Neet, con problemi strutturali legati a bassa natalità, emigrazione giovanile e scarse opportunità di lavoro qualificato. Questi elementi creano un contesto di incertezza che può scoraggiare l’impegno volontario a lungo termine.
Anche il contesto educativo mostra criticità. Una ricerca su oltre seimila studenti tra 14 e 19 anni rivela che il 58% trova la propria classe poco inclusiva, mentre solo il 12% degli studenti frequenta spesso coetanei con disabilità. La maggioranza identifica contesti più inclusivi della scuola, come associazioni sportive (28,7%) e di volontariato (23%).
Migliora la qualità del volontariato
Se i dati sulla quantità non sono confortanti, quelli sulla qualità del volontariato fanno tirare un sospiro di sollievo: la percentuale di volontari “ibridi” (che coniugano impegno organizzato e aiuti diretti) è quasi triplicata, passando dall’8,1% al 21,7%. Circa un milione di italiani sceglie di non limitarsi a un singolo canale ma di diversificare il proprio contributo alla comunità.
Cambiano anche i settori di impegno. Aumentano i volontari nei settori:
- assistenza sociale e protezione civile (+7,7%);
- ricreativo-culturale (+6,4%);
- ambiente (+1,7%).
Calano invece quelli impegnati in:
- ambito religioso (-5,8%);
- sportivo (-1,9%)
- sanitario (-1,3%).
Un patrimonio che rischia di perdersi
“Il volontariato mantiene il suo ruolo centrale per la tenuta delle comunità, ma cambiano le forme di impegno che vivono una continua evoluzione”, sottolinea Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione che rappresenta a livello nazionale ed europeo i Centri di servizio per il volontariato.
I 4,7 milioni di volontari registrati nel 2023 restano un pilastro fondamentale per ogni territorio, ma la mancanza di ricambio generazionale rischia di compromettere la sostenibilità a lungo termine di questo sistema di solidarietà che da sempre caratterizza l’Italia. L’obiettivo del settore è intercettare le nuove forme di partecipazione giovanile e costruire ponti tra generazioni per non perdere un patrimonio sociale inestimabile.