Cosa significa ‘barberismo’, il neologismo Treccani 2024 ispirato allo storico pop Alessandro Barbero
- 08/01/2025
- Popolazione Trend
Chi lo apprezza e lo segue lo sapeva già da tempo: il professore medievista Alessandro Barbero è un fenomeno culturale e sociale, tanto che il termine “barberismo”, da lui ispirato, è stato ufficialmente inserito nella Treccani nel ‘Libro dell’anno 2024’. Ma cosa significa esattamente questa espressione e cosa racconta del nostro rapporto con la cultura e la figura del noto divulgatore?
Cosa Significa barberismo?
Ecco come la Treccani definisce ‘barberismo’: “L’appassionato apprezzamento da parte di migliaia di persone per le conferenze o lezioni tenute dallo storico e scrittore Alessandro Barbero nell’àmbito di vari contesti e format (in presenza, all’interno di programmi televisivi, tramite il canale YouTube, come podcast, come video registrati e rilanciati dai fan nei social network)”.
Il termine non si limita quindi a identificare la popolarità del professore, ma sottolinea anche la natura quasi idolatrica di parte del suo pubblico, che lo segue con entusiasmo in ogni iniziativa, dai suoi podcast ai libri, passando per conferenze e apparizioni televisive.
Infatti non è sulla tv che si è costruito il fenomeno, spiega la Treccani andando a fondo di un fenomeno sorprendente in un Paese dove non si legge e dove la cultura viene spesso disprezzata: “Il barberismo nasce col passaparola, rimbalzandosi tra gruppi whatsapp e pagine Facebook video di lezioni e conferenze tenute in giro per l’Italia. Video registrati dai fan, quindi bassa qualità, inquadratura fissa rubacchiata col cellulare, audio così-così. Una low-definition che restituiva il fascino di una comunità catacombale per pochi adepti. Nel frattempo, diventavano milioni di visualizzazioni”.
Barberismo e cultura pop
Il barberismo nasce dalla capacità di Alessandro Barbero di unire rigore accademico e accessibilità narrativa. Le sue lezioni e i suoi interventi spaziano dalla storia medievale a temi contemporanei con uno stile diretto e coinvolgente che rende affascinanti anche argomenti complessi e che ha via via conquistato un vasto pubblico, ben oltre le aule universitarie.
Grazie ai social e alle piattaforme digitali, i suoi interventi hanno raggiunto milioni di persone e, attraverso podcast, video su YouTube e interviste, Barbero è diventato una star della divulgazione storica, con una fanbase che include tanto appassionati di storia quanto persone lontane dagli studi accademici.
Il barberismo è diventato così un fenomeno di cultura pop. Le sue frasi celebri, il modo di raccontare episodi storici e persino le sue opinioni personali sono spesso oggetto di meme, citazioni e discussioni sui social. Barbero è diventato una figura che trascende il suo stesso ruolo di storico, trasformandosi in un simbolo di autorevolezza e passione culturale.
Critiche sul barberismo
Se il professore ha contribuito a far avvicinare molte persone alla storia e alla cultura, non mancano comunque le critiche. Alcuni sottolineano il rischio di una sorta di ‘devozione’ da parte dei fan più accaniti, che trasformano un intellettuale in una sorta di ‘guru’, con il pericolo di non accettare opinioni diverse dalle sue.
Inoltre, il barberismo evidenzia un aspetto della società contemporanea: la tendenza a cercare figure di riferimento carismatiche che possano semplificare temi complessi, offrendo risposte chiare in un’epoca spesso confusa.
Ci sono poi state polemiche più ‘ideologiche’: ad esempio, lo storico medievista è stato tacciato di essere un ‘professore comunista’, e in molti ricorderanno l’intervista a La Stampa in cui parlò di “differenze strutturali tra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi”.
Barberismo: un fenomeno duraturo?
Come tutti i fenomeni culturali, il barberismo potrebbe evolversi o svanire col tempo. Tuttavia, la sua importanza risiede nella capacità di dimostrare che esiste un grande interesse per la conoscenza, se veicolata in modo coinvolgente. Barbero ha saputo trasformare la divulgazione storica in un’esperienza appassionante e ha dimostrato che l’interesse per la cultura può ancora generare fenomeni di massa. Non solo: la lezione più importante del barberismo potrebbe essere quella dello stesso Barbero: la curiosità, la conoscenza e il confronto critico sono gli strumenti migliori per comprendere il mondo e la storia.
Ma siccome tutto cambia, anche questo fenomeno rischia di strutturarsi e perdere autenticità, come sottolinea Andrea Minuz sul Foglio, ripreso dalla Treccani nel suo lemma: “Poche settimane fa, a una lezione-conferenza sul delitto Matteotti era vietato riprendere Barbero col telefonino. Al Teatro Sociale di Rovigo c’era una troupe, regista, telecamere, tutto (costo del biglietto: 42 euro). Forse è il momento di un film, una docufiction, una serie. Chissà”.
Il barberismo insomma potrebbe trasformarsi da movimento spontaneo a prodotto ben confezionato, lasciandoci con una domanda: sarà ancora in grado di ispirare lo stesso entusiasmo o diventerà solo l’ennesima icona del marketing culturale?”