Alfabetizzazione digitale, Italia in ritardo: 2 italiani su 3 non sanno gestire i rischi online
- 3 Luglio 2025
- Popolazione
“Dobbiamo passare dall’entusiasmo di internet, del ‘digito ergo sum’, al ‘cogito ergo sum’”. Ovvero, dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che quando si utilizza la rete occorre prima di tutto pensare. Lo ha detto Massimiliano Capitanio, commissario Agcom (Autorità Garante per le Telecomunicazioni), in occasione della presentazione del rapporto ‘I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale’, il 3 luglio presso la sede dell’Autorità a Roma. Uno studio che fotografa le necessità degli italiani e le possibili linee d’azione su un tema ormai centrale per la vita privata e pubblica.
‘Pensiero critico’ e ’consapevolezza’ dunque sono le due parole chiave per un corretto – e soprattutto sicuro – utilizzo della rete, come ha sottolineato il direttore del Servizio Studi e Analisi Tecniche Mario Staderini illustrando il rapporto alla stampa. È quello di cui si parla quando si parla di alfabetizzazione digitale: non solo la capacità di usare i media o le tecnologie, ma soprattutto il possedere strumenti cognitivi “che permettano, ad esempio, di riconoscere la differenza tra fatti e opinioni”.
Eppure pensiero critico e consapevolezza sono proprio ciò che manca agli italiani, evidenzia il rapporto, con qualche differenza in base alle varie classi d’età. Ma con un dato fondamentale: anche i giovani hanno bisogno di alfabetizzazione, perché, di fatto, “non esistono veri nativi digitali, a tutti mancano gli strumenti”, ha sottolineato Capitanio. Che ha anche evidenziato come “siamo nell’era del digital consumer, dove non ci prendiamo nemmeno 5 minuti per riflettere su cosa stiamo facendo, che sia accettare i cookies o se cliccare su quel link” che potrebbe nascondere un tentativo di truffa.
Insomma, agli italiani serve un’alfabetizzazione digitale. Ma da che livello partono?
Uso della rete, come stanno messi gli italiani?
Gli italiani hanno con internet un rapporto molto stretto: il 90% accede alla rete tutti i giorni, il 48% per almeno 4 ore, soprattutto attraverso smartphone e smart TV, mentre console per videogiochi e assistenti virtuali sono sotto il 50% di utilizzo. Staderini ha però sottolineato un dato significativo: gli ultimi due strumenti sono usati specialmente dai giovani, il che “dà una tendenza futura della divisione della diffusione dell’utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale tra giovani e non giovani”. Ovviamente i giovani adulti e gli adulti sono quelli che maggiormente utilizzano internet, mentre anziani e minori sotto 14 anni ne hanno un consumo inferiore.
E per cosa usano la rete gli italiani? In primis per cercare informazioni, poi per le news su temi di attualità/politica, e poi per comunicare con gli amici. Un dato molto significativo, come ha sottolineato Staderini, è che per la prima volta internet ha superato la TV come mezzo per informarsi, anche tra gli anziani. Per i minori, invece, è soprattutto un mezzo per relazionarsi con i coetanei.
Hate speech e disinformazione le maggiori preoccupazioni
L’indagine dell’Agcom ha anche analizzato le preoccupazioni degli italiani. Otto su dieci sono impensieriti in generale dai contenuti a rischio trovati in rete, con le preoccupazioni maggiori (per 4 su 10) per hate speech (discorsi d’odio), contenuti illegali, social challenges, cyberbullismo, disinformazione e revenge porn, mentre c’è una sostanziale indifferenza rispetto ai temi del diritto d’autore e del gioco d’azzardo. Gli anziani sono più preoccupati, i giovani di meno. Un dato spiegabile col fatto che questi ultimi, ha argomentato Staderini, vivendo maggiormente la rete (e i suoi pericoli) riescono a capirla di più rispetto a chi la usa meno e a cui dunque rimane un po’ più ‘astratta’.
In particolare, la disinformazione si conferma un problema pervasivo, perché viaggia a 360 gradi, in modo trasversale su tutti i canali, mentre i discorsi d’odio tendono a concentrarsi maggiormente su alcune piattaforme, risultando quindi un po’ più circoscritti. Non a caso, tra i contenuti a rischio, la disinformazione è quella incontrata più frequentemente dagli utenti (43,5%), seguita dall’hate speech (28,7%) e dal gioco d’azzardo (23,5%). I giovani italiani risultano particolarmente esposti a questo fenomeno, e in generale tre su quattro entrano in contatto con contenuti negativi.
Davanti a un contenuto a rischio, otto italiani su dieci in qualche modo reagiscono, più spesso evitando il sito/piattaforma/canale dove è presente il contenuto (49,3%, soprattutto adulti e anziani) o verificando la fonte (32,2%, specialmente giovani adulti e adulti). Tuttavia, ha sottolineato Staderini, c’è un basso tasso di segnalazione di contenuti a rischio all’editore o al titolare del sito/piattaforma (25,1%, soprattutto giovani adulti e adulti), e ancora meno alle autorità competenti (11,7%, in particolare adulti e anziani). Poche anche le richieste di aiuto (9,5%), con l’eccezione dei minori tra 6 e 17 anni, che mostrano una forte tendenza a rivolgersi a familiari e amici (37,8%) a fronte del il 44% degli italiani non chiede aiuto a nessuno (il 48% tra gli adulti).
Due terzi degli italiani ha bisogno di alfabetizzazione digitale
L’analisi dell’Agcom ha indagato la consapevolezza algoritmica, declinata in tre aspetti: conoscenza del ruolo degli algoritmi, capacità di personalizzare l’esperienza online, ovvero la curation (es. limitando l’invasività delle piattaforme) e possibilità di segnalare. Il 58,9% della popolazione conosce gli algoritmi di raccomandazione, percentuale che scende al 35,9% degli anziani, ma poco meno della metà sa che è possibile personalizzare il proprio uso delle piattaforme o segnalare i contenuti rischiosi, con gli anziani ancora una volta maggiormente all’oscuro.
In sostanza, due terzi degli italiani hanno un livello nullo (35%) o scarso (29%) di ‘literacy’ riguardo questi temi. Poco più di un quarto invece ha un livello discreto o buono, e solo il 7% raggiunge livelli ottimali, ovvero conosce ed è in grado di usare sistemi di curation e segnalazione dei contenuti. Livelli raggiunti in particolar modo dai giovani adulti e tra chi usa internet in modo più variegato. Ma se gli anziani mostrano, prevedibilmente, un certo gap, comunque solo il 10-15% circa di giovani e giovani adulti ha un livello ottimale di alfabetizzazione algoritmica. Dimostrando, come anticipato da Capitanio, che anche i nativi digitali hanno bisogno di educazione e consapevolezza all’uso del digitale.
Il ruolo dei genitori
A tal proposito, il ruolo dei genitori risulta fondamentale, ha affermato Staderini. Anche perché il rapporto mostra, forse in modo sorprendente, che i ragazzi si fidano della famiglia e della scuola. E che sono più propensi a chiedere aiuto, come abbiamo visto. L’indagine Agcom rivela che 8 genitori su 10 regolano in qualche modo l’accesso dei figli ai media: in particolare attraverso restrizioni (il 13% impone un divieto assoluto, specie tra i meno acculturati), monitoraggio e co-using, appannaggio soprattutto di padri e madri over 45, laureati. Solo il 12,5% parla con i propri figli della loro esperienza on line e ancora meno interviene sulle impostazioni della privacy (10,6%). Solo il 22,8%, infine, impone un limite orario.
Cosa si può fare
Come ha sottolineato Capitanio in conferenza stampa, c’è un inquinamento digitale a cui si è indifferenti: “L’80% degli italiani, infatti, è consapevole che l’ambiente del web è fortemente inquinato, ma vengono messe a terra poche o ancora non efficaci strategie, come purtroppo poi la cronaca di tutti i giorni ci restituisce dai problemi legati ai minori all’uso poco consapevole da parte degli adulti dei vari sistemi sui social”.
Il rapporto delinea perciò alcune linee d’azione, divise per età, su come procedere verso l’alfabetizzazione digitale. Tra queste, per i minori ci sono il rafforzamento del ruolo di genitori e scuola con percorsi di cittadinanza digitale e media education; per gli anziani iniziative per aumentare la consapevolezza complessiva dell’ecosistema digitale; per gli adulti azioni specifiche su hate speech e disinformazione. Quanto a quest’ultimo problema, poi, occorre superare la semplice distinzione tra fatti e opinioni e concentrarsi sul processo di formazione delle informazioni. Attenzione va data poi al diritto d’autore/pirateria, un tema che preoccupa meno ma che necessita di sviluppo culturale: la pirateria infatti causa perdite economiche, e allo stesso tempo espone i cittadini alla criminalità organizzata attraverso la cessione di dati personali e di carte di credito.