Le 20 migliori aziende dove lavorare se fai parte della Gen Z
- 12/06/2024
- Popolazione
Un sano equilibrio tra lavoro e vita privata, sicurezza psicologica e purpose: ecco cosa cercano sul lavoro i ragazzi della Generazione Z, ovvero i nativi digitali, nati tra il 1997 e il 2012. Per la prima volta Great Place to Work Italia ha ascoltato anche i cosiddetti ‘zoomer’, nel dettaglio 3407 giovani in 99 aziende, e ha stilato la classifica dei ‘Best Workplaces for Gen Z’.
“La sfida per le imprese nel trattenere gli “zoomer” è ardua: necessità e valore sono molto diversi dalle generazioni passate”, ha dichiarato Beniamino Bedusa, presidente di Great Place To Work Italia, commentando i risultati dell’analisi.
Dalle risposte date alle 60 domande del questionario, è emerso infatti che per i giovani è importante avere una sicurezza psicologica ma anche sentire che il proprio lavoro ha uno scopo (il purpose) e il poter conciliare con equilibrio il proprio impiego e la vita privata, giudicata fondamentale.
Nelle aziende che riescono a garantire tutto ciò ai loro collaboratori più giovani, questi ultimi sentono di avere elevati livelli di fiducia e soddisfazione (91%); un dato superiore del 14% rispetto a quello registrato nella popolazione della Gen Z attiva nelle organizzazioni non presenti in classifica (77%).
Cosa apprezzano di più gli zoomer
Ma cosa piace di più agli zoomer nell’ambiente di lavoro?
• Intanto gli aspetti di socialità, dunque il rapporto con i colleghi, il team e l’accoglienza ricevuta. Se valutata positivamente, nel 93% dei casi i giovani raccomandano la propria azienda ad amici e conoscenti, con un gap di 13 punti percentuali rispetto alle realtà non in classifica (80%).
• Molto importante anche l’integrità dei responsabili con cui la Gen Z lavora rispetto alla trasparenza nella comunicazione (91%), con un distacco di 22 punti rispetto alle aziende non classificate (69%).
• Nei Best Workplaces la fiducia della Gen Z nei confronti del vertice aziendale è elevatissima (94%), traducibile in un’alta coerenza ai valori aziendali, alla strategia di business e a una maggiore propensione a diventarne ambassador.
• I giovani nelle aziende migliori hanno maggiore fiducia di poter avere riconoscimenti, e dunque di potersi autorealizzare e vedere valorizzato il proprio impegno, con una differenza di 25 punti percentuali (83%) rispetto ai ragazzi delle aziende non in classifica (58%). Allo stesso modo hanno una percezione molto più positiva del fatto che le promozioni vadano a chi se le merita: 86% contro 63%.
• La Gen Z nelle aziende ‘Best’ sente di poter sviluppare nuove e migliori modalità di lavoro rispetto ai coetanei che lavorano nelle aziende non in classifica: il 57% degli zoomer afferma di aver avuto, nel corso dell’ultimo anno, molte opportunità d’innovazione nei processi e nelle attività, contro il 34% nelle realtà ‘Rest’.
• Gli zoomer delle Best infine pensano che il loro ambiente di lavoro incentivi e supporti la sperimentazione (88%, contro il 68% delle aziende non in classifica).
Classifica e settori più apprezzati
I settori più apprezzati risultano essere l’IT (40% delle aziende ‘top’), ma anche i servizi professionali (25%). Agricoltura, servizi finanziari e assicurazioni, alberghiero, manifattura e produzione, media e retail sono gli altri settori rappresentati in classifica.
Due organizzazioni su 3 (65%) hanno il proprio ‘quartier generale’ in Italia; il 60% in Lombardia, che stacca di netto Puglia, Veneto e Lazio con il 10% a testa. In coda Piemonte ed Emilia-Romagna, con il 5% l’una.
Quanto alle 20 aziende ‘Best’, al primo posto troviamo la pugliese Apuliasoft, realtà con sede a Bari attiva nello sviluppo software, seguita da Quantyca, impresa brianzola con sede a Monza che si occupa di consulenza IT e dalla milanese Accuracy, attiva nel settore della consulenza gestionale al management aziendale.
Le ombre
Rimangono comunque delle ombre, come evidenzia il presidente di Great Place To Work Italia: “In alcuni aspetti quali licenziamenti e retribuzione (i ragazzi, ndr) risultano più insoddisfatti, soprattutto rispetto alle generazioni più mature (Baby Boomer, Gen X e Millennial). È interessante notare, invece, come per le organizzazioni sia più difficile agganciare la Generazione Z sul ‘purpose’, il versante più emotivo che determina la motivazione personale e l’orgoglio per il lavoro. Se per le generazioni precedenti l’origine nella scelta di un nuovo impiego era principalmente determinata dall’immagine del brand e dalla sua potenza a livello commerciale, per i giovani non basta: responsabilità sociale, ESG, parità di trattamento e immedesimazione nei valori aziendali sono i nuovi fattori chiave”.
Un tema fondamentale per le aziende che, abituate ad avere “il coltello dalla parte del manico”, si trovano ora a fare i conti con la sfida di attrarre, fidelizzare e motivare i talenti.
Conclude infatti Bedusa : “Spetta ora alle aziende riadattarsi nella direzione di un mercato in cui appaiono coloro che per la prima volta si mostrano più sensibili agli aspetti valoriali ed emotivi”.
- Europa Giovane6
- Famiglia221
- Fertilità154
- Giovani247
- Mondo201
- Podcast5
- Popolazione480
- Talk | 13 dicembre 20239
- Talk | La 'cura' delle persone5
- Trend96
- Video28
- Welfare234