Arresto violento di William Mcneil: aumenta la tensione contro i migranti negli Usa – Video
- 24 Luglio 2025
- Mondo
Florida – Un finestrino che esplode in mille schegge, poi un pugno che centra il volto di un ragazzo afroamericano di 22 anni. William Mcneil Jr. tiene in mano il suo smartphone quando l’agente spacca il vetro della sua auto.
Il video ripreso dal telefono del giovane mostra la sua testa che sbatte all’indietro nell’istante del pugno, le sue mani alzate in segno di resa, poi il caos: gli agenti lo strattonano fuori dall’abitacolo e gli rifilano un secondo colpo al volto mentre viene trascinato a terra. “Qual è il motivo signore?”, chiede Mcneil, “Sdraiati a terra” rispondono gli agenti prima di proseguire le violenze e ammanettare il ragazzo. Il video ha riacceso le proteste negli Usa e fuori dagli States.
Il fermo che diventa aggressione: la ricostruzione minuto per minuto
I documenti ufficiali diffusi dalla Sheriff’s Office della contea di Duval ricostruiscono con precisione chirurgica il fermo delle 15:34 del 19 febbraio 2025, ma i media statunitensi hanno pubblicato il video all’inizio di questa settimana.
L’agente D. Bowers ferma Mcneil su Atlantic Boulevard per due infrazioni: guida con fari spenti durante precipitazioni e cintura di sicurezza non allacciata, secondo quanto riportato da Cnn.
La situazione degenera quando Mcneil, impossibilitato ad abbassare il finestrino guasto, apre lo sportello e chiede l’intervento di un supervisore. Il ragazzo afroamericano si rifiuta di consegnare i documenti e richiude la portiera. Otto volte l’agente intima di uscire dall’auto, otto volte Mcneil – che sta filmando con il telefono – declina la richiesta rimanendo seduto al volante.
Il video del telefono di Mcneil – lungo 2 minuti e 17 secondi – cattura l’audio delle sue parole: “Sto registrando, voglio un supervisore, non ho fatto niente di sbagliato”. Le bodycam degli agenti documentano invece l’azione dall’esterno: la frattura del vetro con il manganello, l’estrazione violenta che dura dodici secondi, sei botte alla gamba destra durante l’immobilizzazione.
Trasportato al Jacksonville Memorial Hospital, Mcneil riceve nove punti di sutura al labbro inferiore, diagnosi di commozione cerebrale lieve e temporanea perdita di memoria. Nel verbale dell’arresto compare tardivamente – aggiunto a mano – il sequestro di un coltellino da tasca trovato sul cruscotto, secondo quanto riferito dal Washington Post.
Jacksonville, specchio di un’America che non cambia
Lo sceriffo T.K. Waters difende l’operato: “L’uso della forza appare brutale ma non è automaticamente illegale quando un sospetto rifiuta di collaborare”, dichiara in conferenza stampa il 21 febbraio. Gli avvocati di Mcneil, Ben Crump e Harry Daniels, contestano: “Hanno fabbricato una narrativa per giustificare una reazione sproporzionata a una legittima richiesta di supervisione”, riferisce Reuters.
Il caso riecheggia altri fermi violenti nella stessa Florida: LeKeian Woods (2023), percosso durante un controllo a Miami; la morte di Tyre Nichols (2024) dopo un pestaggio a Tampa. Gli attivisti sottolineano come a nulla sia servita la morte di George Floyd, ucciso dalla polizia americana in Minnesota il 25 maggio 2020.
“Trattamento degradante sistematico”: la denuncia dagli Usa col ritorno di Trump
Mentre il caso Mcneil infiamma i social, l’amministrazione Trump intensifica la stretta sull’immigrazione. Dopo l’insediamento del 20 gennaio 2025, la popolazione nei centri di detenzione Ice (Immigration and Customs Enforcement) è cresciuta da 39.238 persone (26 gennaio) a 56.816 (15 luglio): un aumento del 44,8% in meno di sei mesi, secondo i dati del Transactional Records Access Clearinghouse (Trac) della Syracuse University.
Il rapporto congiunto di Human Rights Watch, Americans for Immigrant Justice e Sanctuary of the South – pubblicato il 30 giugno 2025 – documenta “trattamento degradante sistematico” nei tre principali centri della Florida: Krome Processing Center, Broward Transitional Center e Miami Federal Detention Center.
Le testimonianze raccolte da 127 detenuti ed ex-detenuti descrivono:
- “La Hielera” (il frigorifero): celle con aria condizionata mantenuta tra 8-12°C per “motivi disciplinari”;
- Sovraffollamento critico: 340 persone in spazi progettati per 180 al Broward Center;
- Negazione di cure mediche: ritardi medi di 72 ore per visite d’urgenza;
- Decessi per negligenza: Marie Ange Blaise, 34 anni, morta il 12 aprile per mancato intervento durante crisi respiratoria.
“Gestiscono questi luoghi come campi di punizione, non strutture di detenzione amministrativa”, dichiara a Newsweek Clara Long, ricercatrice senior di Human Rights Watch. L’ultimata iniziativa del tycoon è l’Alligator Alcatraz, il campo detenzione per migranti irregolari costruito in Florida.
La macchina delle deportazioni
Trump ha fissato l’obiettivo di raddoppiare la capienza detentiva a 100.000 posti entro dicembre 2025, estendendo la “expedited removal” (espulsione accelerata) all’intero territorio nazionale. L’ordine esecutivo del 25 gennaio autorizza arresti in scuole, ospedali e tribunali – precedentemente considerati “zone sensibili”.
Il budget federale 2025 destina 45 miliardi di dollari al potenziamento del sistema detentivo, mentre le aziende private del settore (CoreCivic, Geo Group) hanno registrato una crescita occupazionale del 31% rispetto al 2024, secondo dati Sec citati dal Wall Street Journal.
Sebbene Mcneil sia cittadino americano, il suo caso illumina la cornice comune dell’uso eccessivo della forza su corpi percepiti come “non-cittadini di pieno diritto” – neri, ispanici, richiedenti asilo.
Lo Sheridan Law Center evidenzia che il 63% degli arresti violenti registrati in Florida dal febbraio 2025 coinvolge persone di colore o con accento straniero, nonostante rappresentino il 38% della popolazione statale.
Il Migration Policy Institute documenta come la popolazione ispanica priva di documenti in Florida sia calata del 7,4% nel primo semestre 2025, mentre il 21% dei minori separati da un genitore detenuto mostra sintomi di stress post-traumatico (era il 14% nel 2022).
La denuncia di Mcneil
Gli avvocati di Mcneil hanno richiesto un’inchiesta federale del Dipartimento di Giustizia. Tuttavia, un ordine esecutivo di marzo vincola le indagini civili sui dipartimenti di polizia all’autorizzazione del Procuratore Generale – ex consigliere legale della campagna Trump.
Il video dell’arresto continua a circolare sui social. Nel suo ultimo post Instagram, il giovane scrive: “Il mio telefono ha filmato la verità. Ora tocca all’America decidere cosa farne”.