Vietnam abbandona la politica dei due figli: colpa della crisi demografica
- 6 Giugno 2025
- Mondo
Il Vietnam ha recentemente abbandonato la sua storica politica che limitava il numero di figli per famiglia a due, una misura introdotta per contenere la crescita demografica. Tuttavia, il Paese ora affronta un problema opposto: il calo delle nascite ha raggiunto livelli critici e il governo teme che la tendenza possa accelerare l’invecchiamento della società, causando una carenza di manodopera e mettendo sotto pressione i sistemi di previdenza sociale.
Un cambiamento nella politica demografica
La promozione delle famiglie con due figli risale agli anni ’60 nel Vietnam del Nord comunista e venne rafforzata nel Vietnam riunificato negli anni ’80 e ’90, con il primo decreto sulla pianificazione familiare nel 1988. Sebbene questa politica non fosse applicata universalmente, alcuni membri del Partito Comunista potevano decidere di incorrere in sanzioni per chi decideva di avere più di due figli.
Ora, di fronte a una natalità ai minimi storici, le autorità vietnamite hanno deciso di abbandonare il limite familiare. Il tasso di natalità è sceso a 1,91 figli per donna nel 2024, ben al di sotto del livello necessario per mantenere stabile la popolazione. La situazione è particolarmente grave nei centri urbani: a Ho Chi Minh City, il tasso di natalità ha toccato quota 1,32 nel 2023, con il costo della vita identificato come uno dei principali ostacoli alla formazione delle famiglie.
Per cercare di incentivare le nascite, alcune province offrono premi economici e incentivi: ad esempio, alle donne che hanno avuto due figli prima dei 35 anni viene riconosciuta una ricompensa di circa 1 milione di dong (circa 33 euro). Altre amministrazioni locali hanno adottato misure più ampie, stanziando fondi per premiare le comunità in cui almeno il 60% delle coppie in età fertile avesse avuto due figli in tre anni consecutivi.
Selezione del sesso del feto: un problema culturale e sociale
Oltre alla crisi demografica, il Vietnam deve affrontare un altro squilibrio preoccupante: la preferenza culturale per i figli maschi, radicata da generazioni. Questo fenomeno ha portato alla selezione del sesso del feto tramite screening prenatali e aborti selettivi, nonostante la pratica sia formalmente vietata.
Per contrastare la tendenza, il ministero della Salute ha proposto di triplicare la multa per la selezione del sesso del feto, portandola a oltre 98 milioni di dong vietnamiti (3.336 euro). Misure simili sono state adottate anche da Cina e India, dove la preferenza per i figli maschi ha causato squilibri demografici significativi.
Una crisi demografica che coinvolge anche l’Occidente
Il calo delle nascite non è un fenomeno esclusivamente vietnamita. Giappone e Cina stanno affrontando situazioni simili: in Giappone, il numero di nascite nel 2024 è sceso per la prima volta sotto le 700.000, una tendenza che minaccia la stabilità economica e sociale del paese.
La Cina, che ha posto fine alla sua “politica del figlio unico” nel 2016, ha visto diminuire la popolazione per il terzo anno consecutivo nel 2024, nonostante le riforme per consentire fino a tre figli per famiglia.
E anche l’Occidente sta affrontando una crisi demografica senza precedenti. Secondo i dati del 2024, il tasso di natalità è in calo in diversi Paesi europei e nordamericani. La popolazione dell’Unione europea ha raggiunto 449 milioni di persone, ma il tasso di fertilità continua a diminuire. Nel 2024 si è assestato a circa 1,4 figli per donna, contro l’1,6 di dieci anni fa (-12,5%).
Il Regno Unito è a 69,3 milioni, con un calo delle nascite rispetto agli anni precedenti, circa il 18% in meno di nascite negli ultimi 10 anni, con un tasso di fertilità di 1,5 figli per donna. Così come gli Stati Uniti, la cui popolazione ha raggiunto 346 milioni, ma il tasso di natalità è in declino (1,86 figli nel 2014 contro l’1,64 figli per donna, circa l’11,8%).
L’Italia, ad esempio, ha registrato meno di 400.000 nascite nel 2024, un trend che desta preoccupazione per la sostenibilità del welfare e della forza lavoro nei decenni a venire.
La riforma demografica vietnamita segna un momento storico nella gestione della popolazione del Paese. Tuttavia, la denatalità e gli squilibri sociali restano sfide complesse, condivise da numerose nazioni asiatiche ed europee. Resta da vedere se le nuove politiche riusciranno a invertire la tendenza e garantire un futuro sostenibile alle generazioni a venire.