Cerebralmente morta ma incinta, per la legge anti-aborto deve portare a termine la gravidanza: polemica in Usa
- 22/05/2025
- Mondo
Adriana Smith, infermiera professionista di Atlanta, è cerebralmente morta. Ma è anche incinta, e i medici hanno deciso che rimarrà attaccata ai macchinari che la tengono in vita fino alla fine della gravidanza, come una sorta di incubatrice. È polemica negli Stati Uniti sul caso di un’infermiera 30enne della Georgia, che a febbraio, quando era alla nona settimana, è stata dichiarata legalmente deceduta a causa di una trombosi cerebrale.
Una tragedia che si sta trasformando in quella che la madre, April Newkirk, ha definito alla rete tv di Atlanta Wxia “una tortura”. La famiglia, infatti, non può scegliere né sulla sorte della donna né sulla continuazione o meno della gravidanza, e questo a causa della legge statale sull’aborto, che vieta l’interruzione dalla sesta settimana. L’ospedale, dunque, si starebbe attenendo a questa norma, ma Newkirk sostiene che la decisione spetti a loro, alla famiglia.
C’è anche un ulteriore aspetto da considerare, ovvero la seria possibilità che la gravidanza non vada a buon fine o che il neonato abbia malformazioni o gravi malattie. Quando la donna è stata dichiarata legalmente morta, infatti, la gravidanza era in uno stadio molto precoce. Generalmente, un feto non sopravvive alla morte cerebrale della madre, e si tratta comunque di casi rarissimi in cui la gestazione era molto più avanti.
La gravidanza di Adriana Smith, se così si può definire, è arrivata alla 22esima settimana e dovrebbe proseguire fino alla 32esima, quando i medici intendono praticare un cesareo. Di conseguenza, questo potrebbe diventare il più lungo caso di una donna incinta cerebralmente morta mantenuta in vita per portate a termine la gravidanza.
La legge sull’aborto in Georgia
Il motivo della situazione che è venuta a crearsi è da ricercare, sostengono i familiari di Adriana Smith e le associazioni abortiste, nella legge sull’interruzione di gravidanza della Georgia, una delle più rigide degli Usa.
In tutto il Paese, dopo la sentenza del 2022 ‘Dobbs contro Jackson della Women’s Health Organization’, che ha ribaltato la decisione ‘Roe v. Wade’ che nel 1973 aveva depenalizzato l’aborto, per le donne le cose sono diventate difficili. La pronuncia di tre anni fa, infatti, presa da una Corte Suprema a maggioranza repubblicana, ha annullato di fatto il diritto all’aborto nel Paese e consentito a ogni Stato di legiferare in materia come meglio credeva.
La decisione ha avuto un impatto immediato: numerosi Stati hanno attivato leggi a dir poco molto limitanti sull’aborto, alcune delle quali erano state precedentemente bloccate da decisioni giudiziarie. In particolare, Stati come Georgia, Texas e Alabama hanno introdotto divieti quasi totali o restrizioni severe, spesso senza eccezioni nemmeno per casi di stupro o incesto o di pericolo per la vita della gestante.
La legge HB 481della Georgia, ‘Living Infants Fairness and Equality (LIFE) Act’, è nota come ‘legge sul battito cardiaco’ perché vieta l’aborto dopo la rilevazione dell’attività cardiaca del feto, cosa che avviene generalmente intorno alla sesta settimana di gravidanza. Un periodo strategico dato che molte donne scoprono di essere incinta solo dopo.
Non solo: il Life Act, approvato nel 2019 ed entrato in vigore subito dopo la sentenza Dobbs, introduce il concetto di “personalità fetale“, secondo cui i feti, ma anche gli embrioni e gli ovuli fecondati, dovrebbero essere considerati persone e, in quanto tali, avrebbero diritto a pieni diritti e tutele legali alla pari di chi è già nato. E a volte anche più della stessa donna incinta.
Altro punto rilevante della legge è che per interrompere la gravidanza occorre “il consenso volontario e informato della donna”, e dato che Adriana Smith evidentemente non ha potuto farlo, la situazione si è ulteriormente complicata. Staccarle i supporti vitali provocherebbe la morte del feto, esponendo i medici all’accusa di omicidio del feto stesso.
L’Emory University Hospital di Atlanta, dove la giovane viene tenuta in terapia intensiva, ha citato proprio il Life Act, sostenendo di stare rispettando “il parere clinico di esperti, la letteratura medica e la consulenze legali (…), in conformità con le leggi sull’aborto della Georgia e tutte le altre leggi applicabili”, come riporta il Guardian.
Il senatore repubblicano: “Se difficoltà, potranno dare il neonato in adozione”
Secondo i repubblicani della Georgia, autori del Life Act, la normativa non c’entra nulla con il caso di Adriana Smith. L’ufficio del procuratore generale Chris Carr ha anzi chiarito che staccare la donna dai macchinari non avrebbe in sé lo scopo di interrompere la gravidanza.
Ma alcuni sostengono invece che l’ospedale stia agendo correttamene perché “sta proteggendo una vita umana innocente”, come ha dichiarato il senatore repubblicano Ed Setzler. E di fronte alle difficoltà economiche in cui potrà trovarsi la famiglia della donna nel doversi occupare di un neonato che presenterà molto facilmente disabilità o gravi malattie, Setzler ha risposto che esiste la possibilità di darlo in adozione. I familiari di Adriana Smith devono già affrontare gli oneri del ricovero forzato e dei trattamenti non richiesti a cui la giovane viene sottoposta.
In Usa aumenta la mortalità materna
In Georgia ci sono già stati precedenti gravi dell’applicazione della legge sull’aborto: donne morte per complicazioni legate alla gravidanza e a cui sono state negate cure abortive, ritardi medici anche di fronte a emergenze, chiusura di molte cliniche ginecologiche. Ma si tratta di un problema che riguarda tutti gli Stati Uniti, che hanno uno dei più alti tassi di mortalità materna tra i Paesi ricchi, e dove il fenomeno è in aumento.
Secondo i dati forniti lo scorso aprile dal National Center for Health Statistics, nel 2024 ci sono stati 19,0 decessi per 100mila nati vivi (dato provvisorio), in salita dai 18,6 decessi per 100mila nati vivi del 2023. Il numero è inferiore a quello registrato nel 2021 e 2022, quando si è registrato un picco dovuto principalmente all’impatto della pandemia da Covid-19. Il rialzo attuale viene invece spiegato anche con fattori come la chiusura di ospedali rurali e le restrizioni legali sull’aborto.