Ikemeso danshi, cos’è il servizio di “noleggio uomo” per consolarti
Immagina di essere seduto al tavolino di un bar, l’aria pesante di una giornata no. Hai sbuffato già cinque volte, il telefono vibra per l’ennesima e-mail del capo, e il cameriere ti guarda con un misto di compassione e inquietudine. In Italia, il rimedio sarebbe semplice: spritz e lamentela con un amico fidato.
Ma se fossi in Giappone? Lì, il rimedio potrebbe essere ben diverso. Si chiama Ikemeso Danshi e consiste nel prenotare un uomo affascinante che ti aiuti a piangere. Niente alcol, nessun “sfogo al bar”: solo lacrime, fazzoletti e un esperto di pianto guidato che ti aiuta a liberarti dello stress.
Incredibile sì, ma pare funzioni. Ikemeso Danshi è una pratica studiata nei minimi dettagli per aiutarti a sfogarti senza vergogna, abbattendo le rigide barriere emotive imposte dalla società giapponese.
Come nasce Ikemeso Danshi?
Dietro questa iniziativa c’è Hiroki Terai, un imprenditore giapponese noto per aver rivoluzionato il modo in cui si gestiscono le emozioni in Giappone. Prima di Ikemeso Danshi, aveva già introdotto i divorzi pubblici, cerimonie in cui le coppie potevano separarsi con un rituale liberatorio.
Dal almeno 10 anni, il suo servizio di pianto guidato è attivo per chiunque voglia sperimentare il rui-katsu, ovvero la ricerca intenzionale delle lacrime per ottenere un senso di sollievo. Perché? Perché il controllo emotivo è una regola non scritta nella cultura giapponese. Mostrare debolezza, soprattutto sul lavoro, è visto come inopportuno. Terai ha quindi creato un ambiente sicuro dove le persone possano piangere senza giudizi, affidandosi a uomini attraenti capaci di fornire supporto emotivo.
Chi usufruisce del servizio?
Gli Ikemeso Danshi non sono semplici accompagnatori emotivi: sono veri e propri “sommelier delle lacrime” – così si definiscono sul sito – esperti nel far emergere emozioni represse attraverso la visione di film commoventi e momenti di conforto. I clienti principali sono:
• Impiegati stressati, spesso sottoposti a orari di lavoro massacranti.
• Persone in cerca di sollievo emotivo dopo una rottura sentimentale o un momento personale di crisi e che trovano in questo servizio una valvola di sfogo.
• Aziende, che prenotano sessioni di gruppo per migliorare le dinamiche di team e abbattere le barriere comunicative tra colleghi. Curiosamente, le aziende possono scegliere tra diversi profili di “Ikemeso Danshi” che letteralmente vuol dire “ragazzi belli che piangono”.
Il Giappone e il tabù del pianto pubblico
In Giappone, piangere in pubblico è considerato imbarazzante, soprattutto nei contesti lavorativi. Mostrare vulnerabilità viene visto come segno di debolezza, e molte persone finiscono per trattenere le proprie emozioni fino al limite. Ikemeso Danshi sfida questa norma, proponendo un metodo alternativo per affrontare lo stress. Ma cosa succederebbe se un servizio del genere esistesse in Italia? Probabilmente il tono sarebbe diverso: magari un bel ragazzo ti asciugherebbe le lacrime mentre ti serve un tiramisù, unendo comfort emotivo e dolcezza.
Gli italiani sono più abituati a esprimere le emozioni in pubblico, ma la salute mentale è ancora un tema delicato. E se un servizio come questo aiutasse a normalizzare il pianto anche in contesti più rigidi?
La salute mentale: una questione mondiale
Ikemeso Danshi è una trovata commerciale dal costo di circa 35 euro a seduta e che potrebbe far sorridere, ma dietro l’ironia c’è un tema serio: lo stress, la solitudine e la difficoltà di esprimere emozioni.
Non è un caso che, seppur sempre da Tokyo, si siano espanse in tutta Europa e America, anche le crying rooms, o “stanze per piangere”: spazi pensati per offrire un ambiente sicuro e privato dove le persone possono lasciarsi andare alle lacrime senza giudizi.
In Giappone, alcune crying rooms si trovano in hotel di lusso, come il Mitsui Garden Yotsuya di Tokyo, e offrono un’esperienza completa. Negli Stati Uniti, invece, esistono versioni più informali, come i cry closets nelle università, piccoli spazi insonorizzati dove gli studenti possono sfogare lo stress degli esami. In Europa, un esempio è quello di Madrid che ha aperto la Llorería, un luogo dedicato al pianto liberatorio, per abbattere lo stigma legato alla salute mentale.
Quindi sì, l’idea di pagare qualcuno che ti consoli e aiuti a piangere sembra assurda, ma forse serve a ricordarci che non c’è nulla di sbagliato nel mostrare le proprie fragilità. Perché, se c’è una cosa che ci accomuna, indipendentemente da cultura o geografia, è che ogni tanto, un buon pianto ci salva.