Stati Uniti, 9,7 milioni di dollari in contraccettivi destinati a Paesi poveri saranno inceneriti
- 31 Luglio 2025
- Mondo
L’amministrazione di Donald Trump si appresta a distruggere contraccettivi destinati alle donne in Paesi bisognosi per un valore di 9,7 milioni di dollari. Questa decisione rientra nell’ambito della scelta politica di smantellare il programma di assistenza estero gestito dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid).
La “decisione preliminare” di incenerire i prodotti per il controllo delle nascite acquisiti tramite il programma Usaid è stata confermata alla Cnn da un portavoce del Dipartimento di Stato, il quale ha stimato che il costo dell’incenerimento ammonterebbe a 167.000 dollari. I contraccettivi sono attualmente conservati in un magazzino a Geel, in Belgio.
Contraccettivi negati e distrutti
Il Dipartimento di Stato ha definito i contraccettivi da distruggere come “certe merci abortive per il controllo delle nascite derivanti da contratti Usaid terminati perché risalenti all’era Biden”.
La notizia ha generato non poco clamore in quanto la classificazione “merce abortiva” è stata contestata dall’American College of Obstetricians and Gynecologists (Acog), che ha dichiarato a Cnn che “non esiste una cosa come un contraccettivo abortivo“. Secondo l’organizzazione che rappresenta i professionisti ostetrici e ginecologi “per definizione, i contraccettivi prevengono la gravidanza, non la interrompono. I dispositivi intrauterini (come la spirale, ad esempio) e altre forme di controllo delle nascite non causano l’aborto, e qualsiasi suggerimento contrario è disinformazione”.
La portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, ha definito la situazione come “una situazione in evoluzione”, aggiungendo: “Riconosciamo il problema, ma siamo anche, naturalmente, impegnati in politiche che interessano gli americani“. Una delle ragioni addotte dal Dipartimento di Stato per il rifiuto di trasferire le scorte nei Paesi nei quali erano destinate è la cosiddetta “politica di Città del Messico” (o “regola del bavaglio globale”), che “proibisce di fornire assistenza – direttamente o indirettamente – a organizzazioni non governative straniere che eseguono o promuovono attivamente l’aborto come metodo di pianificazione familiare”.
La maggior parte dei contraccettivi è costituita da tipi a lunga durata d’azione, come impianti intrauterini, la spirale appunto, e soluzioni iniettabili. Un elenco delle scorte mostra che includono spirali in rame, impianti sottocutanei, iniezioni anticoncezionali e compresse di levonorgestrel ed etinilestradiolo. La maggior parte di questi prodotti scade tra il 2027 e il 2029, e alcuni rifornimenti non scadranno prima del 2031, il che significa che potrebbero essere utilizzati per anni a venire.
Un assistente del Congresso statunitense ha evidenziato che i prodotti dovranno essere “doppiamente inceneriti perché contengono alti livelli di ormoni e non vogliono rischiare di disperdere i sottoprodotti nell’ambiente, il che probabilmente aumenta i costi”. L’assistente ha concluso: “L’amministrazione Trump sta letteralmente bruciando i soldi dei contribuenti”.
Sforzi diplomatici e offerte rifiutate
Il ministero degli Esteri belga ha dichiarato di essere impegnato in colloqui diplomatici con l’ambasciata statunitense per trovare soluzioni alternative per le scorte. Anche una fonte diplomatica in Francia ha ribadito il “fermo sostegno agli impegni delle autorità belghe per trovare una soluzione al fine di prevenire la distruzione di questi contraccettivi, affinché possano raggiungere donne e uomini in tutto il mondo che ne hanno bisogno e li stanno aspettando”.
Un’organizzazione chiamata Msi Reproductive Choices, che opera in 36 Paesi fornendo assistenza sanitaria riproduttiva, ha offerto, insieme ad altri partner finanziatori, di pagare per la spedizione e il riconfezionamento delle scorte con il marchio Usaid. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti ha rifiutato l’offerta senza fornire una motivazione.
Le stime dei danni in una ricerca
Lo smantellamento dell’Usaid avviene in concomitanza con la scelta, espressa a luglio dal Segretario di Stato Marco Rubio, di salutare il programma a favore di una rimodernizzazione dello stesso, ma da parte del Dipartimento di efficienza governativa (Doge).
Intanto, un recente studio, pubblicato dalla rivista medica The Lancet, ha fornito una valutazione completa dell’impatto dei finanziamenti di Usaid sulla mortalità negli ultimi due decenni e ha proiettato gli effetti del suo definanziamento fino al 2030. Lo studio ha utilizzato dati di 133 Paesi e territori a basso e medio reddito dal 2001 al 2021. Le scoperte sono allarmanti:
- A livelli più elevati di finanziamenti sono stati associati una riduzione del 15% della mortalità per tutte le cause e tutte le età e a una riduzione del 32% della mortalità sotto i cinque anni. Si stima che il finanziamento di USAID abbia prevenuto oltre 91 milioni di morti, incluse 30 milioni di morti tra i bambini sotto i 5 anni, nel periodo di studio di 21 anni.
- I finanziamenti Usaid sono stati associati a una riduzione del 65% della mortalità da Hiv/Aids (che rappresenta 25,5 milioni di morti), del 51% dalla malaria (8,0 milioni di morti) e del 50% dalle malattie tropicali neglette (8,9 milioni di morti). Significative diminuzioni sono state osservate anche nella mortalità per tubercolosi, carenze nutrizionali, malattie diarroiche, infezioni respiratorie inferiori e condizioni materne e perinatali.
- I modelli previsionali hanno previsto che gli attuali tagli significativi ai finanziamenti potrebbero causare più di 14 milioni di morti aggiuntive entro il 2030, inclusi 4,5 milioni di morti tra i bambini sotto i 5 anni. Questo si traduce in una media di oltre 2,4 milioni di morti aggiuntive all’anno, di cui più di 700.000 tra i bambini.
Le implicazioni dei tagli – denunciano i ricercatori -, uniti al potenziale scioglimento dell’agenzia, minacciano di annullare decenni di progressi nello sviluppo umano.
“Le lacune lasciate dal ritiro dei fondi Usaid per la pianificazione familiare e la salute riproduttiva da parte del governo degli Stati Uniti stanno sconvolgendo l’intero sistema globale di questi servizi – scrive l’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere -. In precedenza, il governo degli Stati Uniti era il principale donatore bilaterale, contribuendo con 607,5 milioni di dollari nell’anno finanziario 2024. Questo cambiamento mette a repentaglio i progressi di lunga data compiuti per migliorare la salute di donne e ragazze in tutto il mondo. Nessuna singola entità può intervenire e colmare queste lacune dall’oggi al domani”. E conclude: “Chiediamo con urgenza al governo degli Stati Uniti di garantire la continuità di tutta l’assistenza umanitaria e medica essenziale, mentre si valutano nuove priorità per gli aiuti esteri. Il costo di questa interruzione è troppo alto: milioni di vite sono in pericolo e il tempo per agire è ora”.