Trump e il ‘bonus bebè’, Musk e la “legione di figli prima dell’Apocalisse”: cos’è il movimento pro-natalista
- 28/04/2025
- Mondo
Tra le battaglie dell’amministrazione guidata da Donald Trump non poteva mancare quella contro il calo demografico che affligge gli Usa come tutto l’Occidente. Per questo, è allo studio un piano di incentivi per le donne che non hanno ancora avuto figli. La proposta-bandiera, secondo alcuni sostenuta da Elon Musk, è un bonus di 5mila dollari per ogni neonato, da erogare dopo il parto. Ma si pensa anche a programmi educativi dedicati alla fertilità, a riforme nelle borse di studio Fulbright in modo da assegnarne il 30% a persone sposate o con figli, e una a ‘medaglia della maternità’ per le donne che hanno sei o più figli.
“Il presidente vuole che gli Stati Uniti siano un Paese in cui tutti i bambini possano crescere in sicurezza e realizzare il sogno americano”. ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Ma dietro questo obiettivo condivisibile si cela una narrazione della genitorialità che ripesca dai valori conservatori più tradizionali e che si interseca con qualcosa di molto più contemporaneo: il movimento tech pro-natalista, che a sua volta si connette con l’AI, con l’Apocalisse e con l’eugenetica.
Andiamo con ordine.
La situazione demografica in Usa
Innanzitutto, la situazione demografica in Usa non è rosea, come in tutti i Paesi occidentali. Il tasso di fecondità degli Stati Uniti nel 2023 è stato di 1,62 figli per donna, ben al di sotto del 2,1 necessario per mantenere stabile una popolazione. Si tratta di un record negativo che si è tradotto in 3,6 milioni di nuovi nati, 76mila in meno dell’anno precedente.
Secondo un’analisi di PwC entro il 2050, in 26 Stati l’invecchiamento della popolazione, conseguente al calo demografico, avrà pesanti ripercussioni, con un calo del PIL di 162,3 miliardi di dollari dal 2050 al 2100. C’è dunque un discorso di tipo economico che spinge a voler invertire il trend, legato alla necessità di avere sufficiente forza lavoro ed evitare che le società future siano società di anziani, in pensione e con tutta una serie di necessità assistenziali e sanitarie.
Ma mentre il piano natalità dell’amministrazione è al di là da venire, molti l’hanno già criticato sottolineando l’inutilità sostanziale di elargire denaro una tantum. Essere padri e madri è un impegno a lungo termine, sottolineano le stesse associazioni di genitori, che chiedono un piano strutturato. Gli Usa, per dirne una, sono uno dei pochi Paesi a non prevedere congedi retribuiti per i genitori.
Musk e la legione di mini-Elon ‘prima dell’Apocalisse’
La lotta al calo demografico è uno dei cavalli di battaglia anche di Elon Musk, braccio destro di Trump, che ha più volte espresso preoccupazione per le poche nascite, tanto da decidere di impegnarsi in prima persona. Uno degli obiettivi a cui tiene di più, come confermato recentemente, è quello di fare più figli possibile, nello specifico una vera e propria “legione”, “prima dell’Apocalisse”, in modo da ripopolare Terra e in prospettiva Marte con persone ‘intelligenti’.
“Vorrei che l’umanità di espandesse e si potesse creare un futuro brillante per il mondo ma poterlo fare è necessario avere esseri umani”, aveva detto nel 2023 ad Atreju, la manifestazione di Fratelli d’Italia.
A oggi i figli accreditati a Musk sono 14. Proprio un paio di settimane fa è arrivata la conferma per Romulus, attraverso un test di paternità che l’imprenditore ha osteggiato. Il bimbo è nato a settembre da Ashley St. Clair, una giovane che il miliardario aveva conosciuto su X e con la quale aveva avviato una relazione poi terminata. Secondo la leggenda, il miliardario userebbe X, di cui è proprietario, per contattare potenziali madri – naturali o surrogate.
L’approccio pro-natalista
Anche il vice presidente Usa JD Vance, cattolico, porta avanti da tempo la questione, definendo il calo delle nascite “una crisi di civiltà”. “Abbiamo bisogno di una cultura che celebri la vita in tutte le sue fasi (…) e che riconosca e creda davvero che il riferimento del successo nazionale non sia il nostro PIL né la nostra borsa, ma se le persone sentono di poter formare famiglie prospere e sane”.
Dunque non si tratta solo di affrontare la questione dal punto di vista per così dire ‘pratico’, attraverso politiche fiscali o migliorando l’assistenza e i servizi, che poi sono le cose che chiedono sia chi vorrebbe fare figli sia chi li ha già. Si tratta piuttosto di ridisegnare la narrazione intorno alla genitorialità, in particolare la maternità, attorno ai valori conservatori più tradizionalisti e con radici nella religione, che sotto Trump è spesso connessa con la politica.
Ma c’è altro.
Movimenti a favore dell’aumento delle nascite arrivano anche dalla Silicon Valley, in un connubio con il pensiero e l’approccio high-tech. Protagonisti sono Simone e Malcolm Collins, ex imprenditori tecnologici e coppia sia nella vita sia professionalmente. I due, che si sono espressi a favore del piano cui sta pensando l’amministrazione Trump per contrastare il calo demografico, guidano l’organizzazione pronatalist.org, che ha l’obiettivo di favorire la fecondità e la genitorialità in modo ‘controllato’ e pianificato.
Secondo l’approccio pro-natalista, la Terra va ripopolata, ma in modo specifico: di persone intelligenti, ‘superiori’ e di fatto bianche. Complici regole molto più permissive, ad esempio, di quelle europee in materia di screening genetico, i figli vengono praticamente fatti ‘su misura’.
Una nuova società di esseri umani ‘superiori’, possibilmente bianchi
In concreto, Simone Collins, come spiegato nel servizio di marzo del programma televisivo di Raitre ‘In Mezz’ora’, si sottopone a cicli di fecondazione assistita in modo sistematico: resta incinta per 9 mesi, riposa altri 9 e poi si ri-sottopone a Pma, e così via. Una pratica che, secondo lei, è “aggressiva ma non pericolosa”.
Questo consente alla coppia di effettuare un test preimpianto sull’embrione e poter scegliere quello che ritiene migliore, secondo un punteggio assegnato in base al quoziente intellettivo del futuro bambino e altre caratteristiche come il rischio di sviluppare tumori o disturbi mentali. Non a caso i ‘pro-natalisti’ sono stati soprannominati ‘hipster dell’eugenetica’.
E il tema dell’Intelligenza Artificiale gioca il suo ruolo. È proprio il mondo tech, ‘padre’ dell’AI, a volersi cautelare dal fatto che il mezzo possa sfuggire di mano ai suoi creatori. Lo stesso Musk, che è tra i promotori principali del movimento pro-natalisti, ha detto diverse volte che l’umanità potrebbe diventare una specie secondaria. Ecco dunque che avere più esseri umani ‘intelligenti’ diventa un modo per rintuzzare l’AI e per ‘resisterle’ sia culturalmente sia biologicamente.
Le posizioni pro-nataliste possono sembrarci lontane o una la trama di un romanzo distopico, ma non va dimenticato che sono condivise da persone che dispongono di ingenti mezzi economici, possono esercitare un’enorme influenza sulle masse e giocano sempre più un ruolo politico.
Le associazioni più conservatrici hanno preso le distanze
Le associazioni più conservatrici intanto hanno preso le distanze dal movimento tech natalista, che d’altronde si fa beffe di qualsiasi principio più tradizionalista come la lotta alla contraccezione e all’aborto. Gli embrioni ritenuti inadatti, infatti, vengono tranquillamente eliminati. Anche il concetto di maternità surrogata, che il governo Meloni ha reso reato universale, è particolarmente elastico, visto che Musk, grande amico e in grande sintonia con la premier italiana, vi ha fatto ricorso più volte per aumentare la propria legione di figli.
E mentre i ricchi imprenditori hi-tech natalisti utilizzano ogni mezzo a disposizione per perseguire i propri obiettivi, i comuni mortali devono fare letteralmente i conti con l’aumento del costo della vita e con la carenza dei servizi. Ma se si impegnano potrebbero ricevere una medaglia.