Molestie ignorate, studentessa si dà fuoco e muore: esplode la protesta
- 17 Luglio 2025
- Mondo
Una tragedia ha scosso lo stato dell’Odisha, nell’India orientale, dove una studentessa universitaria di 20 anni è morta a seguito di un gesto disperato di autoimmolazione. Aveva denunciato ripetutamente le molestie sessuali di un docente rimasto però impunito. La giovane, ricoverata all’Aiims Burn Centre di Bhubaneswar, non ce l’ha fatta, lottando per ore con ustioni gravissime sul 90% del corpo.
La sua morte ha innescato un’ondata di sdegno e proteste di massa che stanno paralizzando alcune aree dello Stato, con accuse dirette alle autorità di inerzia e negligenza.
Denunce inascoltate e il gesto estremo
La vittima era una studentessa del Fakir Mohan (Autonomous) College di Balasore. Aveva accusato il Capo Dipartimento (Hod), ovvero il responsabile del suo corso di studi, di continue molestie.
Le sue denunce, purtroppo, erano rimaste lettera morta. La ragazza si era rivolta a diverse autorità, inclusi il preside del college, le autorità superiori, il ministro dell’istruzione superiore, l’ufficio del Primo Ministro e persino un ministro dell’Unione, oltre ad aver incontrato personalmente il parlamentare di Balasore.
Era un’attiva lavoratrice dell’Abvp, un’organizzazione studentesca, e aveva persino scritto all’Internal Committee of the College (Icc). Le sue richieste di aiuto sarebbero state ignorate e, secondo quanto dichiarato da lei stessa in un’intervista, le autorità universitarie avrebbero persino tentato di isolarla e screditarla, cercando di fare pressione sui suoi amici e lanciando una campagna di firme contro di lei. Questo drammatico silenzio ha portato al suo gesto estremo.
Proteste e scontri nelle strade
La notizia del decesso ha scatenato un’immediata reazione in tutto lo Stato. Migliaia di lavoratori e sostenitori del Biju Janata Dal (Bjd), un importante partito politico dell’Odisha, hanno guidato le proteste. A Balasore, è stato proclamato un “Bandh” (uno sciopero generale) di otto ore, dalle 6 del mattino alle 2 del pomeriggio, che ha paralizzato la città, con tutti gli esercizi commerciali chiusi.
A Bhubaneswar, la capitale dello stato, le proteste sono degenerate in violenti scontri tra i manifestanti del Bjd e la polizia. I manifestanti hanno tentato di raggiungere il Lokseva Bhawan (il Segretariato di Stato) e l’Assemblea dell’Odisha, chiedendo una indagine giudiziaria sulla vicenda e le dimissioni del primo ministro Mohan Charan Majhi e del ministro dell’Istruzione Suryabanshi Suraj. La polizia ha risposto con cannoni ad acqua e, secondo quanto riferito dai manifestanti, anche con proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere la folla. Numerosi leader del Bjd, inclusi ex ministri e un membro del Parlamento (Rajya Sabha), sono rimasti feriti negli scontri.
Le reazioni politiche
La vicenda ha assunto rapidamente una dimensione politica. Naveen Patnaik, capo del Bjd ed ex primo ministro dell’Odisha, ha condannato duramente l’accaduto, definendo la morte della studentessa “non un incidente, ma piuttosto il risultato di un sistema che è rimasto in silenzio invece di aiutare”. Ha criticato aspramente l’uso della forza da parte della polizia, definendolo “palesemente fazioso” e accusando il governo di aver cercato di sabotare una marcia pacifica. Patnaik ha anche denunciato un presunto ordine, ripreso in video, da parte di un alto ufficiale di polizia di “rompere le gambe” ai manifestanti.
Anche il leader del partito del Congresso, Rahul Gandhi, una figura di spicco dell’opposizione nazionale, ha espresso la sua solidarietà. Ha parlato al telefono con il padre della ragazza, offrendo le sue condoglianze e promettendo “piena giustizia per quanto accaduto“, definendo la tragedia “non solo inumana e vergognosa, ma una ferita all’intera società”. Il Congresso ha a sua volta annunciato un “Odisha Bandh” (uno sciopero generale nello stato) per oggi, giovedì 17 luglio.
Al momento, il governo dell’Odisha non ha ancora fornito una risposta dettagliata alle accuse o annunciato azioni concrete sul caso. Il ministro della Legge dell’Odisha, Prithviraj Harichandan, ha invece accusato l’opposizione di voler politicizzare la questione. La ricerca di giustizia per la giovane studentessa continua a infiammare lo stato.
Anche in Italia il fenomeno di molestie universitarie è spesso stato taciuto, fino a quando, il report “La tua voce conta” sulla sicurezza nelle università, presentato lo scorso anno alla sala stampa della Camera dei deputati dall’Unione degli Universitari ha fornito – per quanto possibile – una dimensione del fenomeno. In meno di un mese dal lancio dell’indagine nazionale, l’Udu ha comunicato di aver ricevuto oltre 1500 risposte e 300 esperienze raccontate.
Oltre il 20% dei rispondenti non ritiene le università italiane dei luoghi sicuri, il 34,5% ha sentito parlare infatti di casi di molestia o violenza negli spazi universitari. Per il 48% dei rispondenti, i docenti sono indicati come i soggetti più pericolosi all’interno degli spazi accademici.