OhChat, cos’è la piattaforma che usa avatar creati con l’Ai per “contenuti piccanti”
Nel 2025, la linea tra reale e artificiale non è più sfumata: è stata oltrepassata. Con l’arrivo di OhChat – una piattaforma che unisce l’estetica e la natura di OnlyFans alla potenza degli avatar Ai – ci troviamo di fronte a un nuovo paradigma culturale. Qui, celebrità viventi vengono replicate digitalmente, dando vita a versioni virtuali capaci di interagire, rispondere e persino intrattenere conversazioni molto intime con gli utenti.
Nata otto mesi fa, OhChat utilizza sosia digitali realistici di personaggi pubblici che danno sfogo alle “fantasie piccanti” degli utenti. Sino ad oggi, pare che la piattaforma abbia attirato già 200.000 iscritti, la maggior parte dei quali residenti negli Stati Uniti.
Ma cosa significa tutto questo per la nostra società?
OhChat e gli avatar sessuali
Il Ceo di OhChat, Nic Young, ha descritto alla Cnn la piattaforma come “il frutto dell’unione di OnlyFans e OpenAi“. Una volta attivati, gli avatar funzionano in modo autonomo, offrendo “infiniti contenuti personalizzati” agli abbonati. Il modello di abbonamento è diviso su diversi livelli e consente agli utenti di pagare da 4,99 dollari al mese per messaggi di testo illimitati su richiesta a 9,99 dollari per un accesso limitato a note vocali e immagini, fino 29,99 dollari per interazioni illimitate.
Dal lancio di OhChat nell’ottobre 2024, l’azienda ha ingaggiato 20 creatori, tra cui l’attrice di Baywatch Carmen Electra. Alcuni di loro guadagnano già migliaia di dollari al mese in modo passivo.
Come funziona OhChat?
Per costruire un avatar digitale, OhChat si avvale di 30 immagini che i creator devono inviare alla piattaforma, più una nota vocale di 30 minuti con un bot. La piattaforma può quindi generare la replica digitale della persona reale “entro poche ore” utilizzando il modello linguistico di Meta. Ogni creatore firma un accordo che definisce le regole comportamentali precise per il proprio gemello digitale, incluso il livello di contenuti sessuali consentiti. Gli avatar possono anche essere revocati o eliminati in qualsiasi momento.
Implicazioni etiche di avatar Ai
La notizia, però, ha alimentato il dibattito in merito a chi debba detenere il controllo su una “persona digitale”? E cosa accade quando l’avatar inizia a vivere una vita propria, scollegata dalla volontà dell’individuo reale?
Sandra Wachter, docente di tecnologia e regolamentazione presso l’Università di Oxford, si è chiesta se sia “socialmente vantaggioso incentivare e monetizzare l’interazione uomo-computer, legata a un discorso emotivo”. L’anno scorso, una causa che ha coinvolto Character.Ai ha attirato l’attenzione globale dopo che la madre di un adolescente ha affermato che suo figlio si è suicidato in seguito a una relazione con il chatbot della piattaforma. Altrove, gli utenti dei social media sono diventati virali descrivendo i “fidanzati” di ChatGpt e i legami affettivi con queste entità digitali progettate per imitare l’affetto umano.
Un recente studio accademico dell’Università di Scienze Sociali di Singapore insieme all’Università di Cambridge ha persino ipotizzato scenari in cui gli avatar Ai potrebbero ottenere una sorta di “personalità giuridica”, con diritti e responsabilità proprie. In un mondo in cui l’intrattenimento si fonde con la simulazione, il rischio è che l’autenticità venga sacrificata sull’altare dell’interazione continua. Il testo contempla uno scenario futuro distopico in cui le Ai super intelligenti governano il metaverso, sottolineando la necessità urgente di quadri di governance e considerazioni etiche per garantire lo sviluppo responsabile di queste tecnologie.
Dal punto di vista sociologico, ci troviamo davanti a una nuova forma di “intimità sintetica”: relazioni parasociali alimentate da algoritmi, dove l’illusione di reciprocità diventa merce. L’utente non dialoga più con un essere umano, ma con una proiezione addestrata a fornire piacere, rassicurazione, legami emotivi. E se oggi sono le celebrità a essere replicate, domani potrebbe toccare a chiunque.