Morta neonata di un mese, indagate due donne per mutilazioni genitali: è protesta
- 12 Agosto 2025
- Mondo
Una neonata di un mese è morta in Gambia. Si presume che il decesso sia associato a pratiche di Mutilazione Genitale Femminile (Mgf), una procedura che consiste nella rimozione parziale o totale degli organi genitali femminili esterni. A darne notizia è la polizia nazionale del Paese che in una nota scrive: “La polizia di Wellingara sta indagando sulla morte di una bambina di un mese. Si sospetta possa essere collegata a mutilazione genitali femminili. La polizia del Gambia riafferma il proprio impegno a salvaguardare il benessere di tutte le persone vulnerabili e invita i cittadini a segnalare eventuali pratiche dannose al commissariato più vicino”.
Il caso ha riacceso il dibattito su quella che viene definita a livello internazionale come una “pratica di violenza di genere” perpetrata ai danni di bambine e giovani donne, una violazione dei diritti umani.
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Il caso
Dalla prima ricostruzione dei fatti, pare che la neonata sia stata sottoposta a mutilazione genitale. In seguito, avrebbe sviluppato una grave emorragia. Trasportata d’urgenza al Bundung Maternal and Child Health Hospital, è stata dichiarata deceduta all’arrivo. “Due donne presumibilmente coinvolte nel caso sono sotto custodia mentre le indagini continuano – scrive la polizia -. Il corpo è stato spostato all’obitorio del Royal Victoria Teaching Hospital per ulteriori esami”.
“Proteggere le nostre ragazze è una responsabilità condivisa – scrive in una nota la Women in Liberation and Leadership, una organizzazione non governativa che si occupa di tutelare i diritti delle donne in tutto il mondo -. Ci complimentiamo per la risposta rapida e professionale degli operatori sanitari e delle forze di polizia del Gambia nell’affrontare il recente caso di mutilazione genitale femminile. Questa azione decisiva dimostra l’importanza della vigilanza, della formazione e dell’impegno nella salvaguardia dei diritti delle ragazze. Chiediamo che le indagini continuino senza interferenze e che la legge venga applicata in pieno laddove si dimostri la colpa. Queste pratiche non sono cultura, ma violazione dei diritti che deve finire per il benessere di tutte le ragazze del Gambia”.
Mutilazioni genitali femminili: “Una violazione dei diritti umani”
Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica dannosa che colpisce oggi più di 230 milioni di ragazze e donne. Si stima che altri 27 milioni di ragazze potrebbero subire questa violazione dei loro diritti e della loro dignità entro il 2030.
Un programma congiunto che vede coinvolti il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) e quello per la popolazione (Unpa) lavora per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della Sanità. Dall’ultimo Rapporto annuale delle Nazioni Unite sul tema è emerso che dei 230 milioni di ragazze, l’oltre 144 milioni vivono in Africa, più di 80 milioni in Asia e circa 6 milioni in Medio Oriente. La pratica è riportata in 94 su 195 Paesi (48%) a livello globale. La percentuale di ragazze adolescenti (15-19 anni) che l’hanno subita è diminuita dal 47% nel 1993 al 33% nel 2023.
Nonostante i progressi, il ritmo di eliminazione dell’mutilazione genitale non è sufficientemente rapido per raggiungere l’obiettivo globale di eliminare completamente il fenomeno entro il 2030.
Il programma Unfpa-Unicef
Il programma congiunto Unfpa-Unicef opera in 18 paesi target (Burkina Faso, Gibuti, Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Indonesia, Kenya, Mali, Mauritania, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Uganda e Yemen).
Quattro Paesi (Burkina Faso, Etiopia, Kenya, Nigeria) hanno compiuto i progressi più significativi nella riduzione delle mutilazioni tra le ragazze di 15-19 anni negli ultimi 30 anni, sette paesi (Gibuti, Egitto, Eritrea, Guinea, Mauritania, Sudan, Yemen) risultati ridotti; in altri cinque paesi (Gambia, Guinea-Bissau, Mali, Senegal, Somalia) non hanno mostrato alcun progresso significativo. Per Indonesia e Uganda, i dati per determinare le tendenze erano limitati o non disponibili. Alcuni risultati che lasciano ben sperare sono:
- 1.749.492 ragazze e giovani donne hanno partecipato a programmi di cambiamento sociale e comportamentale, superando l’obiettivo del 2024 del 51%.
- 1.394.813 donne e ragazze hanno avviato conversazioni sull’eliminazione della pratica e/o promosso l’abbandono della pratica, superando l’obiettivo del 2024 dell’89%.
- 849.502 ragazzi e uomini hanno partecipato ad attività per promuovere la mascolinità positiva e norme di genere eque, quasi il doppio dell’obiettivo annuale.
- 149.598 leader religiosi e personaggi influenti della comunità sono stati coinvolti nel denunciare la pratica, quasi il triplo rispetto al 2023.
- I messaggi sui mass media relativi ai diritti delle donne e delle ragazze e all’uguaglianza di genere hanno raggiunto 80.986.364 individui, un aumento del 23% rispetto al 2023.
- 3.370.590 di persone hanno fatto dichiarazioni pubbliche, superando l’obiettivo del 95%.
- Sono stati stabiliti sistemi di sorveglianza a livello comunitario in 3.277 comunità, superando l’obiettivo del 43%.
- Questi sistemi hanno protetto 304.820 ragazze di età compresa tra 0 e 14 anni, superando l’obiettivo annuale del 55%.
Sono stati registrati 452 arresti legati alle mutilazioni, leggermente superiori al 2023 (442); 405 casi di mutilazioni sono stati portati in tribunale, superando l’obiettivo del 30%. Le condanne sono risultate da 229 casi. In 11 dei 18 paesi (61%) dispongono di un piano di preparazione alle emergenze, risposta e riduzione del rischio di disastri con budget che integra la prevenzione e la cura delle mutilazioni.