Cosa c’entra l’inclusione con l’incidente aereo di Washington? Trump contro i piani DEI
- 31/01/2025
- Mondo
L’ha detto e l’ha fatto. Trump sta smantellando i programmi governativi su inclusione e diversità. E non perde occasione per picconarli, arrivando a sostenere che l’incidente aereo di Washington di mercoledì scorso sia “colpa delle politiche dell’inclusione”, che avrebbero portato persone non adeguate nelle Torri di controllo dove invece, afferma, servono persone di intelligenza superiore.
Le politiche dell’inclusione, dunque, avrebbero le conseguenze più inaspettate, come proprio lo schianto di due giorni fa tra un aereo dell’American Airlines in fase di atterraggio all’aeroporto Ronald Reagan e un elicottero militare impegnato in un’esercitazione di routine, in seguito al quale i due velivoli si sono inabissati nel fiume Potomac portando con sé le 67 persone che erano a bordo.
La tragedia di Washington “colpa dell’inclusione”
Non ci sono sopravvissuti, il presidente lo ha confermato. E, anche se le dinamiche sono da chiarire – sembra che la tragedia sia stata causata da un errore dell’elicottero militare, mentre secondo il New York Times il personale della Torre di Controllo era sottodimensionato – Trump ha dato la colpa ai programmi DEI e a chi li ha voluti, ovvero a Barack Obama e a Joe Biden, che in questo modo avrebbero portato nella Federal Aviation Administration (Faa) persone ‘scarse’.
“La Faa sta attivamente assumendo lavoratori che soffrono di gravi disabilità intellettuali, problemi psichiatrici e altre condizioni mentali e fisiche nell’ambito di una iniziativa di assunzioni per la diversità e l’inclusione definita dal sito web dell’agenzia”, ha detto Trump parlando con i giornalisti.
Il tycoon ha ulteriormente chiarito che il programma consentiva di assumere persone con problemi di vista e di udito, paralisi, epilessia e nanismo mentre, secondo lui, i controllori aerei dovrebbero essere “geni con talento naturale. Non possono esserci persone ordinarie in questo ruolo”.
Lo smantellamento dei programmi DEI
Lui, comunque, queste politiche aveva già deciso di demolirle pezzo per pezzo. Il giorno prima della tragedia aveva infatti emesso un ordine esecutivo in cui ordinava lo smantellamento del settore DEI (Diversity, Equity and Inclusion) in quanto “pericoloso, avvilente e immorale” oltre che centro di discriminazione (verso i maschi bianchi).
Trump non ha fatto mai mistero di non apprezzare i programmi DEI, presi di mira già durante il suo primo mandato e ristabiliti da Biden. Coerentemente, una delle prime iniziative della sua nuova guida è stata proprio quella di occuparsi del tema, con l’obiettivo di fermare la “follia transgender” e quella che considera una discriminazione al contrario.
Il tycoon ha iniziato il 21 gennaio con una serie di ordini esecutivi. Innanzitutto, ha revocato le misure per tutelare le persone trans sul lavoro e deciso che il governo Usa riconosce l’esistenza di soli due generi, maschile e femminile, indipendentemente da come si identifichino le persone. Poi, tra le altre cose, ha stabilito che non possono essere utilizzati soldi pubblici per finanziare i percorsi di transizione, cosa peraltro finora prevista solo in alcuni Stati tranne il Medicaid.
Ancora, l’agenzia governativa che si occupa di risorse umane (Opm, US Office of Personnel Management) mercoledì 22 gennaio ha ordinato la messa in congedo – retribuito e con effetto immediato (dal 23 gennaio) – dei funzionari che si occupano dei programmi in questione in tutti gli uffici e le agenzie governative, e la chiusura di ogni iniziativa su cui stavano lavorando.
L’Opm ha anche ordinato la chiusura di tutti i media (profili social, siti ecc) relativi a uffici o programmi governativi DEI e chiesto ai funzionari messi in congedo di segnalare “qualsiasi tentativo” di farli proseguire in maniera “nascosta”, oltre a disporre l’annullamento di tutti i corsi di formazione previsti e alla rescissione di tutti i contratti con i soggetti esterni coinvolti nelle iniziative. Non solo, ma Trump ha minacciato “conseguenze negative” per chi porti avanti queste iniziative o per chi non denunci chi lo fa entro 10 giorni da quando lo è venuto a sapere.
Se questa è la situazione nel pubblico, il privato non si salva. Nei suoi ordini esecutivi il presidente ha chiesto alla Procura generale degli Stati Uniti di stilare entro quattro mesi un documento con delle raccomandazioni per arrivare a eliminare i programmi DEI anche nel privato.
Il dipartimento di giustizia dal canto suo dovrà elaborare un piano per “dissuadere il settore privato” dal portare avanti iniziative nell’ambito DEI.
Infine, “come parte di questo piano, ogni agenzia dovrà identificare fino a nove potenziali indagini su società quotate in borsa, grandi società o associazioni senza scopo di lucro, fondazioni con attività pari o superiore a 500 milioni di dollari, associazioni mediche e forensi statali e locali e istituti di istruzione superiore con dotazione oltre il miliardo di dollari”.
Se suona minaccioso, va detto comunque che molte grosse aziende si sono adeguate spontaneamente, e ancor prima che Trump prendesse possesso dello Studio Ovale, al nuovo clima. Tra queste, Meta, McDonald’s e Walmart. Resiste Apple.
Cosa sono i programmi DEI
DEI è l’acronimo di Diversity, Equity & Inclusion, ovvero le tre direttrici seguendo le quali si punta a creare ambienti di lavoro e società più giuste e rappresentative. Se è sicuramente una questione etica, ci sono anche ragioni più pratiche per promuovere programmi e iniziative in tal senso: diversi studi confermano che aziende, istituzioni e organizzazioni che investono nel DEI ottengono maggiore innovazione, produttività e benessere.
Le tre dimensioni del DEI
- Diversity (Diversità) – significa riconoscere e valorizzare le differenze tra le persone, che si tratti di genere, etnia, orientamento sessuale, disabilità, età, convinzioni religiose, cultura o background socio-economico. Una società e un’impresa più diverse sono più ricche e competitive.
- Equity (Equità) – vuol dire garantire che tutti abbiano le stesse opportunità di accesso, crescita e successo, superando barriere strutturali e pregiudizi. Equità non significa trattare tutti allo stesso modo, ma che tutti possano esprimere il proprio potenziale.
- Inclusion (Inclusione) – fa riferimento ad ambienti in cui ogni persona si sente accolta, rispettata e valorizzata. Un’azienda può essere diversificata, ma se le persone non si sentono ascoltate o rappresentate, la diversità rimane solo un numero e non una risorsa reale.
Ma anche se l’etica e le ricerche sul campo dicono che la diversità è un vantaggio da valorizzare, certamente non è questa la visione di società che Trump ha in mente e che sta attivamente realizzando a suon di leggi e pressioni fin dai primi momenti del suo secondo mandato.