Giappone, numero nascite sotto le 700mila per la prima volta
- 5 Giugno 2025
- Mondo
In Giappone, il suono delle risate dei bambini si fa sempre più raro. Il Paese del Sol Levante, noto per la sua disciplina e innovazione, si trova ad affrontare una sfida che né la tecnologia né l’economia hanno saputo arginare: il drastico calo delle nascite.
Il 2024 ha segnato un record negativo, con il numero di nuovi nati che è sceso sotto la soglia delle 700mila per la prima volta in oltre un secolo.
Il declino della natalità
Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute, nel 2024 sono venuti alla luce solo 686.061 bambini, con un calo del 5,7% rispetto all’anno precedente. Il tasso di fertilità, indicatore chiave per la crescita demografica, è sceso a 1,15 figli per donna, ben al di sotto del 2,1 necessario per mantenere la popolazione stabile. Nel frattempo, il numero di decessi ha raggiunto 1,6 milioni, evidenziando uno squilibrio preoccupante.
Nonostante il numero di matrimoni abbia registrato un lieve aumento nel 2024, raggiungendo le 485.063 unità, le famiglie giapponesi continuano a restringersi. I giovani rimandano le nozze e, di conseguenza, la formazione di nuove famiglie, una tendenza che affonda le radici negli anni ‘70 e che sembra difficile da invertire.
Quali sono le cause della crisi?
Gli esperti indicano diversi fattori alla base del fenomeno, non così distanti da quelli italiani e che, infatti, pesano sulle culture occidentalizzate che vivono questa regressione da diversi anni. Tra i più rilevanti:
- Instabilità economica e lavorativa, che scoraggia la progettazione di una famiglia.
- Cultura aziendale rigida, che rende difficile la conciliazione tra maternità e carriera.
- Costo della vita in aumento, che grava sulle coppie giovani.
- Mentalità dei giovani, con sempre più persone che non vedono il matrimonio come una priorità.
Un sondaggio del 2023 condotto dalla Nippon Foundation ha evidenziato come solo il 16,5% dei giovani giapponesi tra i 17 e i 19 anni creda che si sposerà, nonostante un desiderio diffuso di costruire una famiglia.
Le soluzioni del governo: abbastanza per invertire la rotta?
Il primo ministro Shigeru Ishiba ha definito la situazione “un’emergenza silenziosa” e ha annunciato nuove misure per incentivare la natalità.
Sostegno economico alle famiglie.
Il governo ha introdotto misure per alleviare la pressione finanziaria sui genitori, garantendo aiuti economici mirati. Le principali:
- Assegno per l’infanzia ampliato. L’importo annuale è stato aumentato e ora copre anche gli studenti delle scuole superiori.
- Agevolazioni fiscali. Sono stati introdotti incentivi fiscali per le famiglie con figli, riducendo il peso del costo della vita.
Congedo parentale retribuito
Per incoraggiare le coppie ad avere figli senza timori economici, il governo ha migliorato il sistema di congedo parentale:
- 100% dello stipendio netto garantito per entrambi i genitori che prendono il congedo contemporaneamente.
- Nuovi incentivi per le aziende che supportano i dipendenti durante il periodo di congedo, riducendo l’impatto sulle carriere professionali.
Accesso agevolato all’istruzione
L’educazione è stata al centro delle riforme per favorire la natalità:
- Eliminazione delle restrizioni di reddito per l’accesso agli aiuti scolastici, permettendo a più famiglie di beneficiare di istruzione gratuita.
- Aumento degli aiuti per le scuole superiori e introduzione di nuove borse di studio per gli studenti.
Iniziative per rendere la genitorialità più sostenibile
Il governo sta lavorando per rendere il processo di genitorialità più accessibile attraverso:
- Miglioramenti nelle politiche lavorative, con maggiore flessibilità negli orari e agevolazioni per i genitori lavoratori.
- Sostegno alla creazione di servizi per l’infanzia, inclusi asili più accessibili e finanziamenti per strutture educative.
Se le tendenze attuali continueranno, il Giappone potrebbe vedere la sua popolazione scendere da 124 milioni a 87 milioni entro il 2070, con il 40% degli abitanti sopra i 65 anni. Le implicazioni economiche e sociali sono enormi: un mercato del lavoro ridotto, una minore forza militare e una società sempre più anziana. Riuscirà il Paese a invertire la rotta prima che sia troppo tardi?