Germania, una paghetta da 10 euro fino ai 18 anni: così cambiano le pensioni
- 1 Settembre 2025
- Mondo
In Germania si discute da mesi di un’idea che, fino a poco tempo fa, sarebbe sembrata quasi provocatoria: dare ai bambini una paghetta mensile non per comprare figurine o videogiochi, ma per garantirsi la pensione futura. Dal 2026 lo Stato tedesco intende infatti versare 10 euro al mese a ciascun minore dai 6 ai 18 anni in un fondo vincolato che resterà intoccabile fino all’età pensionabile. L’iniziativa, battezzata Frühstart-Rente (“pensione a inizio anticipato”), è il cuore della strategia con cui il cancelliere Friedrich Merz vuole rispondere a una domanda che agita governi e famiglie: chi pagherà le pensioni in un Paese che invecchia più velocemente di quanto riesca a ringiovanire?
La misura ha il sapore della sperimentazione radicale in un Paese che, per tradizione, ha sempre custodito i risparmi nei libretti bancari piuttosto che investirli nei mercati finanziari. Ma è anche una cartina di tornasole delle difficoltà di un sistema previdenziale che oggi costa 402,8 miliardi di euro all’anno e che, senza correttivi, rischia di diventare insostenibile.
Una pensione che arriva sempre più tardi
Il quadro di partenza è chiaro: in Germania si lavora più a lungo e si va in pensione più tardi. Nel 2000 l’età media di uscita dal lavoro era di 62,3 anni, nel 2023 è salita a 64,7. La legge già prevede un ulteriore slittamento a 67 anni entro il 2031, ma i partiti discutono ciclicamente di un’ipotesi ancora più estrema: portare l’asticella a 70 anni. L’accordo di coalizione oggi in vigore tra conservatori e socialdemocratici lo esclude formalmente, ma la partita non è chiusa: nel 2026 una commissione dovrà avanzare proposte di riforma per garantire la sostenibilità del sistema sul lungo periodo.
La dinamica demografica spiega la pressione crescente: se nel 1990 cinque lavoratori contribuivano per ogni pensionato, oggi il rapporto è sceso a tre e nel 2035 arriverà a due. Allo stesso tempo, la durata della contribuzione media è diminuita (da 45 anni nel 1960 a 40 nel 2020, e 38 stimati per il 2040), mentre gli anni trascorsi in pensione sono raddoppiati. Risultato: un anno di pensione nel 1960 corrispondeva a 4,5 anni di lavoro, nel 2040 il rapporto sarà di 1 a 1,7.
A tutto questo si aggiunge l’impatto dei baby boomer: secondo l’Istituto economico di Colonia, entro il 2033 circa 19,5 milioni di tedeschi nati tra il dopoguerra e il 1964 lasceranno il mercato del lavoro, mentre la generazione Z porterà in dote solo 12,5 milioni di nuovi ingressi. Questo squilibrio, se non corretto, significa che nel 2040 ogni 100 lavoratori dovranno sostenere 41 pensionati, undici in più rispetto a oggi.
Come funziona la “paghetta previdenziale”
La risposta proposta da Merz e dai consiglieri economici del governo si chiama Frühstart-Rente. Dal 1° gennaio 2026, tutti i bambini residenti in Germania riceveranno 10 euro al mese fino al compimento dei 18 anni. I genitori gestiranno il fondo fino alla maggiore età, ma il capitale resterà vincolato fino al raggiungimento dell’età pensionabile. Solo a quel punto, quando l’interessato avrà diritto alla pensione ordinaria, potrà sbloccarlo.
L’obiettivo è da un lato ridurre la pressione sulle casse pubbliche e dall’altro abituare i giovani alla logica dell’investimento a lungo termine. Secondo le stime della piattaforma Trade Republic, ipotizzando un rendimento annuo medio del 7%, il capitale accumulato in 12 anni di “paghetta” potrebbe raggiungere i 65mila euro entro l’età pensionabile. Senza altri contributi, tuttavia, la cifra rischia di restare insufficiente, soprattutto se i mercati dovessero attraversare fasi di stagnazione o se l’inflazione erodesse il potere d’acquisto.
Non mancano i problemi pratici: chi amministrerà i fondi? Quali classi di rischio saranno ammesse? Quale sarà l’importo massimo annuale che le famiglie potranno aggiungere privatamente? Il costo stimato per lo Stato si aggira attorno a 1 miliardo di euro l’anno, un impegno non banale in un bilancio federale che deve già coprire difesa, transizione ecologica e infrastrutture e che, secondo le proiezioni, presenterà un buco di 172 miliardi di euro tra il 2027 e il 2029.
Chi ci guadagna e chi perde
Il progetto divide profondamente. Da un lato ci sono le casse di risparmio tedesche, le Sparkassen, che sostengono la misura come un passo nella giusta direzione: i giovani verrebbero avvicinati al mercato dei capitali e sensibilizzati alla previdenza privata. Anche parte degli economisti guarda con favore alla proposta.
Dall’altro lato si schierano i sindacati, soprattutto quelli dei metalmeccanici, che bollano la misura come “lontana dalla realtà e pericolosa”. I sindacati contestano soprattutto due aspetti: lo Stato spingerebbe i cittadini verso mercati finanziari che in Germania non godono di grande fiducia, e al tempo stesso distoglierebbe risorse che potrebbero invece essere impiegate per ridurre direttamente il deficit del sistema pensionistico.
Il dibattito si inserisce in una Germania che risparmia molto ma investe poco. Su 9.000 miliardi di ricchezza delle famiglie, il 37% resta parcheggiato su conti a basso rendimento. Solo il 17% dei tedeschi possiede azioni, fondi o Etf, contro il 39% degli inglesi e il 62% degli americani.