Come la demografia incide sui cambiamenti climatici
- 06/07/2023
- Mondo
Il rapporto “Demography and climate change – EU in the global context” presentato dal Joint Research Centre della Commissione europea spiega la relazione tra crescita demografica e inquinamento ambientale
L’inquinamento ambientale è in larga parte provocato dall’essere umano, ma la relazione tra demografia e climate change è meno scontata di quanto possa sembrare.
Come riporta il “Demography and climate change- EU in the global context” presentato a giugno dal JRC della Commissione europea, “La crescita demografica rimane una delle cause principali della produzione di emissioni”, ma “allo stesso tempo vi è un disallineamento tra i tassi di crescita della popolazione e i livelli di emissioni di gas serra nei diversi Paesi”.
Le zone del mondo che producono più emissioni – Usa, Cina, Ue – sono anche le regioni in cui la crescita della popolazione si è ormai fermata o è rallentata. D’altra parte, le regioni che registrano e hanno registrato le emissioni più basse sono quelle che registrano la maggiore crescita demografica. In molti casi si tratta di zone in via di sviluppo, India e Paesi africani su tutti, che in futuro aumenteranno le emissioni inquinanti.
I numeri della crescita demografica
Quattro degli otto Paesi che rappresenteranno più della metà della crescita demografica fino al 2050 sono africani. Tra questi la Nigeria, che dal 2058 potrebbe contare più abitanti dell’intera Ue, come riporta l’Ispi. Secondo le proiezioni dell’Istituto, nel 2100, il Vecchio Continente conterà poco più di 349 milioni di abitanti, mentre la Nigeria ne registrerà quasi 546 milioni. Da segnalare che da oltre un decennio in tutti i 27 Paesi membri dell’Ue, il numero di decessi ha superato quello delle nascite.
Stando alle stime delle Nazioni Unite, nel corso del 2023 l’India è diventato il Paese più popoloso con 1 miliardo e 428,6 milioni di abitanti, superando la quota di 1 miliardo e 425,7 milioni della Cina.
Ancora secondo le Nu, già sul finire del 2022 la popolazione mondiale ha raggiunto la cifra record di 8 miliardi di persone. Una crescita straordinaria se si pensa che nel 1952 gli abitanti della terra erano 2,5 miliardi.
I diversi profili di inquinamento
Il rapporto elaborato dal Jrc evidenzia che il legame tra crescita demografica e cambiamento climatico è complesso e dipende da una serie di fattori, tra cui il livello di reddito, i modelli di consumo, e l’età degli individui.
In particolare, il livello di reddito influisce sull’inquinamento principalmente attraverso il consumo energetico e il consumo di beni e servizi. I Paesi ad alto reddito consumano più energia per trasporti, riscaldamento e raffreddamento, e gran parte di questa energia proviene da fonti fossili, aumentando così le emissioni di gas serra legate ai combustibili fossili. Inoltre, i Paesi ad alto reddito consumano una maggiore quantità di beni e servizi.
Il “Demography and climate change – EU in the global context” spiega come i modelli di consumo incidano sull’inquinamento ambientale per diversi fattori:
- Alimentazione: una dieta ricca di carne e prodotti animali richiede una maggiore produzione di bestiame e l’uso intensivo di risorse come il terreno, l’acqua e il cibo per l’allevamento. L’allevamento intensivo di bestiame è una delle principali fonti di emissioni di gas serra, in particolare di metano;
- Trasporti: i modelli di consumo legati ai trasporti, come l’uso intensivo dell’automobile o il mancato utilizzo del trasporto pubblico, contribuiscono alle emissioni di gas serra legate al settore dei trasporti. Scelte come l’acquisto di veicoli più efficienti dal punto di vista energetico o l’uso di mezzi di trasporto a basse emissioni possono ridurre l’impatto ambientale;
- Prodotti elettronici: la rapida obsolescenza dei prodotti elettronici, come smartphone e computer, porta a un aumento del consumo di risorse e genera rifiuti elettronici. La produzione e lo smaltimento di tali prodotti contribuiscono alle emissioni di gas serra e all’inquinamento ambientale;
- Rifiuti: un elevato livello di consumo può portare a una maggiore produzione di rifiuti, inclusi rifiuti plastici. Lo smaltimento inadeguato dei rifiuti può causare inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria, nonché l’emissione di gas serra come il metano proveniente dalla decomposizione dei rifiuti organici.
Sotto il profilo anagrafico, il rapporto evidenzia che “le persone anziane tendono ad emettere di più, poiché spesso vivono in famiglie più piccole e il loro consumo è concentrato su bisogni ad alta intensità di carbonio come il riscaldamento o l’elettricità delle case”. A questo va aggiunta la “scarsa propensione delle persone più anziane a credere che il cambiamento climatico sia un problema molto serio”.
Questo fattore di tipo culturale rende gli anziani meno disposti a cambiare i propri comportamenti di consumo. Si tratta di un aspetto rilevante soprattutto per l’Italia e l’Ue, dove l’età media continua ad aumentare. “Gli scienziati stimano che entro il 2060 il 39% delle emissioni totali sarà prodotto da persone sopra i 65 anni”, chiosa il rapporto.
Le conclusioni del rapporto
La correlazione tra crescita demografica e aumento delle temperature è evidente. Al tempo stesso, considerarla una relazione lineare è una soluzione che il Joint Research Centre definisce “semplicistica”.
Serve guardare non solo il numero di abitanti globali, ma anche le abitudini di consumo e alle energie utilizzate. In quest’ottica il rapporto spiega che gli sforzi attuali non sono sufficienti: nonostante l’Accordo di Parigi e gli obiettivi stabiliti per limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, molti Paesi non stanno prendendo misure idonee a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Per questo, “è necessario attuare dei cambiamenti rapidi, e senza precedenti in tutti gli aspetti della società per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050″.
In definitiva, bisogna “affrontare il cambiamento climatico richiede un approccio olistico che consideri l’interconnessione tra demografia, economia, consumo sostenibile, tecnologia e politiche ambientali”.
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